Messaggio Gmcs di Papa Francesco / Rendere i social opportunità educative, pastorali e spirituali

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“La connessione non produce automaticamente una comunione”. Ce lo spiega Papa Francesco nel Messaggio per la 53ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, diffuso, come di consueto, oggi 24 gennaio, solennità di San Francesco di Sales. Il Papa sceglie la prassi della continuità (in linea con i Messaggi precedenti) e ci regala una riflessione originale che accende la luce su quei processi della contemporaneità digitale così incarnati nella vita delle persone, da “essere ormai indistinguibili dalla sfera del vivere quotidiano”.
La continuità tra online e offline, se non ben compresa può, però, comportare dei rischi: Internet – osserva Francesco – “rappresenta una possibilità straordinaria di accesso al sapere” ma può divenire “uno dei luoghi più esposti alla disinformazione e alla distorsione consapevole e mirata dei fatti e delle relazioni interpersonali”.
Il rimando è certamente al Messaggio dello scorso anno (“Fake news e giornalismo di pace”) ma si estende anche ad altre derive del web come il cyberbullismo o il “fenomeno pericoloso degli eremiti sociali che rischiano di estraniarsi completamente dalla società”. La rete, quindi, ci può intrappolare, snaturando la nostra umanità ma – nota il Pontefice – “ci invita a riflettere sulla molteplicità dei percorsi e dei nodi che ne assicurano la tenuta, in assenza di un centro, di una struttura di tipo gerarchico, di un’organizzazione di tipo verticale”. Essa funziona grazie alla partecipazione di tutti, nessuno escluso. E non importa se sia giovane o adulto, esperto o uomo della strada.
Il digitale ci abbraccia e ci coinvolge rendendoci corresponsabili di quanto prodotto e diffuso.
Ma l’assunzione di responsabilità non è un processo semplice e naturale: comprende una presa di coscienza autentica, un ascolto umile, uno sguardo sincero, un essere “membra gli uni degli altri”. Sono queste le motivazioni che possono rendere bella e giusta la nostra esistenza sia essa mediata da una tecnologia o vissuta faccia a faccia. Non a caso, il Papa cita San Paolo e la sua metafora del corpo e delle membra con la quale l’Apostolo “esorta a deporre la menzogna e a dire la verità”. Una verità che si rivela nella comunicazione e nell’incontro con l’altro. Che è anzitutto Cristo, modello perfetto di relazione e prossimità. “Dio – chiarisce il Pontefice – non è solitudine ma Comunione: è Amore, e perciò comunicazione, perché l’amore sempre comunica, anzi comunica se stesso per incontrare l’altro”.
E noi, in quanto creati a Sua immagine e somiglianza, non possiamo non proiettare nel web e nei suoi infinti spazi la nostra identità comunionale, il nostro desiderio di relazione, il nostro aprirci all’altro. Così saremo veramente umani e riconosceremo la persona che ci sta di fronte “come compagno di viaggio” e non come un rivale da allontanare o un nemico da odiare.
Il Messaggio di quest’anno ci provoca e ci affida dei compiti importanti. Anzitutto quello di abbattere le barriere culturali e le tentazioni ideologiche che sovente ci inducono a interpretare la rete come spazio del male. In seconda istanza, ci chiede di individuare i tempi, gli spazi e le modalità che possono rendere i social web vere e proprie opportunità educative, pastorali e spirituali. Infine, ci esorta a contribuire a rendere la Chiesa “una rete tessuta dalla comunione eucaristica, dove l’unione non si fonda sui ‘like’, ma sulla verità, sull’‘amen’, con cui ognuno aderisce al Corpo di Cristo, accogliendo gli altri”.

Massimiliano Padula

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