Il jazz è un’espressione artistica che nasce in America nella prima metà del secolo breve. Parente del blues con cui condivide l’origine popolare e i moduli ritmici, se ne discosta però per l’uso più chiaro e “pulito” della vocalità umana. E per una maggiore aderenza alla musica da scuola. Il jazz ha travalicato i venti dell’atlantico, arrivando in Europa e in tutto il globo. Fino al tradizionalissimo Giappone: segno di un suono che solletica e incuriosisce, anche se non lo si apprezza a pieno.
In Italia il jazz non ha mai avuto particolare fortuna, vuoi per l’amore per il Belcanto e una storia concertistica che ha sempre privilegiato la melodia e la consonanza armonica. Fatto sta che questa musica è stata sempre vista e giudicata, con un certo distacco. Perché il jazz è davvero strano! E’musica che nasce dal basso ma è ritenuta musica colta, così lo spettatore colto la snobba e quello ignorante la percepisce come troppo cervellotica.
A “Jaci&jazz” studenti dei conservatori
Ma andiamo alle tre serate di “Jaci&jazz”. Da venerdì 27 giugno a domenica 29 giugno, questo festival di livello internazionale ha visto esibirsi nella barocchissima piazza Duomo della città di Aci e Galatea gruppi e studenti di varie parti d’Italia e d’Europa.
Il tema di questa nona edizione era la figura musicale di Vincenzo Bellini. La manifestazione è stata condotta dal presidente dell’associazione culturale “Sajamastra” Giovanni La Rosa. Coordinata dal compositore jazz Carlo Cattano, è diretta artisticamente dal sassofonista Antonio Marangolo.
Le prime due serate sono state lo “Jaci&jazz” vero e proprio, il clou della competizione. Sei gruppi provenienti da altrettanti conservatori si sono sfidati fino all’ultima nota e il vincitore avrà la possibilità di suonare alla rassegna “Trentino jazz”.
Ecco i premi assegnati: miglior gruppo, miglior solista, migliore aderenza e rielaborazione del discorso musicale belliniano.
Jaci&jazz, i premi assegnati
Venerdì 27 giugno il primo gruppo sul palco è stato il “Toscanini jazz ensemble” che, tralasciando il trombettista Alessandro Lo Chiano, si è rivelato un po’ scolastico.
A seguire i “John Doe”, gruppo vincitore dell’evento, e il pianista Francesco Riolo ha ottenuto il premio di miglior solista. Riolo ha dimostrato una tecnica solidissima, e non è mai scaduto nello sfoggio tecnico fine a se stesso, senza tralasciare gli altri componenti valevoli anche loro.
E’ facile e ruffiano intonare i peana ai vincitori, ma bravi lo sono stati davvero pur con qualche neo: una musicalità incerta e freddezza interpretativa.
A chiudere la prima serata i “Mosaikòn”, vincitori del premio migliore aderenza e rielaborazione del discorso musicale del “Cigno di Catania”. Anche se il “Toscanini jazz” ha commosso di più, hanno offerto una performance più che dignitosa.
La seconda serata è stata aperta dal “Tito Schipa jazz ensemble”, giovanissimi, che, riproponendo con un pianoforte e quattro voci, pezzi un po’ jazz e un po’ blues da repertorio, hanno dato vita a un’esibizione frizzante e originale.
Nel mezzo della rassegna è stata la volta dei “Lost Iq”: forti di un chitarrista, Francesco Faro, spigliato e brillante. Bravi sicuramente, ma dal suono poco personale e riconoscibile.

L’impronta internazionale della “Tsc jazz band”
A seguire, l’edizione diventa internazionale: la “Tsc jazz band” del conservatorio di Tbilisi, in Georgia. “Siamo grati ad Acireale per quest’ opportunità- ha dichiarato il chitarrista Aleksandre Rataiani- Essere qui significa essere in Europa, e la Georgia deve entrarne a fare parte perché adesso stiamo vivendo il rischio della dittatura. Essere qui significa molto”.
Seppur non musicalmente eccezionali hanno saputo intrattenere ed entusiasmare lo sfaccettato pubblico di residenti e turisti.
Domenica 29 giugno si è conclusa la rassegna con il concerto de “I musici di Guccini”, il gruppo del cantautore romagnolo, che ha interpretato le canzoni, anche quelle meno famose, del maestro.
Fin qui tutto bene ma non possiamo fare a meno di domandarci: cosa ci azzecca Bellini con il jazz?!? Due universi opposti. Ma se i risultati sono quelli che abbiamo visto, il buon Vincenzo, per questa volta, non si rivolterà nella tomba.
Giosuè Consoli