Riflessioni a margine / Autenticamente umani sull’esempio di Giorgio La Pira, il “sindaco santo” di Firenze, protagonista del saggio di Mario Agostino

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Un incontro particolarmente interessante quello svoltosi il 28 dicembre scorso al “Nuovo Costarelli” di Acireale, nel clima delle feste di fine anno, per riflettere e fare emergere valori e ideali, per cui vale la pena spendere la vita e vivere nella città dell’uomo, per costruire insieme il Bene Comune.

La proposta di un «Dibattito su Giorgio La Pira: “Quando la speranza si fece politica”» scaturisce dalla pubblicazione di “Cercatori del Paradiso, il noviziato politico di Giorgio La Pira” (Città Nuova Editrice), del giovane promettente giornalista Mario Agostino, che palesa, in modo mirabile, le radici della terra in cui è nato e della famiglia in cui è cresciuto, per la passione e la competenza che trasmette sia nel libro che nel suo intervento conclusivo.

La serata, introdotta e moderata dal nostro Vescovo, Antonino Raspanti, ha voluto mettere a confronto due parlamentari siciliani, l’eurodeputato Ignazio Corrao, del Movimento 5 Stelle e il deputato regionale Nicola D’Agostino.

La figura singolare del “Sindaco Santo”, come viene definito Giorgio La Pira, provoca stupore e interpella le coscienze. Oggi, siamo tutti sospettosi sulle qualità morali e sulla competenza dei governanti. Pare che la politica sia ben lontana dall’essere la forma più nobile di carità cristiana. Viene generalmente considerata “sporca”, ed entrare in politica si traduce in un volgare “sporcarsi le mani”. Senza voler essere così negativi nel giudizio, si avverte un pessimismo dilagante per l’assenza o la negazione della speranza nel genere umano. Eppure, è proprio la speranza il cuore pulsante dell’uomo. La speranza spinge e attiva tutte le energie vitali di ogni essere umano, se questi decide di realizzare qualcosa a cui non vuole rinunciare e per cui è disposto a spendersi.

Da adulti, sappiamo bene che la speranza non è un fatto magico, non è un colpo di fortuna, come una vincita al lotto. Per il credente, ancor più per il cristiano, la speranza ha un Volto, un Nome, è Gesù di Nazareth, che conosce il cuore umano e i suoi bisogni, ma anche le sue risorse e le sue ambizioni. Riconoscere in Gesù Cristo, l’uomo solidale con ogni uomo, di tutte le razze e di tutti i tempi, e assumerLo come Modello e Maestro di vita, cambia ogni prospettiva, trasforma la vita. Giorgio La Pira, uomo di questa nostra terra siciliana e di questo nostro tempo, lo testimonia bene. La sua fede in Gesù Cristo, morto e risorto, lo trasforma e gli apre nuovi orizzonti e nuove prospettive. Egli comprende che deve diventare lievito in seno alla società umana per trasformarla in “famiglia umana”, vivendo una “fraternità universale”, quasi un preludio della città di Dio. Tanto da poter dire, con audace ottimismo: “Quale valore allora acquista la vita umana: quante creature attendono da noi la mano fraterna che dà il lavoro, la casa, l’assistenza, la gioia” (cfr. M. Agostino, G. La Pira – Cercatori del Paradiso, pag. 55). Assume su di sé la speranza, come valore tangibile da vivere, non come utopia di chi sospira, dicendo “Speriamo!” Sperimenta come la giustizia e la pace possano essere realizzate con la volontà di molti e con strategie umanamente strutturate; che si può ben governare una città, un’impresa, un popolo, il mondo intero; che unire le forze per il Bene Comune è un dovere; che fare convergere le idee conduce tutti alla vittoria e nessuno viene mortificato; che rinunciare al proprio punto di vista può aprire orizzonti nuovi e più ampi; che condividere è meglio che dividere.

La speranza, infatti, richiede un impegno personale, convinto ed esplicitamente esercitato. Ogni cittadino adulto, nel proprio ambito di vita, può e deve, coerentemente e responsabilmente, dare il proprio contributo; con intelligenza e con entusiasmo, con quella passione capace di sfidare ogni difficoltà, adoperarsi per realizzare quel bene in cui crede; e, perfino, rinunciando, ad un bene soggettivo per guadagnarlo in favore di molti altri.

Il dovere dell’impegno coerente con i valori umani di libertà, di verità, di giustizia, di pace, di solidarietà, di rispetto dell’altro… non è solo del credente, ma di ogni uomo, quale membro della famiglia umana.

L’uomo è generativo, per sua stessa natura. Ha il compito di custodire la vita, farla crescere, educarla e moltiplicarla. La coerenza con questa dimensione prettamente umana arricchisce la propria umanità ed eleva a divino anche il non credente e lo rende felice, secondo il sogno di Dio.

Non sono stati proprio questi valori a fare convergere sulla stesura della Carta Costituzionale i nostri Padri Costituenti, nonostante fossero di diverse e contrapposte ideologie e di diverse formazioni politiche e partitiche? Non li ha spinti, forse, il profondo sincero amore per la Patria, la ricerca appassionata e disinteressata del Bene Comune e l’urgente bisogno di ricostruire il Paese?

Al credente si chiede un di più di coerenza e di azione, perché consapevole di essere inviato a seminare e a testimoniare l’intervento di Dio nella storia degli uomini. Questa consapevolezza fa dire a La Pira: “O mi dono amandoli [i fratelli] ed allora la mia vita si espande in loro e si perfeziona, o mi chiudo in me stesso e allora la mia vita si rattristisce ed insensibilmente ma progressivamente si estingue” (op. cit. pag. 57).

Tutti riconoscono in La Pira una grande ricchezza di umanità! Certamente, non si può nascondere la sua audacia davanti alle situazioni di grande bisogno e di povertà che incontrava.

Mi domando se ci possa essere un uomo privo di umanità. Si può essere poveri ma non privi. Forse si ha bisogno solo di crescere, di essere aiutati a diventare adulti. In una società in cui l’assenza delle figure genitoriali crea un vuoto educativo e i giovani non hanno modelli di confronto stabili e affettivamente sicuri, si ha fortemente bisogno di uomini e donne maturi.

E se ogni adulto svolgesse consapevolmente questo ruolo per tutta la società? Tutti potrebbero contribuire a realizzare una società autenticamente “umana!”

Teresa Scaravilli

 

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