EuroStory ’68 / L’Italia sul tetto d’Europa

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Raccontare gli Europei di calcio 1968 significa ripercorrere l’epopea del calcio nostrano, ricordare le grandi giocate di campioni del calibro di Gigi Riva e Pietro Anastasi, le rivoluzionarie scelte tattiche di Mister Ferruccio Valcareggi, la gioia per le strade di milioni di tifosi azzurri mentre Giacinto Facchetti sollevava  quella coppa tanto cara all’Italia, ad oggi  la prima ed anche l’unica.

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Capitan Facchetti portato in trionfo

Raccontare la parabola trionfale della nazionale azzurra ad Euro 68 significa anche ricordare le vecchie regole che governavano la competizione europea, come la ripetizione del match finale in caso di pareggio ai tempi supplementari o come il lancio della monetina ai quarti o in semifinale. I tiri di rigore, difatti, furono introdotti solo successivamente e furono decisivi per le sorti di una competizione internazionale solo nel 1976, in quell’Europeo vinto dalla Cecoslovacchia ai danni della Germania Ovest.

Delle 31 squadre partecipanti ai gironi di qualificazione, furono otto le squadre ad avere accesso ai quarti di finale. L’Italia strappò il ticket per le semifinali superando nel doppio confronto la Bulgaria, grazie al 2-0 nella partita di ritorno con le reti di Pierino Prati e Angelo Domenghini, mentre l’Inghilterra capitanata da Bobby Moore eliminava la Spagna campione d’Europa in carica, l’Unione Sovietica regolava con facilità l’Ungheria e la Jugoslavia rimandava a casa la Francia, con un umiliante 0-5 nel match di ritorno.

La fase finale del torneo (semifinali e finali) si disputarono in Italia e gli azzurri affrontarono in semifinale gli ex campioni d’Europa dell’Unione Sovietica. Dopo 120 minuti di gioco, né gli azzurri sostenuti da uno stadio San Paolo gremito all’inverosimile, né i rivali sovietici riuscirono a trovare la via del gol. Da regolamento si giunse dunque al lancio della monetina. Furono momenti surreali, giocatori negli spogliatoi e pubblico ammutolito sugli spalti. Minuti di trepidante attesa, interrotti da Giacinto Facchetti, rientrato con le mani al cielo nel terreno di gioco. La buona sorte aveva premiato gli azzurri, chiamati ad affrontare in finale la Jugoslavia, vittoriosa sull’Inghilterra per 1-0 nell’altra semifinale.

La finale tra Italia e Jugoslavia si disputa l’8 Giugno 1968, in uno stadio Olimpico con ben 85.000 spettatori.  Valcareggi rimpiazza con Giovanni Lodetti l’infortunato Riva e preferisce Anastasi a Mazzola. Gli effetti non sono quelli sperati: la Jugoslavia controlla il gioco e a pochi minuti dallo scadere del primo tempo si porta avanti con il fuoriclasse della Stella Rossa Belgrado Dragan Dzajic. A dieci minuti dalla fine una precisa punizione di Domenghini riporta l’Italia in parità, fissando sull’1-1 il punteggio finale. Come previsto dal regolamento, la finale viene ripetuta due giorni dopo. Valcareggi rivoluziona la formazione, Mazzola e Riva tornano in campo. Sarà la scelta giusta. Gli azzurri impongono da subito il loro gioco e passano in vantaggio dopo appena 12 minuti grazie ad un Gigi Riva freddissimo sotto porta e raddoppiano al 31° grazie a Pietro Anastasi. Una giocata da antologia del calcio per il bomber catanese in forza al Varese e appena acquistato dalla Juventus. Anastasi riceve un pallone al limite dell’area di rigore, stop, giravolta e tiro al volo nell’angolo sinistro. Una perla assoluta che mette in cassaforte il risultato e che porta i ragazzi di Valcareggi a trionfare in Europa. Un successo storico, in un anno altrettanto storico. Un trionfo unico da ricordare e certo, da ripetere. Ad Antonio Conte e ai suoi ragazzi il compito di provarci in Francia, tra meno di due mesi.

Gabriele Pulvirenti

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