San Sebastiano / Massimo Vittorio: “Fotografo istanti di devozione”

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San Sebastiano

Bloccare la tradizione è la sensazione e l’obiettivo perseguito all’interno della mostra fotografica di Massimo Vittorio, allestita ad Acireale, nella chiesa di Sant’Antonio da Padova.

L’esposizione dal nome D-Voti vuole essere un omaggio al culto di San Sebastiano, in occasione dei cinquecento anni di tradizione e devozione verso il santo compatrono della città di Acireale che l’autore evidenzia nel titolo dell’esposizione, con il gioco di nomi evocato della lettera d.

Spiega l’autore in un’intervista, che il suo intento ed il suo desiderio è quello di raccontare e di usare la fotografia come uno strumento di narrazione. Gli chiediamo come nasce il progetto per l’esposizione fotografica.devoti san sebastiano

La festa di San Sebastiano nella mostra di Massimo Vittorio

L’ idea è sorta in maniera inaspettata, quando, dal 2019, ho iniziato ad immortalare la festa di San Sebastiano. Vedendo che i miei scatti piacevano, ho deciso di procedere alla realizzazione di questa esposizione che raccontasse con venti scatti i momenti della festività acese. Quando ho documentato la festività nel 2020, ho capito che bisognava immortalare e mostrare l’anomalia del momento storico che ci stava coinvolgendo. La celebrazione in estate era sicuramente una novità che andava raccontata.

Cosa è importante per lei nella ricerca fotografica del suo progetto?

Certamente è importante per me immortalare la storicità della festa ed il culto di San Sebastiano. Desidero fotografare la devozione e la tradizione di questo rito, accostandomi alla religiosità del momento con il necessario rispetto. devoti

Da fotografo, può raccontarci come si può riuscire a catturare l’essenza del singolo momento all’interno di un mondo che corre?

È la grande sfida della fotografia: è un momento storico in cui si fotografa sempre molto di più e si stampa meno. Il più importante obiettivo per un fotografo è dunque quello di immortalare un singolo istante, come, in questo caso, quello della religiosità e cristallizzarlo nella fotografia. Questo è fondamentale per raccontare qualcosa attraverso la fotocamera.

Trova sia cambiato l’atteggiamento dei fedeli dopo le restrizioni della pandemia?

Non molto in realtà: ho notato una forte voglia di mettersi in gioco e di rivivere una fede che è comunque rimasta viva nonostante le restrizioni imposte dal covid.

Crede, a monte delle sue ricerche fotografiche, che possa cambiare in futuro l’atteggiamento religioso dei fedeli?

Non credo. Probabilmente cambieranno le modalità di interazione e di rapportarsi al mondo religioso. Per esempio, ci potrebbe essere sempre più bisogno di affidarsi ai social network per raccontare la fede, ma noto davvero tanta voglia di rivivere la fede da parte della gente.

Ha altri progetti in cantiere per il futuro?

Mi piacerebbe pubblicare un libro con i miei scatti.

Giulia Bella

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