Libri / La prof. Rosa Grillo ha presentato “La strada” di McCarthy: “Sopravvivere in un mondo distrutto, sostenuti dall’amore”

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Nei locali della Basilica San Sebastiano, dopo il cordiale saluto di don Vittorio Rocca, la  prof. Rosa Grillo ha presentato il libro “La strada”, Premio Pulitzer 2007, dell’americano Cormac McCarthy, che risiede nel Nuovo Messico, assieme alla moglie e al loro figlio John. L’autore non frequenta il mondo letterario, per cui viene definito uno degli “invisibili”. Dal libro è stato tratto il film omonimo.
La problematica del romanzo è molto complessa, tragica, in una visione di un mondo invivibile, coperto di cenere, freddo, su cui incombe una devastante catastrofe, mondo rappresentato da ombre di persone allucinate, che si differenziano in buone e perfide, alla ricerca di uno sbocco vitale, in una perenne lotta tra bene e male. Case inabitate e nessun animale in giro. Personaggi centrali, un uomo con il proprio figlio decenne, entrambi senza nome, in cammino per una lunga strada, mentre la madre, incapace di affrontare una realtà assurda, priva di speranza, trova la soluzione nel suicidio, alla pari di altri esseri deboli.
La relatrice fa un’analisi critica molto acuta sia della ricca simbologia del romanzo sia del rapporto tra padre e figlio, dotati di senso pratico e soprattutto sostenuti dall’amore vicendevole, dalla luce della speranza. Il padre, mosso da un’eroica scelta, abbandona la desolazione della terra, per tentare la promettente via del mare: ha con sé soltanto un accendino e una tanica di benzina, per un periodo limitato, dopo di che, memore degli antichi progenitori, riesce a trarre il fuoco dalle selci. La vita di padre e figlio, pur tra inevitabili contrasti sul comportamento con gli esseri umani di tanto in tanto incontrati per strada, è garantita dal fuoco interiore che li anima, da incontri positivi. Nella conclusione, padre e figlio sono riscattati dalla presenza di una famiglia, abitante in una casa vicino al mare, dall’accoglienza che dona loro libertà e gioia di vivere. Ogni tanto la donna che li ospita parla di Dio. Segue un vivace dibattito e un breve intervento d’occasione di don Vittorio Rocca. A Rosa Grillo rivolgiamo alcune domande.
McCarthy a quale realtà si è ispirato?
“L’Autore ha avuto dalla terza moglie Jennifer Winkley il figlio John nel 1998, all’età di 65 anni: sostiene che si è potuto concentrare molto sulla sua paternità, affermando che ‘le conversazioni avute con John sono alla base di molti dialoghi del libro’. Inoltre, riporta un episodio, capitatogli a El Paso con il figlio addormentato: lui lo guarda dalla finestra, contemporaneamente vede i fuochi sulla collina e prova ad immaginare ‘come quel posto sarebbe stato dopo 50 o 100 anni’; nel frattempo  scrive qualche nota sul rapporto tra padre e figlio.”
Dalla lettura del libro cosa emerge sulla dimensione religiosa?
“La grande domanda religiosa rimane elusa. Lo studioso Erik J. Wielenberg, che ha scritto saggi su McCarthy, rileva che la cosa più di valore è l’amore: impegnarsi ad essere giusti è l’unico modo per conseguire l’amore vero.”
La simbologia, predominante nel romanzo, ti ha sorpresa? Perché?
“ La simbologia di McCarthy riguardante la capacità di sopravvivere in un mondo distrutto, sostenuti dall’amore, è una lezione di vita per noi che viviamo nel mondo dei consumi.”

Anna Bella

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