Maltempo / Venezia allagata, acqua anche nella Basilica. Mons. Moraglia: “Non far venire meno la fiducia nelle Istituzioni”

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“La Basilica soffre delle stesse difficoltà di Venezia in momenti tragici come questi”. Lo afferma don Antonio Senno, procuratore di San Marco e delegato del Patriarca per la Basilica, all’indomani della marea eccezionale di lunedì 29 ottobre, che non non ha risparmiato la cattedrale dell’Evangelista. Con i 156 centimetri registrati intorno alle ore 15, sono stati allagati il nartece, il battistero e la cappella Zen. L’acqua è penetrata filtrando anche in prossimità della porta della Nicopeia e nella cripta, dove si trovano le tombe dei Patriarchi, ma non in rilevanti quantità. “Purtroppo l’acqua salmastra accelera il processo di deterioramento dei marmi, invecchiandoli in poche ore anche di cinquant’anni”, dice ancora don Senno: “Abbiamo le basi di alcune colonne che si stanno sbriciolando”.
Il Patriarca Francesco Moraglia ha seguito con apprensione l’evolversi della situazione, affidando Venezia e i veneziani alla Madonna Nicopeia.
“Le preoccupazioni ci sono – afferma – e per questo dico che sia la basilica di San Marco che la città di Venezia vanno rispettate, custodite e mantenute come realtà vive, di popolo. Speriamo quindi che – con il concorso di tutti – anche certi strumenti, progettati e da tempo in fase di definizione, a questo punto possano entrare presto in funzione e… soprattutto funzionino bene, per ridare speranza alla città e non far venire meno la fiducia nelle istituzioni”.
“Nel momento culminante dell’acqua alta – ricorda mons.  Moraglia – sono andato a vedere direttamente sia lo stato della Basilica, raggiunta dall’acqua in più punti, sia di Piazza San Marco. E proprio percependo la gravità della situazione ho voluto raccomandare soprattutto le persone e la loro incolumità alla Madonna Nicopeia e al patrono San Marco. In quei momenti la Basilica mi è sembrata l’immagine dell’intera città di Venezia nella sua congenita fragilità”.
Una fragilità a fronte della quale vanno poste in campo intelligenza, tenacia e cura continua, perché solo interventi adeguati e una manutenzione ininterrotta rendono possibile una conservazione di lunga durata e di rilevante qualità.
“Non sono un tecnico – prosegue il Patriarca Francesco – e non sono in grado di quantificare i danni arrecati alla Basilica anche perché, oltretutto, in parte si potranno manifestare e verificare solo nel tempo”. Ma, come detto, occorre dare continuità e completamento a tutti gli strumenti posti in campo per la tutela della città e della laguna. E il riferimento alle dighe mobili, la cui costruzione è avviata da tempo e di cui da anni si attende il completamento, appare evidente.
Non c’è però solo la basilica di San Marco. A finire sott’acqua e a patire disagi e danni sono anche tante chiese della città storica ma anche delle isole, a partire da Murano, dove un velo d’acqua è entrato anche nella basilica di Santi Maria e Donato.
Nella basilica dell’isola di Torcello, poi, sono stati registrati circa 15 centimetri di acqua e qualche danno anche all’accesso del campanile.
Allagamenti notevoli si sono registrati, tornando a Venezia, anche nei corridoi del piano terra del Palazzo Patriarcale e nel chiostro di Sant’Apollonia.
È l’intera comunità civile, comunque, che ha patito l’allagamento.
Coprendo d’acqua il 77% della superficie della città, l’alta marea di lunedì scorso ha creato fastidi innumerevoli e danni consistenti ai piani terra, dove ancora vivono tante famiglie veneziane, e ai negozi.
Inoltre, dopo le maree eccezionali di lunedì scorso, altre volte l’acqua alta si è ripresentata e si ripresenterà: anche nei prossimi giorni sono previsti picchi di 110 centimetri e più. Significa che in piazza San Marco, il punto più basso della città, ci sono stati o ci saranno più di trenta centimetri di acqua. E che circa il 20% della superficie pedonale della città viene allagata.

Giorgio Malavasi e Marco Zane

 

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