Il gioco o, meglio il vizio del gioco è una delle croci e delizie dell’umanità. Sin dai tempi più antichi – basti pensare agli antichi romani – se ne trovano attestazioni: un “divertimento” senza tempo che nel futuro, come in seguito vedremo, sarà assoluto protagonista. “All’ombra del castello di carte”, l’ultima fatica letteraria di Mario Cunsolo, è un affresco a tinte noir del genere cyberpunk proiettato nel 2070, un’immaginifica metropoli Etnacity, corrispondente all’attuale territorio fra Catania e Zafferana Etnea. Un altro romanzo distopico alla George Orwell?
Non è così, qui siamo di fronte a prodotto letterario in cui le emozioni sono vivide, reali: l’angoscia lo pervade interamente dalla prima all’ultima pagina. Un romanzo cyberpunk si, ma con la denuncia di una piaga sociale nata dalla povertà conseguente alla diffusione capillare dell’intelligenza artificiale. E una scrittura lineare aliena da supertecnicismi, tipici dei sottogeneri letterari.
Dopo questo preambolo, veniamo al dunque: il romanzo è stato presentato, a Letojanni nei locali del cineteatro, venerdì 16 maggio. Terzo appuntamento della prima edizione della rassegna letteraria “Una primavera di libri”.
Come un film di Hitchcok
“La regia di Hitchkock, il ritmo del romanzo horror sono queste le sensazioni che evoca questo libro– ha esordito la moderatrice Rita Vinciguerra. Ci troviamo in un futuro lontano, ma non troppo: Etnacity 2070.
Ma cos’è Etnacity? Etnacity è una megalopoli, metafora della decadenza e della corruzione dell’umanità. Rappresentazione inequivocabile dello smarrimento e della claustrofobia in cui si ritrova l’uomo, dove la piaga del gioco d’azzardo è l’esito di una società sempre più malata e alienata”.

“Il protagonista di All’ombra del castello di carte è affetto da ludopatia – ha commentato l’autore. E la cosa che fa più male è che la ludopatia è l’unico strumento che egli ha per sostentarsi. Il genere è cyberpunk, ma non vola in universi fantasiosi, ma ha un filo diretto con la realtà che noi viviamo: una profezia che, mi auguro, non si avveri. Un futuro post-apocalittico in cui il gioco diventa l’unico mezzo per sopravvivere”.
E alla fine le parole del relatore, Enrico Scandurra: “Io voglio intravedere, anche se flebile, la speranza. Mi spiego: vedo nel personaggio principale l ‘antieroe per antonomasia, ma anche un uomo che lotta disperatamente contro un mondo totalmente a scatafascio”.
“All’ombra del castello di carte” potrebbe fare storcere il naso ai cultori del cyberpunk a causa della mancanza di un linguaggio tecnico. Ma, pur restando le riserve, è proprio questo stile a renderlo leggibile anche a chi è digiuno di tale genere.
Giosuè Consoli