Storia / Alle radici della Fiera Franca delle Aci

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La periferia di Catania ospita molte città dalle grandezze e dalla storia considerevole. Tra quest’ultime, una di rilievo riguarda la città di Acireale e l’antica Fiera Franca delle Aci. Il capoluogo delle aci non era infatti tanto ricco in passato per via del turismo, ma piuttosto per la produzione e il commercio, al punto di rivaleggiare con la stessa Catania. Stesso discorso per i comuni limitrofi della terre delle Aci. La ricchezza di questa zona erano il lino e la seta con cui si alimentava un’ampia produzione manifatturiera prolifica grazie ai vari corsi d’acqua. Tutta eredità di un passato rurale caratterizzato dal fatto che l’intera zona delle Aci era divisa in vari casali, l’uno rivale con l’altro, con piccoli centri abitati del tutto trascurabili in età medievale. Come si è passato ad avere dei prolifici centri abitati, soprattutto nel ‘600?

Storia / Alle radici della Fiera Franca delle Aci

Una delle ragioni si deve alla Fiera Franca. Si teneva ogni anno intorno nei giorni dedicati a Santa Venera (sette giorni a cavallo del 26 luglio) dal 1422, quando Alfonso V d’Aragona concesse vari diritti in merito, presso la contrada di Santa Venera nell’attuale territorio di Aci Catena. L’ubicazione era presso l’antico ospedale e la cappella dedicata per l’appunto a Santa Venera, di proprietà dell’omonima chiesa di Catania. Per comprendere questo evento bisogna precisare che il culto di Santa Venera era legato al commercio dei tessuti, cosa che si faceva già dapprima del 1422 e che al momento dell’elargizione dei diritti ed esenzioni incrementarono il commercio.

Inoltre è proprio l’antica Fiera il motivo per cui Santa Venera è patrona di Acireale, cosa che non era per l’allora quartiere di Aci Aquilia. Questo lo si deve far risalire ai decenni di metà 600’, anni in cui la fiera franca venne spostata all’interno di Acireale. Nel 1619 una razzia ottomana aveva messo in agitazione l’intera area, fungendo da pretesto per Acireale per richiedere allo stesso viceré di spostare la fiera dentro il quartiere. Veniva indicata quale zona più difendibile in un contesto in cui non vi erano fortificazioni in caso di future incursioni. La richiesta fu motivo di asprissime contese con altri quartieri, per via della ricchezza della fiera e della rivalità nei confronti di Acireale.

Storia / Alle radici della Fiera Franca delle Aci: la divisione

A tal proposito, nel 1620 la fiera venne divisa. Successivamente i quartieri si divisero in città distinte per via dell’inasprirsi della contesa. Solo dopo la vendita della zona di Santa Venera ai Principi Riggio di Aci Catena, la fiera venne spostata definitivamente ad Acireale. Il casato, poichè già abbastanza ricco, non ritenette più opportuno organizzarla. Usurpata la fiera, Acireale si adoperò ad aggiungere nella chiesa di Sant’Annunziata un altare dedicato a Santa Venera per accompagnare la fiera alla festa della Santa nel 1642, soppiantando la chiesa di Santa Venera del Pozzo che, pur essendo stata rinnovata due anni prima, era diventata del tutto periferica. Nel 1651 venne dichiarata infine patrona della città.

Con la nuova ubicazione la fiera proliferò sino a diventare la terza per ordine d’importanza in Sicilia attraendo mercanti da tutta l’Italia. La stessa Acireale divenne infine una città prolifica, centro economico dell’intero comprensorio delle Aci, acquistando la contea di Mascali e il bosco di Aci per erigere delle piantagioni di gelso fondamentali per la produzione della seta. La crescita si arrestò solo nell’800, quando la fiera era diventata ormai periferica. Nel 1818 Acireale venne spogliata dei diritti di fiera, rendendola un comune mercato.

Emanuele Russo

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