Festa dei fiori – 4 / L’Opera dei pupi, uno spettacolo che affascina sempre

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Opera pupi

Domenica 4 maggio si è concluso il Carnevale infiorato con conseguente premiazione finale. Una manifestazione che ha visto coinvolta la città di Aci e Galatea per tre giorni consecutivi: ricchi ed intensi.
>Le strade del centro storico e piazza Duomo completamente pavesate di composizioni floreali, che smorzano l’alterità e la serietà di quegli edifici e chiese barocche, alle quali gli acesi sono tanto legati e di cui vanno orgogliosi. Opera pupi

Ma, quando tutto il marasma di gente affollava “u’ chianu”, piazza Duomo per intenderci,  in trepidante attesa della proclamazione dei carri vincitori, nel frattempo nella vicina piazza Alfio Grassi si esibiva lo spettacolo dell’Opera dei pupi. Infatti, andava in scena l’ultima rappresentazione pupara di questi tre giorni di festa. Arte di cui Acireale vanta una storia e tradizione gloriose: il suo figlio Emanuele Macrì la portò ai più alti fastigi.
E sulla scia del grande puparo le azioni teatrali successive si sono ispirate fino ad oggi. Prova inequivocabile di uno stile ancora moderno ed incisivo. Se il teatro delle marionette è ancora vivo e ricco lo dobbiamo a lui.Opera dei pupi in piazza Grassi

L’Opera dei pupi, uno spettacolo che continua ad affascinare

Ma andiamo allo spettacolo: la fine di Orlando a Roncisvalle approntata dalla compagnia Ariosto Calabretta. La trama è presto detta. La battaglia tratta dalla “Chanson de Roland”, in cui Orlando, tradito dal conte Gano di Magonza descritto come velenoso quanto un serpente e astuto come una volpe, è vittima insieme ai suoi compagni di un’imboscata tesa loro dagli “infedeli”, ossia i mori musulmani.
>L’orgoglio uccide il cavaliere senza macchia e senza paura: piuttosto che chiamare i rinforzi, prende a suonare l’olifante fino a morire, e non arrendersi al nemico.

Ritornando al più ampio contesto della festa dei fiori, la possiamo considerare un’appendice del Carnevale. E, a pensarci bene, è strano che una città nota per la sua religiosità festeggi il carnevale due volte l’anno, anzi tre considerato quello estivo. Come se grazia e peccato fossero indissolubilmente legati: più forte è l’uno, maggiore è il desiderio dell’altra. Ed è proprio questa contraddizione a fare da motore allo spirito acese, vivificando e rinnovando il suo amore per la conoscenza e il bello.

Giosuè Consoli