Nel cuore della Belle Époque, quando Palermo si vestiva di eleganza internazionale e Villa Igiea accoglieva una borghesia cosmopolita, le ceramiche dei Florio divennero segni tangibili di un gusto nuovo, raffinato, che univa prestigio, artigianato e innovazione stilistica. Non semplici oggetti d’uso, ma espressione di un immaginario estetico in cui le arti applicate si emancipavano dal rango di “arti minori”.
La famiglia Florio, protagonista dell’ascesa industriale e culturale siciliana, comprese il valore identitario della ceramica, associandola tanto agli ambienti domestici quanto agli allestimenti delle proprie navi, prime in Italia a compiere viaggi intercontinentali.
Le Flotte Riunite Florio, fondate da Vincenzo Florio nel 1840, resero Palermo un crocevia del Mediterraneo. La ceramica divenne così linguaggio e ponte tra Sicilia e mondo, tra arte e industria.
Ignazio Florio si rivelò mecenate illuminato, sostenendo opere e infrastrutture che trasformarono Palermo in capitale culturale del jet set internazionale. Tra i frequentatori della città vi erano Oscar Wilde, Gabriele D’Annunzio, l’imperatore Guglielmo II.
La gastronomia siciliana deve ai Florio lo sviluppo dell’industria del Marsala e del tonno, mentre Donna Franca Florio assurge a icona di stile e raffinatezza dell’epoca.

La ceramica Florio simbolo di una bellezza operosa
Lo stile Liberty, declinazione italiana dell’Art Nouveau, trova nelle ceramiche Florio una sintesi mediterranea ed elegante, spesso influenzata da artisti come Ernesto Basile.
Celebri i suoi bozzetti del 1905 per la manifattura, come il cache-pot decorato a rilievo con gigli, oggi conservato presso il Dipartimento di Architettura dell’Università di Palermo (bozzetto su carta, con disegno a matita, 115×98 cm).
La produzione della Ceramica Florio, fondata nel 1884, spaziava da articoli per la tavola a complementi d’arredo, passando per arredi navali, decorazioni murarie, articoli da regalo e componenti architettoniche.
È proprio questa vitalità, questo continuo attraversamento di epoche e luoghi, a rendere le ceramiche dei Florio simbolo potente di una bellezza operosa, colta e senza tempo, capace ancora oggi di affascinare chi cerca, nell’arte, il riflesso di un’identità viva.
Le creazioni Florio vennero premiate in numerose esposizioni: nel 1900 alla VII Promotrice di Belle Arti di Palermo, nel 1902 all’Esposizione Agricola e nel 1908 all’Esposizione Campionaria Regionale Siciliana. Parallelamente, la manifattura investì nel design funzionale, con stoviglie pensate anche per l’uso giornaliero sulle navi e negli alberghi della famiglia, come Villa Igiea e il Grand Hotel et des Palmes. Inoltre fondò il quotidiano “L’Ora”, il cui primo numero uscì il 22 aprile 1900.
Richard-Ginori acquista la manifattura Florio
Nel 1940, la manifattura venne acquisita dalla Richard-Ginori in un’operazione di strategia commerciale, che portò alla chiusura dello stabilimento. La successiva trasformazione in magazzino militare e il saccheggio durante l’occupazione alleata – noto come “Scasso della Ceramica” – ne decretarono la fine fisica, ma non simbolica.
Oggi, le ceramiche dei Florio rivivono grazie a un rinnovato interesse museale e collezionistico. Anche a Palazzo Reale di Milano, nella mostra dedicata alla Belle Époque, sono esposti esempi di ceramiche, pezzi nati dall’exploit dell’Art Déco, intitolata: “Art Déco. Il trionfo della modernità”.
