1° maggio di riflessione. Lavoro dignitoso antidoto alla povertà

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Nella ricorrenza della festa del lavoro, riportiamo un articolo pubblicato qualche giorno fa su “L’Osservatore Romano”, a commento di un seminario organizzato dal Pontificio Consiglio “Iustitia et Pax”.  

lavoro_1Occupazione e lavoro dignitoso per tutti: passa attraverso queste due coordinate la strada per uscire dalla spirale della povertà. Forte di questa convinzione, il Pontificio Consiglio della giustizia e della pace ha organizzato il seminario di studio in corso in questi giorni a Roma, con la partecipazione di delegati dell’Organizzazione mondiale del lavoro (Oil) e di un gruppo di ong cattoliche impegnate sul campo. Si tratta di una trentina di organismi che hanno firmato di recente il documento «Il lavoro dignitoso e l’agenda per lo sviluppo dopo il 2015», oggetto di particolare approfondimento durante le sessioni dell’incontro.

Aprendo i lavori martedì mattina, 29 aprile, il cardinale presidente Peter Kodwo Appiah Turkson ha accennato alla canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, entrambi autori di encicliche — in particolare la Pacem in terris e la Laborem exercens — le cui tematiche richiamano espressamente quella del seminario: «Lavoro dignitoso, giustizia sociale e sradicamento globale della povertà».

Illustrandone le premesse, il porporato ha sottolineato come «nonostante le grandi conquiste dell’industrializzazione e della globalizzazione, la povertà continua a tormentare troppi milioni, anzi miliardi, di nostri fratelli e sorelle in tutto il mondo». E  gli studi sul campo dimostrano che la disoccupazione, la sottoccupazione e il lavoro precario contribuiscono a perpetuare le condizioni di indigenza di generazione in generazione, tra le popolazioni più arretrate. Di contro, invece, il miglioramento delle condizioni di lavoro contribuisce alla prosperità di tutta la società, «avendo un impatto positivo non solo sui salariati, ma anche sulle persone a loro carico, le famiglie, gli amici, la comunità, persino sull’educazione e sulla sanità». E nel lungo periodo esso finisce con il promuovere «un cambiamento sociale positivo».

(Fonte: osservatoreromano.va)

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