Acireale / Cent’anni di solidarietà nei “Respiri migranti” di Rita Caramma. La rappresentazione lo scorso 16 marzo nella basilica di San Sebastiano

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Il canto finale, eseguito da tutti i protagonisti della serata

“Respiri migranti” era il titolo della rappresentazione teatrale messa in scena nella Basilica di San Sebastiano lo scorso venerdì 16 marzo, ed il respiro dei migranti sembrava proprio di sentirlo, nelle parole del testo curato da Rita Caramma, nelle musiche e nei canti proposti dai vari interpreti e, soprattutto, nelle testimonianze tratte dal libro La notte della fuga edito dal Centro “Astalli”.

Un momento della serata

Davanti ad un pubblico non molto numeroso, ma qualificato ed interessato, il presbiterio ed il transetto della stupenda basilica barocca acese hanno fatto da scenario al recital ispirato dalla lettura di un libro del Centro “Astalli” in cui prendono voce tanti migranti che, provenendo da diversi luoghi di persecuzione e di sofferenza, hanno trovato in Italia rifugio, accoglienza, lavoro, ospitalità e un ambiente sereno in cui potere crescere e maturare la propria esperienza umana dimenticando – se possibile – le situazioni tragiche dei loro luoghi d’origine che li hanno indotti a fuggire lontano.

Rita Caramma

Il messaggio di solidarietà che ne è scaturito nell’idea di Rita Caramma è stato trasmesso al pubblico facendo un percorso di circa cento anni, che iniziando con gli emigranti che dall’Europa si spostavano fin dagli inizi del Novecento verso i continenti americano ed australiano – tra cui numerosissimi italiani, e tra di essi anche i genitori di papa Bergoglio – è arrivato agli immigrati contemporanei. Nel mezzo ci sono state anche le due disastrose guerre mondiali, che hanno costretto a lasciare la loro terra pure tanti uomini illustri – artisti, poeti, scienziati, musicisti – anche per motivi politici. E poi ci sono le guerre tribali, religiose, di dominio, che si sono verificate – e purtroppo continuano a verificarsi – in Africa, in Medio Oriente, ma anche in terre a noi vicine come la ex Jugoslavia.

Graziana Marino

Ha fatto da voce narrante e da filo conduttore la brava Graziana Marino, attrice, che ha inanellato gli eventi storici e le testimonianze musicali – veri e propri documenti sonori – eseguite da Gesuele Sciacca (chitarra e voce) insieme con Daniela Greco ed il soprano Angela Aleo: da “Amara terra mia”, a “Lilì Marlen” a “Ciao amore ciao”; ad essi si è aggiunto pure don Vittorio Rocca cantando l’originale e struggente “Chi sei tu?”

E mentre sullo schermo scorrevano immagini e video attinenti all’argomento trattato, la parte più sentita ed intensa della serata è stata sicuramente la testimonianza di tre ragazzi, tre giovani, tre rifugiati – provenienti dalla Serbia, dalla Repubblica Democratica del Congo e dalla Mauritania – ai quali hanno prestato rispettivamente la voce gli attori Antonio Nicotra, Ester Salerno e Domenico Platania. Ne è venuto fuori un quadro in cui l’Italia si conferma, comunque, una terra di accoglienza ed in cui si ha grande rispetto per la dignità umana.

Il canto finale, eseguito da tutti i protagonisti della serata

Tutti gli attori ed i musicisti, ed anche l’autrice Rita Caramma ed il rettore don Vittorio Rocca, si sono poi uniti nel canto finale “Grazie alla vita”, accompagnati dagli scroscianti applausi del pubblico.

Ha concluso la serata il direttore dell’Ufficio diocesano per i Migranti, don Lucio Cannavò, il quale ha ricordato tutti i numerosi immigrati residenti nella nostra città e che provengono non solo da paesi africani e mediorientali, ma anche da stati dell’Europa dell’Est. È intervenuto infine il dott. Enzo Coniglio, diplomatico ed ex ambasciatore in varie parti del mondo, che ha fornito un dato sul quale è doveroso riflettere: secondo le organizzazioni mondiali che seguono i flussi migratori, ci sono 66 milioni di immigrati in tutto il mondo.

Nino De Maria

 

 

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