Valverde / Don Vittorio Rocca alla Pro Loco: “I demoni” di Dostoevskij ci fa riflettere sui nostri giorni

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Si è tenuto ieri, venerdì 27, alle 19,30, il secondo incontro di don Vittorio Rocca, docente di Teologia morale e decano della Basilica collegiata “San Sebastiano

Don Vittorio Rocca

Martire” di Acireale, sul tema “Il mistero di Dio e dell’uomo nelle opere di Dostoevskij”. L’incontro, organizzato dalla Pro Loco di Valverde, si è tenuto nella sala consiliare del Comune; la sala della biblioteca comunale “Giuseppe Fava” non avrebbe potuto contenere i partecipanti.

Durante l’appuntamento dello scorso 13 ottobre si è parlato della biografia dell’autore russo, del contesto storico in cui ha vissuto, e in particolar modo del romanzo “L’idiota” mediante la lettura di alcuni brani. Secondo Fedor Dostoevskij la Bellezza, intesa come quella che ha compiuto il Bene, “salverà il mondo”.
Il secondo incontro ha visto protagonista il romanzo “I demoni”, comparso a puntate sulla rivista “Messaggero russo” nel 1872, in volume l’anno successivo. Secondo l’autore esiste solo una forza che libera l’uomo dal male, l’Amore. Il romanzo, come don Vittorio ha precisato, permette di riflettere sul male facendo riferimento ai nostri giorni, e ci fa capire come le tematiche dello stesso autore sono attuali.

“Scritto a breve distanza dall’«Idiota» – ha precisato don Vittorio Rocca -, sembra che l’autore prenda il discorso esattamente laddove lo aveva lasciato”. Ed ha aggiunto, tra l’altro: “Dostoevskij vuole raccontarci il volto puro del male. Si parla di storie di rotture e opposizione senza fine”, continua così don Vittorio. Storie di uomini spregevoli, di rivoluzionari illuminati che giudicano tutto alla luce del loro spirito ideologico”. “Si tratta di un romanzo complesso, ricco di colpi di scena, di 500 pagine, di cui 300 sono dedicate a Stepan, personaggio eccentrico ed ambiguo”.

A partire dalla lettura di alcune parti del romanzo, don Vittorio ha spiegato ai presenti la figura di Stepan, il padre di tutti i demoni, il capo della menzogna, che si mostra come un intellettuale parlando spesso in francese. Si tratta di uomo senza consistenza, che copre il vuoto della sua vita indossando una maschera, facendosi credere un perseguitato politico.

“Ottiene da una donna il posto di precettore per suo figlio Nikolaj – spiega don Vittorio. Stepan è innamorato di lei ma non lo dice per paura di essere cacciato. Anche Stepan ha un figlio, Pëtr , e se ne disinteressa completamente, lo affida infatti alle zie. Il cuore di Stepan si commuove di fronte ai drammi di Shakespeare, ma perde ogni contatto con la terra e con le persone. Prova indifferenza, recita sempre una parte, il suo peccato è l’incapacità di amare. Dopo un litigio con la donna fugge e lungo la strada incontra dei contadini che lo invitano a salire sul carro. Ecco qui il tema dell’incomunicabilità, Stepan parla ora in russo ora in francese. Giunto ad un villaggio incontra una venditrice ambulante di Vangeli. La donna gli legge alcune pagine della Bibbia, e gli rimprovera di essere stato “tiepido”. ad un certo punto è come se una benda cadesse dagli occhi di Stepan – prosegue Don Vittorio -. Prima di morire confessa l’amore alla donna che ammette di averlo amato segretamente”.

Successivamente si è analizzato il secondo demone del romanzo, Pëtr, il figlio di Stepan. L’indifferenza del padre diviene “omicida” nel figlio. Pëtr sembrava malato, era curvo, aveva una piaga sullo zigomo, parlava in maniera molto rapida, ma diceva tutto e niente. Non era né sciocco, né intelligente.

“È a capo di cinque giovani – precisa don Vittorio -, che condurrà a commettere un omicidio. Lo scopo di Pëtr e degli altri è far crollare lo Stato e la morale per favorire la rinascita della Russia. I cinque si sentono poi minacciati dal loro capo perché dovevano uccidere. Dostoevskij fonde due bestie nella figura di Pëtr”.

Il terzo demone è Kirillov, un giovane dall’aria pensierosa, sensibile, ama i bambini, disprezza Pëtr. Si pone da sempre il problema di Dio in maniera atroce. “Pur essendo ateo – spiega don Vittorio -, chiama Gesù l’uomo più sublime della terra. Kirillow libererà gli uomini attraverso il suo suicidio, salverà gli altri distruggendo sé stesso”.

Quarto demone Ivan Satov, il suo Dio è il popolo. È in cammino per conoscere Dio, ed è colui che verrà ucciso dal “quintetto”. Una notte Satov corre ad aprire alla porte, era Marija, la ragazza che aveva sposato tre anni prima ma dal quale si era separato dopo due settimane di matrimonio. “Marija sta per partorire, la nascita del neonato simboleggia il riconoscere la vita. Dostoevskij forse fa riferimento alla natività, Satov abita in via dell’Epifania. Si tratta di una storia piena di orrori che rinasce con la nascita di questo bambino. Pëtr -precisa ancora don Vittorio – odia Satov perché non aderisce al «quintetto», così lo uccide”.

L’ultimo demone è NiKolaj, figura in cui il male raggiunge la sua più completa forma, è il principe dei demoni. La sua è una vita vissuta nella noia, è incapace di distinguere il bene e il male, “vuole tutto e vuole tutto negare”. È affascinante, attrae le donne, è aristocratico, autorevole e tutti lo ammirano.

“NiKolaj violenta una bambina e la obbliga al suicidio”, spiega don Vittorio. “Nikolaj osserva la bambina suicidarsi, qui si assiste alla più demoniaca perversità. Il peccato di questo personaggio è per l’autore quello più grave. Nikolaj si reca dal vescovo con le sue malefatte e lo considera “maledetto psicologo” per quanto gli dice. Nikolaj chiede “Cristo mi perdonerà?”, con il sorriso e con una voce ironica. Rifiuta lo Spirito Santo. Finirà per uccidersi, questo è il gesto di rifiuto. Prova un profondo odio per la vita e per il mondo” – conclude così don Vittorio Rocca.

L’incontro, molto partecipato, ha ha dato vita a un interessante dibattito. A partecipare, oltre al parroco di Valverde, padre Nei, anche il presidente del consiglio comunale, dott. Alfio Sambataro, alcuni “addetti ai lavori”, e qualche giovane. Prossimo appuntamento venerdì 10 novembre nella sala consiliare del palazzo comunale alle 19 con l’opera “I fratelli Karamazow” dello stesso autore.

Graziella De Maria

 

 

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