Catania / La Festa di Sant’Agata candidata a diventare “Patrimonio Immateriale dell’Umanità”

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Sant'Agata Patrona di Catania

La devozione, il folklore, la storia e l’identità di un’intera città si preparano a compiere un passo epocale. De facto, la Festa di Sant’Agata, cuore pulsante di Catania è ufficialmente candidata all’inserimento nella “Representative List of the Intangible Cultural Heritage of Humanity” o “Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dell’Unesco”. Il processo è ormai avviato. Con esso cresce l’attesa, l’orgoglio e la speranza di un riconoscimento che sancirebbe a livello globale il valore unico di una ritualità ciclica. Un rito che ogni anno, dal 3 al 5 febbraio, immobilizza il tempo per celebrare la Santa Patrona catanese: la Diva Agatha!

Una candidatura storica: nasce il Comitato promotore

Il 25 giugno 2025, con l’atto ufficiale n. 113 firmato dal sindaco di Catania, è stato istituito il Comitato promotore per la candidatura della Festa di Sant’Agata nella citata lista dell’Unesco. Si tratta del primo passo formale per il riconoscimento internazionale di uno degli eventi religiosi più coinvolgenti e identitari del panorama europeo.

L’iniziativa nasce da un Protocollo d’intesa siglato il 6 giugno 2025, firmato da quattro importanti istituzioni cittadine: Comune di Catania, Arcidiocesi di Catania, Università degli Studi di Catania e Comitato per la Festa di Sant’Agata nella città di Catania. L’obiettivo collettivo è predisporre e gestire l’iter burocratico, scientifico e culturale della candidatura.

Presentazione protocollo della festa di sant'Agata 2025
Presentazione protocollo della festa di sant’Agata 2025

A guidare il Comitato promotore è una governance strutturata e rappresentativa. La presidenza è affidata al sindaco avv. Enrico Trantino, affiancato dall’arcivescovo metropolita, mons. Luigi Renna, in qualità di presidente vicario. Il ruolo di coordinatore del processo di candidatura è svolto dall’avv. Alberto Patanè, mentre la segreteria è curata dalla dott.ssa Carmela Costa.

Assemblea del Comitato: tutte le rappresentanze istituzionali

Nel rispetto del Protocollo, ciascuno degli enti firmatari ha designato tre rappresentanti, oltre ai propri legali rappresentanti, per formare l’Assemblea del Comitato. Una composizione pensata per assicurare pluralità, competenza e rappresentanza del territorio.

Per il Comune di Catania sono stati indicati il sindaco in carica, avv. Enrico Trantino, insieme a Paolo Di Caro, Giuseppe Ferraro e Paolo Patanè.
Per l’Arcidiocesi di Catania figurano l’arcivescovo metropolita, mons. Luigi Renna, mons. Antonino La Manna, mons. Barbaro Scionti e la prof.ssa Cristina Soraci.

L’Università degli Studi di Catania, sotto la guida dell’allora rettore Francesco Priolo, ha indicato come propri rappresentanti lo stesso Priolo e i professori Tiziana Cuccia, Daniele Malfitana e Arianna Rotondo.

Infine, riguardo al Comitato per la Festa di Sant’Agata nella città di Catania, sono stati scelti il presidente Carmelo Grasso, unitamente alle figure pregevoli di Maria Aurite, Giuseppe Blandini e Maria Rosa De Luca.

Comitato per la candidatura Unesco di Sant'Agata
Comitato per la candidatura Unesco di Sant’Agata

Un comitato scientifico al fianco della candidatura

In parallelo, è stata istituita la “Governance del Comitato Scientifico”, incaricata di offrire un solido supporto accademico e metodologico al dossier di candidatura. Questo organismo è presieduto dal già rettore Francesco Priolo e coordinato dal prof. Pier Luigi Petrillo, esperto di diritto e beni culturali, esperto interlocutore in altri processi di candidatura Unesco italiani.

La nomina dei membri restanti del Comitato Scientifico avverrà dopo l’insediamento ufficiale del Comitato Promotore, a completamento di una struttura che punta a sostenere ogni fase del percorso con rigore, trasparenza e partecipazione comunitaria.

La prima seduta ufficiale dell’Assemblea si è tenuta pochi giorni dopo l’istituzione, nella Sala Giunta del Comune di Catania, segnando l’avvio operativo del percorso. Un momento definito “storico” dalle istituzioni, che hanno ribadito l’importanza di una sinergia trasversale tra Chiesa, amministrazione, accademia e popolo, per garantire che la festa religiosa più amata dai catanesi possa ricevere la consacrazione universale come bene immateriale dell’umanità.

Il 25 giugno 2025 segna, dunque, una data significativa per Catania a seguito del reiterato atto ufficiale del Sindaco (n. 113), nonché della conseguenziale istituzione del Comitato Promotore della candidatura, frutto dell’agreement e governance tra gli enti summenzionati.

Candelora custodita nella chiesa S.Nicolò l'Arena
Candelora custodita nella chiesa S.Nicolò l’Arena

Il riconoscimento Unesco: significato e opportunità

L’iscrizione nella Lista dell’Unesco non è soltanto un’onorificenza, ma uno strumento di tutela, valorizzazione e trasmissione delle tradizioni culturali e spirituali. Come previsto dalla Convenzione del 2003 sulla salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, ratificata dall’Italia nel 2007, il riconoscimento non si basa sul “valore universale”, ma sulla rappresentatività e sulla capacità di una tradizione di essere viva, condivisa, trasmessa e rigenerata.

