Vangelo della domenica (26 febbraio) / L’uomo spesso vive accumulando beni superflui e trascura invece la sua spiritualità

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Canto al Vangelo ( cf Eb 4,12 )

Alleluia, alleluia. La parola di Dio è viva ed efficace, discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. Alleluia

Vangelo ( Mt 6,24-34 )
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.
Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?
E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?
Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.
Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».
Parola del Signore

Riflessione

Nel brano del Vangelo di questa domenica, Gesù esorta i suoi discepoli a non dissolvere la propria vita nella tensione di possedere dei beni, anche se necessari, ma vivere invece con quella fiducia di sentirsi curati e aiutati da Dio che è Padre. Spesso l’uomo vive l’ansia di provvedere anche per il futuro, impiegando eccessivamente le proprie energie e il proprio tempo ad accumulare denaro e beni superflui che non servono per soddisfare il bisogno quotidiano, ma per coprire una ansiosa sicurezza. Occupando il proprio tempo in questo esasperato fare, non si trova più il tempo di dedicarsi a ciò che rallegra il cuore. Non si ha il tempo di guardare il Creato ed ascoltarne la sua armonia; non si ha il tempo di accorgersi nemmeno della cura che Dio ha per ogni esistenza, di quanto amore lo circonda; non si trova il tempo da dedicare alle relazioni, per incontrarsi e guardarsi negli occhi senza alcuna fretta; si ha difficoltà persino di fermarsi da soli a pensare alla propria vita e alle meraviglie che Dio compie dentro ogni esistenza. Gesù non rimprovera il lavoro e il fare dell’uomo per provvedere ai propri bisogni, ma esorta l’uomo a non esasperare questo lavoro, facendolo diventare il fine della propria vita e non usandolo invece come il mezzo per vivere dignitosamente. Gesù rimprovera l’autosufficienza di chi pensa di poter bastare a se stesso, di chi non pensa più a Dio come Padre provvidente che ha cura dei suoi figli. Gesù invita i suoi discepoli a vivere un altro stile di vita da quello mondano e frenetico. Li invita ad osservare gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Li invita ad osservare i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Gesù insegna ed indica ai suoi discepoli, uno stile di vita che opera e costruisce insieme a Dio, uno stile di vita nel quale ci si sente davvero figli amati e curati da un Padre misericordioso al quale si affida la propria esistenza, fidandosi dell’invito di Gesù che dice: “Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta”.

Letizia Franzone

 

 

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