La mostra milanese ricorre nel Centenario (1925-2025) de l’Exposition internationale des arts décoratifs et industriels modernes di Parigi. Evento che segnò l’affermazione dello “Stile 1925” o Art Déco. (Visita culturale dei corsisti di Ancep – Associazione Nazionale Cerimonialisti Enti Pubblici. Milano,17/05/2025).

Ivi, si ritrovano, inclusi tra gli altri oggetti, anche centrotavola destinati a palazzi istituzionali romani come il Quirinale. In particolare, a proposito di Ginori, si ricorda il servizio detto “Ricevimenti e Balli”, che conta ancora oggi più di 9.000 pezzi. Tutti conservati nella Sala della Vasella c/o Palazzo del Quirinale – Roma).
Tra i partner della mostra, si ricorda il Museo Archivio Richard Ginori della manifattura di Doccia, che ha contribuito al progetto con 20 opere di Gio Ponti tra cui il celebre Centrotavola per il Ministero degli Esteri. Oggetto realizzato per ornare le tavole delle sedi diplomatiche in occasioni di grande rappresentanza istituzionale.
Ceramiche di lusso per tavole aristicratiche e istituzionali
Si propone dunque un percorso che unisce idealmente Palermo, Milano e Roma, ma anche Catania, legando patrimonio artistico e rappresentazione nazionale. Si parla, invero, di opere pensate per tavole aristocratiche e istituzionali, per testimoniare come queste creazioni partecipassero attivamente alla rappresentazione ufficiale dell’identità italiana.

Al fil rouge de l’Art Nouveau che collega il nord e sud d’Italia, si aggiunge anche Catania, con il progetto espositivo recente, “A Tavola con i Florio. Collezioni ceramiche 1900-1940” (maggio 2025). L’evento, svolto nei saloni nobiliari del MF Museum & Fashion di Catania, è stato allestito da Marella Ferrera con la collaborazione di Paolo Gagliardi.
Questa mostra ha restituito centralità a una produzione un tempo marginalizzata, grazie anche al lavoro di studiosi come Vincenzo Profetto e Antonino Lo Cascio, autori della monografia: “Ceramica Florio. Dalle origini al collezionismo”, (Nuova Ipsa Editore, 2022).
La ceramica Florio affascina ancora appassionati e collezionisti
La varietà decorativa e la complessità tecnica della produzione Florio è notevole. Si riscoprono difatti tecniche come la calcografia o la pittura a mano libera. Si cataloga poi tra le tecniche la decalcomania e l’aerografia. La potenza espressiva delle ceramiche firmate Florio emerge chiara, manifestando la superba magnificenza di questa esposizione.
In realtà, è stata offerta la ribalta a una selezione raffinata di manufatti, al fine di restituire visibilità a un’arte minore, che oggi si rivela luogo di sintesi tra estetica, funzione e racconto del territorio. Secondo gli autori Vincenzo Profetto e Antonino Lo Cascio: «La Ceramica Florio rappresenta oggi un linguaggio capace di comunicare un passato ancora da scoprire. E di affascinare intere generazioni di appassionati e collezionisti».
Qui, i vari pezzi sono presentati come testimoni di un tempo in cui la bellezza era valore civile e identitario. Le produzioni coprivano un ampio ventaglio di tipologie, dalle stoviglie comuni agli oggetti di rappresentanza, fino a materiali da costruzione decorativi per uso edilizio e nautico.
Il logo dell’ippocampo, scelto dalla famiglia per i propri prodotti, testimonia il legame con il mare e con l’ascesa economica legata alla navigazione. La produzione in serie della Ceramica Florio, pensata per la borghesia emergente anziché per l’aristocrazia, rappresenta un esempio precoce di democratizzazione del gusto.

La ceramica come simbolo di identità, memoria storica e rinascita
Nel dialogo corrente tra Palermo, Milano, Roma e Catania si compone oggi una nuova geografia culturale, in cui la ceramica si fa simbolo di identità, memoria e rinascita.
