Le prime luci di ottobre filtrano tra le finestre del Bar del Santuario, disegnando sul pavimento piccole strisce dorate che si muovono lente, come se danzassero insieme al rumore sommesso delle tazzine che si toccano. Fuori, Valverde si sveglia piano, con la calma di chi conosce il ritmo del proprio paese. È il 22 ottobre, e il bar compie cinquant’anni.
Un momento importante che vedrà la partecipazione del parroco Leandro Xavier Rodrigues, dell’attuale sindaco Domenico Gaggegi e della giunta comunale.
Dietro il registratore da cassa, con lo sguardo dolce e fiero di chi ha visto passare dietro quel lucente bancone una vita intera, c’è la proprietaria del bar, Grazia Cucè.
Il Bar del Santuario si trova nel cuore del paese, proprio accanto al Santuario della Madonna di Valverde. È sempre stato lì, come una presenza gentile e costante, punto d’incontro, rifugio, ritrovo, confidente. La sua insegna semplice, le sedie di ferro battuto, i tavolini con i vetri leggermente segnati dal tempo: tutto racconta una bellezza fatta di autenticità. Nulla qui è costruito per stupire, eppure ogni cosa stupisce, perché è vera.
Un dono che diventa destino
Quando le chiedi come tutto è cominciato, Grazia Cucè si commuove. «Questo bar è stato un regalo di mio padre» racconta. Si ferma un momento, guarda fuori dalla vetrina.
«All’inizio era tutto diverso – continua – Valverde era più piccola, la piazza era il cuore pulsante di ogni cosa. E il Bar del Santuario era un po’ come una finestra sul mondo: da qui passava la vita di tutti. Chi partiva e chi tornava, chi si innamorava, chi cercava conforto dopo una giornata difficile. Era un bar, sì… ma era anche una casa per tanti».
Con il tempo, il Bar del Santuario è diventato un punto di riferimento. Non solo per il caffè o per la granita, ma per quello che rappresenta. È un luogo dove le persone si sentono accolte. Qui le parole trovano spazio, le risate si mischiano alle confidenze, e il profumo di mandorla si mescola a quello della memoria.
La colazione: il cuore del Bar del Santuario di Valverde
Alle sette del mattino, il Bar del Santuario si anima. Gli habitué prendono posto quasi senza guardare, come se le sedie li aspettassero da sempre.
«La colazione è il momento che più ci rappresenta, ci racconta la proprietaria. È l’inizio del giorno, quando tutti si incontrano. C’è chi viene solo per un espresso veloce e chi invece si siede e resta un po’, magari per chiacchierare, leggere il giornale, o semplicemente guardare la piazza che si sveglia. È in quel momento che sento davvero l’anima del bar. È un concerto di voci, profumi e sorrisi”.
Le parole della signora Cucè sono leggere, ma hanno il peso dolce delle cose vere, quotidiane. E in quel quotidiano c’è tutto: la memoria, la cura, la continuità.
Il Bar del Santuario non è solo un bar; è una forma di appartenenza, un luogo che conserva e restituisce l’identità di un paese intero.
La granita, un simbolo d’estate e d’infanzia
Se c’è un sapore che più di tutti racconta la storia del Bar del Santuario, è quello della granita. Mandorla, limone, caffè, fragola… ognuna con la sua anima, ognuna con il suo ricordo. Nei mesi caldi, il bar si riempie di bambini e famiglie, di risate e chiacchiere leggere.
«La granita è il nostro orgoglio – dice Gianni, marito di Grazia. «Per molti, è un sapore dell’infanzia. Tanti mi dicono: la tua granita sa di casa. E non c’è complimento più bello. Perché il cibo, quando è fatto con amore, diventa memoria. È un modo per tenere insieme le persone, anche quelle che magari non vivono più qui».
Un bar che cresce insieme al paese

Negli anni, intorno al Bar del Santuario tutto è cambiato. Le macchine sono diventate più veloci, le persone più di fretta, la piazza più rumorosa. Ma dentro, tra i tavolini, il tempo sembra scorrere diversamente.
«Certo, anche noi ci siamo dovuti adattare – ammettono i titolari. «Sono arrivati i giovani, con i loro gusti, i loro modi. Ma non abbiamo mai voluto snaturarci. Il segreto è restare fedeli a se stessi, senza paura di accogliere il nuovo».
Il bar, nel corso degli anni, è diventato anche testimone di tanti momenti importanti della comunità. Qui si sono festeggiati battesimi, lauree, ritorni a casa. Qui si sono pianti addii e si sono celebrate nascite.
«Ogni giorno c’è una storia diversa che entra da quella porta – dicono. A volte non serve parlare, basta un sorriso, un caffè posato sul bancone, e capisci tutto. Questo mestiere ti insegna ad ascoltare».
L’eredità del padre e la forza della famiglia

Il ricordo del padre è sempre presente nelle parole della titolare e l’amore per questa attività traspare non solo nell’operato del marito, Gianni Scalia, ma anche nei gesti del figlio Omar. E forse è proprio questo il segreto del Santuario: l’amore con cui è stato curato, ogni giorno, per cinquant’anni.
Non c’è dettaglio lasciato al caso: dalle vetrine sempre pulite alle piante che adornano l’ingresso, dai dolci esposti al modo in cui la musica di sottofondo cambia con l’ora del giorno. Tutto parla di attenzione e dedizione.
«Sapere che nostro figlio continuerà questa storia ci dà serenità. Ogni generazione ci mette qualcosa di suo, ma l’essenza resta. Il Santuario non appartiene solo a noi, appartiene a Valverde».
Il Bar del Santuario di Valverde come specchio della comunità
Nel pomeriggio, quando il sole cala dietro la chiesa, il bar si riempie di voci nuove. Tutti sembrano trovarsi a proprio agio, come se fossero clienti da sempre.
«Ci piace pensare che il bar rifletta l’anima del paese – dicono i titolari. Valverde è un luogo pieno di umanità, dove ci si conosce ancora per nome. Qui ci si ferma, ci si parla, ci si ascolta. È un ritmo che altrove si è perso, ma noi lo difendiamo ogni giorno».
E davvero, sedersi al Santuario significa immergersi in quel ritmo lento e sincero che è proprio della Sicilia più autentica.
Ogni persona che passa lascia qualcosa: una parola, un sorriso, un frammento di vita che si aggiunge a tutti gli altri, come le tessere di un mosaico.
Ma è ad agosto e precisamente a conclusione dei festeggiamenti in onore della Madonna di Valverde, quando nel bar si leva l’inno di Mameli, che si capisce davvero l’anima del Bar del Santuario. Un’anima fatta di gente, di fede e di piccoli, preziosi legami.
Federica Leonardi
