Vivere la quaresima, oggi!

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Per descrivere meglio come è vissuta, oggi, la Quaresima nella nostra comunità, abbiamo coinvolto alcuni cittadini acesi chiedendo loro come vivono questo tempo.

Giovanna ha 27 anni, ha trascorso gli ultimi 3 anni a Bologna per conseguire la specializzazione post laurea. È rientrata con la speranza di trovare un lavoro, ma ha ritrovato un territorio con un tasso di disoccupazione tra i più alti del Paese. Vive la Quaresima con molta speranza ed attesa di tempi migliori, ma si sente disorientata da una società che non si preoccupa dei veri bisogni dei giovani: “Ci dicono che i giovani sono il futuro, ma noi siamo già il presente che vogliamo vivere e cambiare, ma ai giovani non si dà credito.

Antonio è un uomo di 48 anni,sposato, padre di due figli, da 3 mesi è disoccupato ed ha molte difficoltà a parlare di Quaresima, di fede. “Vivere la Quaresima significa avere il tempo per pensare anche alla Quaresima. Il mio pensiero è invece occupato da preoccupazioni laceranti per il mio futuro. Ho famiglia: due figli ancora adolescenti, una moglie casalinga, un mutuo da pagare, due genitori anziani che sopravvivono con una pensione da fame, nessuna prospettiva di lavoro, anche gli amici ora mi evitano perché hanno paura che chieda loro aiuto e forse non sono in grado di darmelo. Vorrei vivere la Quaresima e la Pasqua con tanta speranza, ma se non trovo lavoro come vivrà la mia famiglia?”.   Gaetano è un professionista affermato, ama la letteratura, l’arte, la buona cucina. È gioviale e ottimista, ritiene che la crisi ci spingerà ad una una selezione naturale: i più determinati e capaci troveranno nuove strade, le generazioni future saranno più forti e preparate a gestire la complessità dei problemi. Ma chi non ha possibilità economiche rilevanti, chi non può permettersi di studiare, i malati, le persone con disabilità, come faranno a competere senza la solidarietà e l’assistenza garantiti dallo Stato?

“Se non si troveranno nuove forme di economia, se non offriremo ai giovani nuove opportunità di lavoro, se lo sviluppo non ripartirà, mancheranno risorse per tutti e non ci sarà spazio nemmeno per la solidarietà” risponde Gaetano, che si definisce laico, non vive la Quaresima come esortazione ad un cambiamento, crede comunque nei valori religiosi ma non si professa praticante.

Maria è una giovane casalinga, sposata, mamma di una bambina. Dedica qualche ora la settimana ad attività di volontariato e pur non frequentando assiduamente la parrocchia sente la Quaresima come un impegno al servizio verso il prossimo dove Dio si fa conoscere e riconoscere. “Vivo il volontariato come impegno civico perché credo che le Istituzioni non possono affrontare tutto e forse è meglio così. Le sacche di disagio, di povertà, di solitudine, di malattia e disperazione presenti nel nostro territorio, ci spingono a toccare con mano la sofferenza, a volte l’ingiustizia. Quando prendo coscienza di queste terribili realtà mi sento chiamata a dare il mio contributo. Non sono ricca, affatto, ma dispongo a sufficienza per vivere. Se rinuncio a qualcosa mi priverò di qualcosa di inutile ma che può essere indispensabile per un altro. Anche se non avessi nulla da offrire posso sempre dedicare il mio tempo, posso usare le mie braccia per sollevare chi soffre, le mie gambe per accampagnare chi è solo, i miei occhi per guardare l’altro, le mie orecchie per ascoltare chi è preoccupato, la mia voce per consolare chi è nel dolore. Quando penso a Cristo crocifisso sulla croce, morto e risorto per noi poveri peccatori, in qualche modo mi consola il pensiero di sapere che, come il cireneo, anch’io ho aiutato Cristo a portare la croce, sostenendo le sofferenze del mio prossimo”. Alberto è un uomo anziano, vedovo, lucidissimo e vivace, ma è afflitto da diverse patologie che gli provocano difficoltà a camminare. Vive da solo in una vecchia casa popolare, i figli abitano fuori regione e non può permettersi una badante. Guarda con occhi pieni di lacrime, vinto dalla nostalgia dei tempi passati, quando era felice con la sua famiglia che amava più di ogni cosa. La casa ora è un museo di ricordi: dappertutto foto di famiglia che ritraggono momenti di serenità. Dopo la morte della moglie non ha voluto cancellare la nostalgia del ricordo regalando i suoi vestiti e le suppellettili, ma ha lasciato tutto al suo posto, come se la moglie si fosse allontanata per qualche tempo per poi ritornare. “Preferisco mantenere vivo il ricordo di lei, anche se questo mi procura un profondo dolore perché è come se non accettassi la sua scomparsa. Tra il dolore della solitudine e quello della nostalgia preferisco quest’ultimo, mi tiene compagnia. Mi ricordo i tempi passati, la mia gioventù, ogni festa era davvero un periodo di festa! Poveri come eravamo bastava poco per essere felici e la nostra fede, pur ancorata alla tradizione più che alla vocazione, era semplice , affidavamo le nostre gioie, le nostre povertà al Signore”. È facile incontrare, per le via principale della città, un ragazzo,ancora,  alto, robusto: un bell’uomo, un tempo. Barcolla, con il volto emaciato dal sole e dal freddo, stordito dall’alcool, confuso tra la folla intenta a guardare le vetrine od a portare le borse della spesa. Sembra un relitto che galleggia a fatica tra le onde. Nessuno lo vede (…un samaritano lo “vide” e si fermò…), sembra invisibile, la gente passa oltre, indifferente. Ormai ci siamo abituati a vivere con i disperati: li ignoriamo! La Quaresima ci esorta ad incontrare il nostro prossimo in difficoltà; ciascuno darà del suo, come Maria, la casalinga che ci ha lasciato la sua testimonianza ed una speranza per il futuro: se ci facciamo carico del nostro prossimo, se coltiviamo la carità, si apriranno per tutti orizzonti di giustizia e di pace. Ad ognuno il compito di essere speranza!

Orazio Maltese

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