Acireale / Originale evento formativo dell’Afa su “La penna e la toga”. Roberta Gallego: “Le mie esperienze trasposte nell’immaginario della narrazione”

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Espressione sorridente, immagine solare ed al tempo stesso tanto determinata e concreta da emanare sicurezza in chi le si relaziona. Ha salutato il pubblico presente all’incontro, sottolineando le bellezze della cittadina acese, le apprezzate particolarità culinarie e ha avviato, poi, il suo intervento, citando i personaggi della tragedia greca, nello specifico Antigone, eroina chiamata in causa, giacché si ribella all’editto di Creonte  di lasciare insepolto Polinice. Il punto di vista proposto, per la vicenda creata dalla mente di Sofocle, è la coerenza del re Creonte nei confronti del Diritto, che lo condurrà alla perdita del figlio e della moglie.

Roberta Gallego, magistrato della Procura di Belluno, scrittrice di libri gialli, è stata ad Acireale lo scorso venerdì sei ottobre, in occasione dell’incontro formativo, organizzato dall’ A.F.A. (Associazione Forense Acese), nella sala conferenze “Pinella Musmeci”, all’interno della Villa Belvedere. “La penna e la toga. Il Diritto nell’Officina letteraria” è stato l’argomento affrontato in un pomeriggio ricco di spunti ed interventi, moderato dall’ avvocato Francesco Grasso Leanza, vice presidente dell’associazione, che ha visto come relatori Francesco Lentano, giudice della sezione VI del Tribunale di Catania e Roberta Gallego, appunto, sostituto procuratore bellunese.

L’analisi del binomio diritto e letteratura, del rapporto esistente tra i due, della necessità che i due ambiti si tocchino, è stata condotta dalle parole dei protagonisti: “L’immagine del diritto rapportato alla letteratura è nata tre anni fa, con la fondazione «Marco Montalbano», rappresentandola a Catania, al Palazzo di Giustizia, nelle figure dei giudici nei fumetti”, ha esordito il giudice Lentano, che ha accompagnato didascalicamente  un excursus di iconografie in cui la Giustizia era presente: dalle copertine dei libri, ai dipinti, alla filatelia, al cinema.  “Il linguaggio dei giuristi origina nel latinismo esasperato. Negli ultimi cinquant’anni è diventato asettico e anaffettivo, quasi un corpo contundente quando lo utilizziamo secondo una strategia difensiva. È importante la penna per la toga, perché la prima è lo strumento degli altri, di chi ha narrato lo spessore delle sofferenze umane. Non è esclusivamente una cultura giuridica ma della letteratura, della narrativa, del cinema etc.”, ha spiegato la dott.ssa Gallego.

A lei, autrice di storie gialle, avviate con il romanzo d’esordio “Quota 33” (edizioni Tea) ed oggi proseguite con ulteriori episodi della “Procura imperfetta”, quella di Ardese, nella provincia immaginaria del Piemonte, abbiamo rivolto alcune domande attinenti l’attività di scrittrice, cui ha risposto con somma disponibilità e creando un clima di piacevole confronto.

 – Lei ha scritto libri a cui dà un’impronta particolare, personale, un’impronta legata a ciò di cui si occupa nella vita. La sua è una passione per la scrittura?

Sì, esatto, ma è una passione, innanzitutto, per la lettura, che poi è refluita in una sorta di restituzione. Ad un certo punto chi ama moltissimo leggere ha la tentazione anche di scrivere; direi che è quasi fatale.

– Il suo è un genere particolare, nel quale non è facile mettere per iscritto e comunicare agli altri determinate sensazioni, anche quelle dettate dalla paura. Quanto c’è di personale in questi scritti?

I libri sono sempre molto personali, non necessariamente autobiografici. Tutto ciò che è nei miei libri è mio, è la mia vita, è la mia storia, le mie esperienze, il mio rapporto con i genitori, la mia passione per il cinema, i miei viaggi, la mia famiglia. Tutto è poi trasposto in un immaginario che è quello della narrazione. La mia professione e la mia esperienza professionale mi aiutano a dare un codice di linguaggio e di setting di ambientazione a queste storie forse più credibile rispetto ad altri.  Avendo, infatti, un’esperienza del dietro le quinte della procura posso raccontarla.

– I suoi romanzi hanno successo. Si tratta di una quadrilogia in cui grande attenzione ha l’animo umano, l’etica. Come spiega questo risultato?

Io sono stata fortunata perché ho trovato un editore e perché questo ha scommesso anche sui libri successivi a “Quota 33”, con il quale ho esordito. La mia idea era di raccontare una procura vista non dalle stanze buone, dal salotto buono, ma dal bagno, dalla cucina quando è operativa, per restituire ai miei personaggi magistrati, avvocati etc, una credibilità che fosse anche simpatia.  Ho la soddisfazione di un bel pubblico di lettori che mi segue, che mi scrive, che viene alle presentazioni e mi dice cosa pensa dei miei personaggi. È indubbiamente una bella esperienza.

Ha ricevuto un vasto conenso in aula l’iniziativa organizzata dall’Afa, presieduta dall’avv. Giovanni Battiato, che ha realizzato un evento formativo inusuale, in cui la Giustizia  è stata esaminata da punti di vista diversi: dalle parole delle opere letterarie, alla “graphic novel”, ossia del romanzo a fumetti, vestendosi non di luce fredda ma di umana valutazione dell’individuo.

Rita Messina

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