La biblioteca comunale di Aci Sant’ Antonio ha ospitato un importante evento culturale, concentrando l’attenzione sul romanzo europeo. La conferenza “Romanzi e romanzieri tra l’Ottocento e il Novecento in Europa”, condotta dal dott. Nino Quattrocchi, sindaco emerito di Acicatena, ha offerto un’opportunità intellettuale di alto livello, attirando un pubblico numeroso e coinvolto.
Erano presenti anche il sindaco dott. Quintino Rocca e l’assessore alla Cultura dott.ssa Agata Spinto che con i loro interventi hanno sottolineato il ruolo della cultura come elemento di coesione sociale e stimolo per il pensiero critico.
Il romanzo europeo come specchio dell’anima collettiva
Il dott. Quattrocchi, appassionato di letteratura, ha aperto il suo intervento citando Italo Calvino e la sua idea del libro come “sistema di sistemi”. Partendo dal famoso saggio “Perché leggere i classici” (1985), ha evidenziato come la letteratura sia un mezzo insostituibile per esplorare le profondità della coscienza umana e della memoria storica. “Siamo nel secolo del libro”, ricordava Calvino, un’affermazione che, anche dopo tanti anni, risuona ancora attuale e necessaria nell’era digitale. Secondo Quattrocchi, la forza del romanzo europeo sta nella sua capacità di rispecchiare grandi trasformazioni culturali e sociali che hanno caratterizzato il continente tra Ottocento e Novecento, creando un dialogo tra nazioni, lingue e sensibilità diverse.

Da Goethe a Kafka: la letteratura come viaggio tra rovine e rinascite
Il percorso delineato da Quattrocchi inizia con Johann Wolfgang von Goethe, considerato il “Virgilio della letteratura moderna”. La sua opera, un ponte tra classicismo e modernità, è stata indicata come base fondamentale per comprendere l’evoluzione della narrativa europea. Con l’arrivo del Novecento, il romanzo subisce una trasformazione profonda. Le certezze del passato crollano sotto il peso delle guerre e delle rivoluzioni sociali, dando vita a un nuovo modo di raccontare la realtà: più introspettivo, frammentato e simbolico.
Gli scrittori si distaccano dal naturalismo e dal decadentismo per avventurarsi nell’esplorazione dell’inconscio, del ricordo, del mito e del sogno. Da “La coscienza di Zeno” di Svevo, all’”Ulisse” di Joyce, passando per “Alla ricerca del tempo perduto” di Proust e “Il processo” di Kafka, la narrativa diventa un esperimento, una riflessione e un’analisi.
Thomas Mann e Kafka: la malattia dell’uomo moderno
Due figure fondamentali in questo dibattito sono Thomas Mann e Franz Kafka. Mann, autore di opere come “I Buddenbrook”, “La Montagna Incantata” e “Dottor Faustus”, ha interpretato la malattia come una metafora della decadenza sia individuale che sociale.
La sua scrittura, elegante e simbolica, gli valse il Premio Nobel nel 1929. Mann incarna la coscienza inquieta di un’Europa sospesa tra razionalità e disincanto.
Dall’altra parte, Kafka rappresenta l’incarnazione letteraria dell’angoscia esistenziale. Le sue opere, da “La metamorfosi” a “Il castello”, offrono visioni claustrofobiche e surreali, in cui l’individuo sembra schiacciato da un sistema incomprensibile e ostile.
L’immagine dell’uomo–insetto, ispirata a Dostoevskij, diventa il simbolo di una modernità alienante. Eppure, dietro l’apparente freddezza della prosa di Kafka, si nasconde un’anima romantica e fragile, come dimostrano le sue lettere intime.
Dostoevskij e Tolstoj: l’anima russa si racconta
La Russia ottocentesca offre un altro capitolo straordinario del romanzo europeo. Nomi come Cechov, Puskin e Gogol anticipano l’esplosione del genio dostoevskijano. Diversa ma complementare la figura di Tolstoj, autore straordinario di “Guerra e Pace” e “Anna Karenina”. Mentre Dostoevskij si concentra sull’interiorità mistica, Tolstoj esplora la realtà storica, la società e le passioni terrene. I suoi personaggi si muovono tra eventi storici significativi e drammi personali, rivelando la complessità dell’animo umano in una Russia in fermento.
Dalla Francia di Flaubert alla memoria di Proust
Non si può parlare di narrazione europea senza riconoscere il contributo della Francia. Dopo Balzac e Flaubert, Marcel Proust segna l’inizio di una nuova era con “Alla ricerca del tempo perduto”, un’opera monumentale che abbandona la struttura tradizionale del romanzo per abbracciare il flusso della coscienza e l’esplorazione della memoria. Temi come il tempo, il dolore, l’identità e il disincanto permeano le sue pagine, dense e raffinate, inizialmente apprezzate solo da un ristretto numero di lettori.
Joyce e l’Ulisse: l’epopea dell’uomo comune
Nel panorama anglosassone, James Joyce è considerato il massimo esponente della sperimentazione del Novecento. “Ulisse”, il suo capolavoro, racconta un giorno qualsiasi nella vita di un uomo qualunque, Leopold Bloom, trasformandolo in un’epopea moderna. Quest’opera, spesso complessa nel suo stile, si rivela un microcosmo umano, una mappa della coscienza. Con il suo monologo interiore, Joyce ha davvero rivoluzionato il modo di narrare storie.
L’eredità viva della letteratura
In conclusione, Nino Quattrocchi ha sottolineato come la letteratura continui a essere un rifugio e una guida per l’anima. “Senza questi autori – ha affermato – la nostra civiltà sarebbe più povera. La letteratura ha il potere di farci evadere, ma anche di aiutarci a comprendere meglio la realtà”. In un’epoca in cui tutto sembra effimero e veloce, il romanzo europeo ci ricorda l’importanza della lentezza e della profondità.
Caterina Maria Torrisi