Libri / Domani ad Acireale la presentazione dell’opera di Biagio Fichera. Quei mestieri che scompaiono…

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Nella sala del centro culturale “Pinella Musmeci”  di Acireale, domani, sabato 23 luglio alle ore 19, Biagio Fichera presenterà al pubblico il suo ultimo libro “Il lavoro stanca (alla ricerca dei mestieri perduti)”. Affiancheranno l’autore il canonico professore Salvatore Pappalardo, presidente della classe di Lettere dell’Accademia Zelantea e il dott. Giuseppe Vecchio, direttore de “La voce dell’Jonio”. corretta biagio fichera (2) (512 x 384)
Descrivere in poche righe l’autore è impresa ardua, visto la molteplicità dei suoi interessi e le svariate collaborazioni di alto prestigio nei lunghi anni trascorsi tra Parigi e Roma. Ma alcuni momenti salienti sono da citare, come il suo incontro nel 1956 ad Acireale con il poeta Salvatore Quasimodo, premio Nobel per la letteratura nel 1959, che lo incoraggia nella sua attività di scrittore, e una poderosa opera in 480 versi,  dedicata al presidente John Fitzgerald Kennedy, ucciso a Dallas il 22 novembre 1963. E’ anche autore di canzoni per bambini e con “San Francisco” si classifica al secondo posto alla 22° edizione dello “Zecchino d’oro”. Inizia da lì una interessante collaborazione con la direttrice del coro dell’Antoniano di Bologna Mariele Ventre. L’autore ha risposto ad alcune nostre domande.

Come nasce l’idea di scrivere un libro dedicato agli antichi mestieri?

“Tutto  nasce dai miei ricordi d’infanzia con l’evoluzione che c’è stata nel corso degli anni. Molti mestieri sono stati bruciati dalla tecnologia, tutti i ragazzi oggi vanno a scuola e gli antichi mestieri sono spariti. Se i giovani d’oggi dovessero avvicinarsi a queste perdute attività si stancherebbero”.

Qualcuno di questi mestieri, secondo lei, potrebbe essere recuperato?

“Sono un romantico, legato al passato, si, sarebbe bello recuperare alcune figure, in queste arti c’è l’anima della vita, ma se guardiamo al presente è difficile, quasi utopistico”.

Lei è un cultore delle tradizioni popolari siciliane che lo hanno portato anche a collaborare con la RAI nella nota trasmissione “L’altro suono”. Ci racconti in breve di questa sua passione.

“Mi sono affezionato al dialetto, l’ho voluto studiare, approfondire, ho studiato gli antichi proverbi che secondo il sapere comune sono popolari. Ho scoperto invece che dietro un proverbio c’è sempre un autore. Uno dei più famosi fu Antonio Veneziano, poeta siciliano vissuto nel XVI secolo. Bravissimo nello scrivere, ebbe una vita molto avventurosa. Morì tragicamente nell’esplosione del carcere di Palermo, dove era stato rinchiuso per aver scritto un libello contro il governo; la leggenda narra che il suo corpo fu trovato con un grappolo d’uva in mano insieme ad una penna e ad un foglio di carta”.

Lei si occupa di tante cose, molte le sue passioni e i suoi studi, ma come si sente nel profondo del suo animo?

“Io mi sento un poeta, amo tante cose, sono un appassionato di fotografia, sono autore di molte cartoline di Acireale e Roma, ho scritto 13 libri e altri ne sto scrivendo, ma sinceramente mi sento prima di tutto un poeta”.

Gabriella Puleo

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