Don Milani / Come l’essere figlio della borghesia condizionò la sua vita sacerdotale

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don Milani giovane

Don Lorenzo Milani nacque a Firenze il 27 maggio 1923, in via Principe Eugenio 9, oggi via Antonio Gramsci 25. Il 2023 sarà l’anno in cui si ricorderà il centenario della sua nascita ed io, diventato sacerdote il 9 ottobre 1976, voglio ricordare il Prete di Barbiana come il racconto di una vita. Non mi sarà facile, né scontato, e mi scuso, fin d’ora, con te lettore, se dal testo affioreranno lacrime di commozione che sgorgano dai miei occhi ogni qualvolta mi ritrovo a pensare alla figura di don Lorenzo.

Era il 1970 quando furono pubblicate dalla Mondadori le Lettere di don Lorenzo Milani, priore di Barbiana, io avevo appena 18 anni e ricordo di averle lette tutto d’un fiato, con avidità e fu da quel momento che quelle lettere divennero per me parole-pane e parole-pensiero.

Nel grande marasma degli anni della contestazione giovanile, la profezia di don Milani, testimoniata a caro prezzo, stando “Dalla parte dell’ultimo” riconosciuto in Barbiana, nel Comune di Vicchio, sul fianco nord del monte Giovi, 470 metri sul mare, con una minuscola chiesa, con annessa una modestissima canonica, con 39 anime rimaste senza luce elettrica, senza acqua nelle case e né telefono, e con una strada adattata da 29 ragazzi che formavano una scuola privata, quella di Barbiana, fu più di una lettura entusiastica! Fu per me un formidabile ancoraggio!

Da figlio della borghesia a sostenitore dei poveri

don Milani in moto
Don milani in moto davanti alla villa della Gigliola

Un figlio della borghesia e della Firenze colta, dopo 22 anni convissuti “con la classe che scrive e legge l’Espresso e il Mondo”, il signorino Lorenzo Milani, era approdato al mondo dei poveri, dei contadini e dei senza niente. E con essi decise di vivere la sua intera esistenza, come un dono prezioso fattogli dal Signore e come un debito grande con cui sdebitarsi.

Nella casa dei Milani nessuno si sarebbe definito religioso nel senso tradizionale del termine e meno assai un praticante! Ma ricchi sì, lo erano davvero. Albano Milani, padre di Lorenzo, possedeva un patrimonio immobiliare non comune, ereditato come primogenito di una grande famiglia italiana. Possedeva, infatti, una nobile dimora in città, una grande tenuta con vari terreni nella campagna di Montespertoli e una villa sul mare a Castiglioncello.

Nella “Lettera a una professoressa” c’è un singolarissimo richiamo ad “un povero Pierino”: “Povero Pierino, mi fai quasi compassione. Il privilegio l’hai pagato caro. Deformato dalla specializzazione, dai libri, dal contatto con la gente tutta uguale. Perché non vieni via …”

Gli autori della famosissima “Lettera a una professoressa” hanno sempre testimoniato e confermato che quel testo è stato scritto interamente da don Milani, avendo sicuramente in mente se stesso, il signorino Lorenzo Milani, e il suo primo nipote, figlio di Adriano.

Le radici culturali della sua famiglia

Ancora più significativa si presenta a noi tutti la radice culturale della famiglia.
La mamma di don Milani si chiamava Alice Weiss Belà, di Emilio e di Emilia Jacchia, nata il 6 settembre del 1895. Così come si legge nel certificato delle Matricole dei nati della Comunità Israelitica di Trieste.
Il padre di Alice era un ebreo boemo, commerciante di carbone, amico di Italo Svevo. Alice prese lezioni di inglese da James Joyce. Edoardo Ottocar Weiss, cugino della madre, fu il primo allievo italiano di S. Freud, psicanalista di Umberto Saba e migrante in America.

il giovane Lorenzo e la zia Silvia Just
Il giovane Lorenzo e la zia materna Silvia Just

Il figlio di Edoardo, Carlo Francesco Weiss, che in seguito alle leggi razziali era emigrato in Svizzera, poi a Londra e negli Stati Uniti, diventò amico e collaboratore di Luigi Sturzo, durante l’esilio. Nel 1943, venuto in Italia con il padre, incontrò Lorenzo nella fattoria della Gigliola.
Il bisnonno paterno, Domenico Comparetti, romano di Trastevere, filologo, papirista, epigrafista, fu senatore del Regno d’Italia. Aveva sposato Elena Raffallovich, ebrea di Odessa, singolare pedagogista di F.W. August Frobel, ma, ben presto, si separò da lei. Tra lingue e dialetti ne conosceva 32! Il signor Comparetti, non avendo avuto discendenti maschi, volle che il suo nome passasse ai nipoti e fu così.