Il concetto di “museo in transito” si realizza pienamente. Le ceramiche viaggiano tra mostre, archivi e pubblicazioni, raccontando anche una Sicilia produttiva, colta e internazionale. Le ceramiche, fragili solo in apparenza, continuano a parlare al presente.
A consolidare questo dialogo culturale, reso persino coefficiente esperienziale finanche in ambito formativo, è stata l’attività laboratoriale svolta da una classe dell’Istituto “Savoia” di Catania, protagonista di una visita guidata alla mostra “A Tavola con i Florio…”.
Gli studenti, accompagnati in un percorso immersivo tra oggetti, storie e linguaggi della Belle Époque siciliana, hanno potuto esplorare le suggestioni dell’Art Nouveau attraverso le ceramiche esposte.
Non si è trattato di una semplice fruizione estetica, ma di un esercizio di consapevolezza critica. In esso i giovani hanno riconosciuto nel patrimonio decorativo della famiglia Florio un riflesso tangibile della capacità tutta italiana di coniugare arte, industria e territorio. Valori come sostenibilità, identità locale e creatività hanno trovato spazio nell’incontro tra memoria storica e sguardo contemporaneo.
A consolidare questo dialogo culturale, nonché coefficiente esperienziale – reso ancor più efficace grazie a espedienti formativi sul campo – è stato il dinamismo laboratoriale condotto da una classe dell’Istituto “Savoia” di Catania, coinvolto in una visita guidata alla mostra A Tavola con i Florio. Gli studenti, accompagnati lungo un percorso immersivo tra oggetti, storie e linguaggi della Belle Époque siciliana, hanno potuto avvicinarsi al mondo dell’Art Nouveau attraverso le ceramiche esposte, riscoprendo l’eleganza e la forza comunicativa di un’arte che seppe coniugare bellezza e funzione.
Non si è trattato solo di una fruizione estetica, ma di un vero esercizio di consapevolezza critica. Per l’evenienza, i giovani hanno riconosciuto, nel patrimonio decorativo della Manifattura Florio, il riflesso tangibile della capacità italiana di integrare arte, industria e territorio. Valori oggi centrali – come la sostenibilità, l’identità locale, la creatività progettuale – si sono così intrecciati con la memoria storica. E hanno dimostrato quanto la cultura materiale possa ancora offrire chiavi di lettura contingenti e sguardi contemporanei.
Uno sguardo verso il futuro
Nel centenario dell’Art Déco, mentre in Italia e in Europa si moltiplicano le celebrazioni dedicate a questo stile che ha segnato profondamente il gusto del primo Novecento, il progetto laboratoriale in pectore “Riabitare l’arte” (Trovato, L., Storia dell’Arte e Territorio del 02/06/2025, proposta di articolo scientifico per FrancoAngeli Editore) si fa portatore di una speranza. L’intento è di educare nuove generazioni a leggere il passato come risorsa, il patrimonio come linguaggio, la bellezza come strumento di cittadinanza.
Le ceramiche dei Florio, sopravvissute al tempo, alle mode e agli eventi, invitano ancora oggi a pensare un futuro in cui la cultura materiale non sia relegata al margine, ma diventi centro pulsante di una rinnovata pedagogia del bello.
Luisa Trovato
Riferimenti anche bibliografici essenziali:
Profetto V., Lo Cascio A. (2022), Ceramica Florio. Dalle origini al collezionismo, Nuova Ipsa Editore, Palermo.
Requirez M. (2007), Con gli occhi di Franca, Flaccovio Editore, Palermo.
Basile E. (1905), Disegni per la Ceramica Florio, Collezione Dipartimento Architettura, Università di Palermo.
Mostra Belle Époque. Stile e vita tra Otto e Novecento, Milano, Palazzo Reale, 2024.
Ferrera M., Gagliardi P. (mostra a cura di), A Tavola con i Florio. Collezioni ceramiche 1900-1940, MF Museum & Fashion, Catania.