La festa agatina incarna perfettamente questi requisiti. Essa è tramandata da generazioni, continuamente ricreata e capace di rinsaldare il senso di appartenenza culturale di una comunità intera, pur aprendosi a migliaia di visitatori provenienti, nella nuova forma di pellegrini, da ogni parte del mondo. Il suo inserimento nella Lista porterebbe visibilità internazionale, ma anche risorse, strumenti e strategie per salvaguardarla nel tempo.

La Festa di Sant’Agata: fede, folklore e identità

Tre giorni – e in realtà molte settimane – in cui Catania si ferma per la sua Santa, venerata non solo come figura spirituale, ma come simbolo identitario, radicato nella memoria collettiva. Le celebrazioni cominciano già a gennaio con le candelore, gli imponenti cerei votivi portati in giro per i quartieri cittadini. Poi, tra il 3 e il 5 febbraio, esplode la celebrazione vera e propria: processioni, veglie, messe all’alba, il “giro interno” e il “giro esterno” del fercolo trainato a spalla dai devoti vestiti di bianco, al grido di “Semu tutti devoti tutti!”.

Sant'Agata busto reliquario
Busto reliquiario di Sant’Agata

Particolare emozione suscita il passaggio in via Crociferi, dove le suore di clausura intonano canti antichi dall’interno del monastero, e la suggestiva salita di San Giuliano, uno dei momenti più impegnativi e simbolici per i portatori. Non manca il culto del velo di Sant’Agata, reliquia considerata miracolosa, al quale si attribuisce la protezione della città da eruzioni e terremoti. Si menzionano, altresì, aggiuntivi elementi e momenti distintivi, come i ceri, le candelore, i fuochi barocchi e d’artificio, l’uscita della “Carrozza del Senato (3 febbraio) dall’ente comunale catanese. E altro ancora …

Così, la festa non è solo evento religioso, bensì momento di coesione, economia, arte, teatro urbano e rigenerazione. Essa coinvolge l’intera collettività e ogni immaginabile strato sociale: venditori ambulanti, parrocchie, associazioni cattoliche e confraternite, gruppi musicali, scolaresche e turisti. Le medesime strade sono sottoposte a metamorfosi, meritandosi l’appellativo di “palcoscenico popolare”.

Un’edizione 2025 carica di significati

L’ultima edizione della festa, celebrata quest’anno, si pregia di un’accezione peculiare. Si cita, a tal proposito, non solum la circostanza inerente alla candidatura Unesco, sed etiam il messaggio dal forte impatto sociale, lanciato da parte delle autorità religiose. Difatti, l’arcivescovo Luigi Renna, durante la “Messa dell’aurora” e le successive tappe della processione, ha parlato ai carcerati, alle giovani madri, agli abitanti dei quartieri più fragili, esortando la cittadinanza a riscoprire il valore della responsabilità e della speranza.

Renna ha anche fatto riferimento al “modello Caivano”, progetto nazionale di riqualificazione urbana che il Governo intende applicare anche a Catania, in particolare nel quartiere San Cristoforo. Il richiamo dell’arcivescovo è stato chiaro: «Non servono iniziative sporadiche, ma cambiamenti strutturali per cambiare il volto del quartiere». Si ribadisce, quindi, un invito a non perdere la fede, non solo in Dio, ma fin dentro ogni cambiamento possibile.

Verso l’Unesco: un patrimonio di tutti

Nel tempo coevo, il percorso può dirsi instradato! Se andrà a buon fine, la Festa di Sant’Agata sarà il primo grande rito religioso siciliano a ottenere il riconoscimento Unesco. Essa si accluderebbe, in tal contesto, ad altre eccellenze italiane come l’Opera dei Pupi (2008), il Canto a tenore sardo (2008) e i Saperi della Dieta Mediterranea (2010) e il Bel Canto o Canto lirico italiano (2023).

Tuttavia, il cammino non è solo burocratico! Si tratta, nello specifico, di un’autentica sfida culturale, ergo di raccontare la festa non come evento “da cartolina”, ma come fenomeno vivo, complesso, comunitario.

Infine, sottolineiamo che la festa religiosa, imperniata sulla celebrazione agatina, si presenta come un intreccio complesso di trama e ordito, in cui ogni gesto, rito e ogni partecipazione si colloca nell’immaginario come tessera viva di arte musiva.
Un mosaico fatto di devozione popolare, arte sacra e profana, relazioni sociali, spiritualità intensa e resilienza urbana. Un insieme armonioso e in continua evoluzione che restituisce l’imago di una comunità capace di rigenerarsi nel tempo senza smarrire le proprie radici.

In questo senso, la Festa di Sant’Agata non appartiene più soltanto ai catanesi. Essa costituisce un bene culturale collettivo, un’eredità che, attraverso la candidatura Unesco, ambisce a diventare risorsa condivisa e testimonianza esemplare del patrimonio immateriale dell’intera umanità.

Luisa Trovato