Il nonno di don Milani, Luigi Adriano, si sposò con Laura Comparetti, fu illustre numismatico veronese e studioso di storia antica. Fu lui a scoprire una statua greca del 530 avanti Cristo, il famoso “Apollo Milani”. Dal matrimonio con Laura nacquero quattro figli, tra cui Albano, futuro padre di Lorenzo, laureato in chimica, ma con interesse umanistico. Appassionato dei motori e della musica, e teorico dell’organizzazione industriale dell’epoca oltre che agraria.

Si fa luce sulla figura del padre

Alla luce di queste notizie si possono capire meglio certe pagine di Esperienze Pastorali. E l’interesse di don Milani per la lettura sociologica del fenomeno religioso con l’utilizzo degli strumenti di rilevazione.
È interessante sapere che suo padre Albano, scrisse due saggi sulla religione, uno nel 1928 e l’altro nel 1941. E non sappiamo se Lorenzo abbia mai letto questi scritti, in una famiglia che da troppi è stata definita atea e in cui un figlio sacerdote sembrava una meteora.

la famiglia Milani
La famiglia Milani-1920

Pian pianino si vengono a conoscere tante tessere mancanti del mosaico milaniano. E di conseguenza molte cose che si sono dette su don Lorenzo vanno rettificate e vagliate meglio. Sino ad ora del padre di Milani non si sapeva nulla! È solo adesso che, grazie all’opera di catalogazione e studio degli archivi familiari, Valeria Milani Comparetti, nata a Firenze nel 1960, nipote di don Lorenzo, ci sta fornendo preziosissime notizie per una comprensione migliore dello zio sacerdote.
Si consideri, come racconta Valeria, che Albano si interessa anche alla ricerca razionale della religione dei primi Concili e Padri della Chiesa, sino ai tempi moderni, mostrando interesse maggiore verso i Dogmi della Chiesa.

I genitori

Albano Milani ed Alice Weiss, genitori di don Lorenzo, si sposarono nel 1919 con rito civile. Dalla loro unione nacquero Adriano, il primogenito, che divenne uno dei più importanti neuropsichiatri infantili italiani, Lorenzo e infine Elena. I tre figli furono battezzati solo nel 1933, per evitare i rischi del nascente antisemitismo fascista.
Un anello ancora del tutto mancante è quello relativo al rapporto con il fratello maggiore Adriano. Esiste un epistolario tra i due? Ci vorrà ancora sicuramente del tempo. Vedremo!

Nella casa dei Milani Comparetti vi era una grande e fornita biblioteca, migliaia di volumi affollavano gli scaffali. Il padre e la madre leggevano parecchio, dando un esempio non sempre raccolto dal figlio Lorenzo. È il padre direttamente che insegna a scrivere al figlio Lorenzo, poco prima che compisse cinque anni, e successivamente a scrivere a macchina.

La cultura in famiglia

L’educazione in famiglia passava attraverso uno stile rigoroso e cordiale. Raccontarsi e raccontare era un gioco di cui i genitori davano l’esempio per primi. Gli ospiti erano frequenti in casa Milani e si parlavano varie lingue il francese, l’inglese, e naturalmente il tedesco, la lingua preferita dal padre e della madre. Anche il latino e il greco antico erano di casa e l’ebraico per parte di madre e le usavano come lingue vive.

Il padre scrive poesie in italiano, tedesco, latino, greco, francese. L’uso frequente e facilitato delle parole trasformava il tempo delle parole anche in carezze, stupore e meraviglia! Se il linguaggio è condiviso attraverso un patto amoroso familiare tra genitori e figli, si può comprendere l’importanza che Milani dette alla sua scuola con la scrittura collettiva.

La scuola della parola è anche un modo singolare per scavare dentro di noi e far scoprire ricchezze inaudite ed insospettabili. “La parola è un tremendo pericolo, soprattutto per chi l’adopera…” Riprendendo quanto diceva Cristina Campo, con le parole ci si può, allo stesso tempo, ferirsi ed accarezzarsi.
Poesia, parola, musica, emozioni, racconti, pittura, viaggi, sono modi per divertirsi e per progredire nella comprensione della vita, fatta di tenerezza e di dialettica.

Le regole della scrittura che Milani aveva conosciuto, furono amorevolmente trasmesse ai suoi ragazzi a Barbiana. Come una madre che educa un figlio con tutte le arti, evitando per quanto è possibile il diventare borghesi, cioè possedere la parola per ingannare, umiliare. E per distruggere la fraternità tra gli esseri umani e quella bellezza che è in tutti noi, nelle cose che ci circondano.
In tutto questo Milani eredita una educazione alla “Parola” che gli deriva direttamente dalle sue radici ebraiche, per parte della madre Alice.

 

Don Orazio Barbarino
Arciprete di Linguaglossa

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