Sempre più team di ricerca si stanno interessando allo studio delle capacità cognitive degli elefanti, incluse le loro abilità di ragionamento causale, la memoria, la cognizione numerica, oltre alla loro – ormai assodata – capacità di riconoscersi allo specchio.
Sebbene geneticamente gli elefanti siano più strettamente imparentati con gli oritteropi e i lamantini, che con i primati, possiedono un enorme potenziale cognitivo. Ciò è supportato anche dalle loro caratteristiche anatomiche: hanno il cervello più grande tra tutte le specie terrestri (circa 5000 g). Ma non solo: il loro quoziente di encefalizzazione (EQ), ovvero il rapporto tra corteccia e dimensioni corporee, è elevato e corrisponde a 2,30, rispetto al 2,49 degli scimpanzé e al 7,44 degli esseri umani. Inoltre, gli elefanti sono unici in termini di possesso di una proboscide prensile che consente loro di manipolare facilmente vari tipi di oggetti, persino quelli molto piccoli. Pertanto, per certi versi, la proboscide di un elefante può essere paragonata alle abili mani dei primati.
L’elefante un animale sociale
Vi sono attualmente tre specie di elefanti esistenti: l’elefante africano della savana (Loxodonta africana), l’elefante africano delle foreste (Loxodonta cyclotis) e l’elefante asiatico (Elephas maximus) – tutte, purtroppo, in pericolo di estinzione. Tutte le specie di elefanti conducono una vita altamente sociale, per certi versi simile a quella dei primati.
La loro società è una grande rete con un’organizzazione gerarchica, che consente la gestione di un certo grado di complessità sociale. Vivono in gruppi di numero variabile fra i 3 e i 100 individui, composti da femmine e dai loro cuccioli. Le mandrie sono guidate dalle femmine più anziane, le matriarche, verso le aree ricche di acqua e vegetazione.
I cuccioli ricevono le cure parentali in maniera cooperativa dai membri della famiglia (la madre, le zie e le sorelle) e vivono una fase di allattamento della durata di 5 anni. Mentre le femmine rimangono con la famiglia per tutta la vita, i maschi la lasciano per cercare compagne all’età di 12-15 anni, quando raggiungono la maturità sessuale. Gli individui di sesso maschile a volte formano un piccolo gruppo di 2-4 componenti. Gli elefanti si discriminano e si riconoscono a vicenda con grande precisione attraverso segnali visivi, vocali e tattili. Le matriarche riescono a comunicare tra loro per decidere la direzione e coordinare i movimenti utilizzando richiami a bassa frequenza.
Nella psiche degli elefanti: l’uso di strumenti
Una prova dell’intelligenza di questi animali è la loro capacità di utilizzare strumenti (sono in grado di usare bastoni per allontanare le mosche e per grattarsi il corpo, ad esempio). Riescono anche a modificare i bastoni spezzandoli a metà quando sono troppo lunghi o togliendo le foglie dai rami quando sono troppo frondosi. Tutto ciò a dispetto del fatto che si è a lungo creduto che solo poche specie, come scimpanzé e corvi, utilizzassero spontaneamente utensili in natura.
Nella psiche degli elefanti: la memoria
Uno studio fondamentale ha esaminato in che misura gli elefanti asiatici possiedano la capacità di memorizzare serie di disegni arbitrari. Nella ricerca, ad un’elefantessa di 5 anni in cattività sono stati presentati due disegni. Le è stato chiesto, a questo punto, di scegliere quello che era stato predeterminato arbitrariamente come “corretto”. Dopo diverse sessioni di addestramento (330 prove in totale), l’elefantessa aveva imparato a scegliere il disegno giusto.
Presentando diverse coppie di disegni, l’elefantessa ha imparato la discriminazione sempre più rapidamente (entro 10 tentativi dalla quarta coppia), riuscendo ad impararne 20. Inoltre, era in grado di fornire risposte esatte anche dopo un anno. E’ stato anche dimostrato che gli elefanti africani in natura riconoscono i richiami a bassa frequenza dei membri della famiglia che avevano lasciato il branco 12 anni prima.
Nella psiche degli elefanti: l’intelligenza numerica
Delle evidenze hanno indicato che l’intelligenza numerica degli elefanti potrebbe essere superiore a quella di altri animali studiati, inclusi i primati non umani.
In un primo esperimento, i ricercatori hanno mostrato a cinque elefanti due cestini simultaneamente con diverse quantità di esche (fino a sei elementi).
Nel secondo esperimento, a quattro elefanti sono state presentate esche in sequenza, lasciandole cadere una alla volta in due secchi vuoti (fino a sei elementi).
In entrambi i test, il compito degli elefanti era quello di scegliere la quantità maggiore. Ci sono riusciti con un’alta frequenza e senza alcun addestramento.
Questa capacità di valutare la quantità maggiore potrebbe essere adattativa per gli elefanti da un punto di vista ecologico, in particolare per quanto riguarda la struttura del loro gruppo. Le dimensioni delle mandrie di elefanti aumentano durante le stagioni delle piogge e diminuiscono durante le stagioni secche. Gli elefanti devono quindi stimare le dimensioni del proprio gruppo o di un gruppo in avvicinamento, nonché identificare il numero di femmine per l’accoppiamento.
Maria Maddalena La Ferla