Acicatena / Le Terme di Santa Venera al Pozzo tra storia e leggenda

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Posta su una verdeggiante altura nel territorio di Acicatena l’area archeologica delle Terme di Santa Venera al Pozzo si estende per circa nove ettari, spingendosi fino a Capo Mulini. Questo paesaggio, dove natura e storia si intrecciano, è ricco di sorgenti d’acqua sulfurea e custodisce una memoria millenaria fatta di culti antichi, insediamenti termali e tradizioni religiose. Oltre al suo valore archeologico e paesaggistico, il sito è fortemente legato a miti greci e tradizioni cristiane. L’area archeologica, oggi gestita nell’ambito del Parco archeologico e paesaggistico di Catania e della Vallata delle Aci, conserva una forte identità culturale legata profondamente al territorio.

Acicatena / Le Terme di Santa Venera al Pozzo: un po’ di storia

Furono i Greci, tra il V e il IV secolo a.C., a stabilirsi intorno alle sorgenti di acque benefiche della zona, costruendo ambienti probabilmente destinati all’uso termale. Intorno alla sorgente sorse il primo nucleo: un santuario dedicato a Demetra e Kore, documentato dal ritrovamento di statuette votive. Tra le testimonianze più importanti dell’epoca greca c’è la cosiddetta “Casa del Pithos”, un edificio sacro del IV secolo a.C. sorto accanto a un antico corso d’acqua. Al suo interno è stato rinvenuto un grande recipiente in terracotta (pithos), alimentato da un sistema di canalizzazione.

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Giunti i Romani sul luogo, demolirono gli edifici greci per fare posto a un articolato complesso termale, risalente a dopo il I secolo d.C., ancora oggi visibile tra i resti dell’area. Gli ambienti seguivano la classica sequenza: sala d’ingresso, spogliatoio, frigidarium, tepidarium e calidarium. Il sito, identificato con l’antica Acium, era una delle mansiones lungo la via tra Catania e Messina, dove i viaggiatori si fermavano per beneficiare delle acque curative.

Secondo la tradizione cristiana, Santa Venera subì il martirio proprio in questo luogo. La storia racconta che i persecutori romani la decapitarono e gettarono la sua testa nel pozzo termale. Le acque di quest’ultimo, nel Medioevo, erano venerate come sacre. Alla memoria della Santa è legata anche una rappresentazione sacra, documentata sin dal 1884. L’acqua iposulfurea e salsobromoiodica, considerata tra le migliori in Europa, è stata a lungo una risorsa economica e terapeutica fondamentale per tutto il territorio delle Aci. Oggi, però, la sorgente, sebbene ancora presente, è purtroppo in disuso.

Acicatena / Le Terme di Santa Venera al Pozzo nel tempo

Nel tempo, l’area ha subito numerose trasformazioni. Accanto alle terme, una villa rustica romana fu trasformata a partire dal III secolo in un impianto produttivo con 37 ambienti e tre fornaci, attivo nella lavorazione di ceramica e laterizi fino al V secolo. In epoca medievale, i fedeli costruirono la chiesa di Santa Venera, già documentata nel XII secolo. Poi ufficialmente intitolata alla santa nel 1397, come attestato da un privilegio regio. La devozione popolare divenne tale che, nel 1422, Alfonso il Magnanimo istituì una fiera franca, attiva per circa due secoli.

Le vasche termali, chiuse nel 1895 per motivi sanitari, furono poi sostituite dal moderno impianto delle Terme di Acireale. All’interno dell’antica dimora della famiglia nobiliare Pennisi, baroni di Floristella, è oggi ospitato un antiquarium. Qui sono raccolti i reperti più significativi, utili a ricostruire le diverse fasi insediative del sito, dalla preistoria all’età moderna. Un’importante scoperta recente ha modificato profondamente la conoscenza dell’area.

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La demolizione di un grande edificio in cemento armato, costruito accanto alla chiesa, ha consentito una scoperta piacevolmente inattesa. Ha rivelato che le terme si estendono su una superficie almeno quattro volte più ampia di quanto si pensasse. Sono emersi numerosi ambienti attorno e sotto la sorgente termale, inclusi impianti per la sterilizzazione dei fanghi usati in ambito terapeutico. L’ecosistema della zona, caratterizzato da emissioni gassose che colorano le acque, ha alimentato anche il mito di Aci e Galatea, narrato da Ovidio nelle Metamorfosi. Intorno alla sorgente è stato rinvenuto un temenos greco destinato a riti legati all’acqua, insieme a reperti che raccontano la quotidianità di 2500 anni fa.

Acicatena / Le Terme di Santa Venera al Pozzo: un patrimonio da tutelare

Nel gennaio 2014 un decreto della Regione Siciliana ha reinserito, dopo un periodo di esclusione, l’area di Santa Venera al Pozzo nel sistema regionale dei parchi. È stato così possibile emettere il decreto assessoriale che ha definito i confini del Parco archeologico e paesaggistico “Valle dell’Aci”. Garantendo così la tutela di un’area minacciata dall’espansione urbana. I parchi archeologici, istituiti con la legge regionale n. 20, godono di autonomia amministrativa e possono reinvestire localmente le risorse economiche generate, evitando così l’abbandono dei siti.

Purtroppo, nel luglio 2023 un incendio ha colpito l’area, danneggiando una parte significativa del patrimonio archeologico e ambientale. L’evento ha messo in luce la vulnerabilità del sito, ma ha anche attivato una pronta risposta. L’Assessorato regionale dei Beni Culturali, la Soprintendenza di Catania, il Parco Archeologico di Catania e il Comune di Acicatena hanno infatti firmato un Accordo di Collaborazione. L’obiettivo è una gestione condivisa e il rilancio del sito, rendendolo fruibile e valorizzando il patrimonio. Ma anche promuovendo uno sviluppo sostenibile, nonché come forma di presidio contro futuri disastri. Santa Venera al Pozzo rappresenta un prezioso frammento di storia e identità per il territorio delle Aci. Un luogo dove memoria e natura si intrecciano in un racconto che merita di essere tramandato alle generazioni future.

Mariachiara Caccamo