Quattro anni di Papa Francesco – 2 / Il card. Montenegro: “A Lampedusa un pentagramma delle note che sarebbero venute dopo”

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Mons. Montenegro con Papa Francesco in occasione della visita a Lampedusa, l'8 luglio 2013

“A Lampedusa mise, come in un pentagramma, la chiave di lettura delle note che sarebbero venute dopo”.

Mons. Montenegro con Papa Francesco in occasione della visita a Lampedusa, l’8 luglio 2013

Così il cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, ripercorre, in una videointervista al settimanale diocesano “L’Amico del popolo”, il pontificato di Papa Francesco in occasione del quarto anniversario dell’elezione. In quel 13 marzo 2013 c’è stata “meraviglia, come per tanti altri – rivela Montenegro – che un po’ alla volta è diventata concretezza di qualcosa di grande che stava succedendo”. “Un po’ alla volta sono venute fuori quelle qualità, quello stile, quelle modalità di cui alcuni argentini mi parlavano e che buona parte stanno apprezzando”, prosegue il cardinale, secondo cui – riferendosi alla richiesta di pregare per lui affacciandosi alla loggia di san Pietro – “oggi possiamo dire che è stato sorprendente”.

Per l’arcivescovo, Francesco “è un papa inquietante, che continuamente ha una proposta nuova da farti. Che conosce e ama la gente e che parla il linguaggio della gente”. Per parlare della semplicità con cui si è presentato dopo l’elezione, Montenegro ricorda “la giornata di Lampedusa, che è stata straordinaria. Per me era la seconda volta che lo incontravo dopo la visita ‘ad limina’ con i vescovi. Ma a Lampedusa è stato come se avessi un fratello vicino, non c’era l’impaccio di avere accanto il Papa”. Dopo Lampedusa, “è andato a Lesbo e in tante periferie – osserva il cardinale – con la semplicità e la forza di un padre e di un pastore”.

“Ma a Lampedusa ho avuto l’impressione che fosse anche un profeta e che, come Mosè, indicasse a tutti la strada da prendere”. Nel video Montenegro parla anche del rapporto amichevole con Papa Francesco e sottolinea “la prossimità e il fatto che la gente lo senta vicino, questo vale per il potente e per il povero”. “Ci sta parlando di tutto e di tutti, ci sta scuotendo mettendoci davanti la figura di quel Dio che è padre misericordioso”, aggiunge il cardinale, evidenziando che “con le cose semplici ci sta meravigliando”. “Anche quando dice cose grandi, che potrebbero sembrare pesanti, sono dette con il tono e la voce di un amico che sa che vuole prenderti per mano. Ma il bello – conclude – è che anche lui vuole essere preso per mano per poter fare la strada insieme”.

(Fonte: AgenSir)

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