Aci S. Antonio / Nerina Chiarenza, memoria e custode della pittura del carretto siciliano

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Classe 1934, Nerina Chiarenza è una delle ultime custodi di un’arte inimitabile, antica e preziosa, che ha reso la Sicilia nota nel mondo: la pittura sui carretti siciliani tipici di Aci Sant’Antonio. Con mani sapienti e occhi straordinariemente acuti, ha trasformato ogni tavola di legno in un racconto popolare, ricco di colori e di storia. Oggi, a novantuno primavere splendidamente portate, Nerina continua a portare avanti la tradizione, tramandando con passione un patrimonio culturale che rischia di scomparire. Nell’intervista concessa che segue, ci accompagna in un viaggio tra ricordi, tecniche e aneddoti, rivelando come questa tradizione sia diventata parte integrante e pulsante dell’identità siciliana.

Le parole di Nerina Chiarenza: un’infanzia non facile

“Da bambina ricordo proprio mio padre al lavoro sul carretto siciliano: piegava il legno e metteva le ruote nel fuoco, mentre io portavo acqua nel cerchione per non farle bruciare. Forse lì è nata la mia passione per i carretti, anche se dovetti interromperla. Durante la guerra fuggimmo a Milano, in un periodo di bombardamenti e sirene che ci spingevano nei sotterranei. Una notte, papà ci fece prendere il primo treno fino a Luino; proprio quella notte bombardarono la nostra casa. Le guardie fasciste ci mandarono al Comune, dove incontrai Bertha Atzenweiler e suo marito Eugenio, una famiglia tedesca che mi accolse. Dovevano ospitarmi per quindici giorni, ma restai due anni. Di loro conservo un ricordo meraviglioso”.

Una passione innata, tramutata in lavoro 

“Dopo la fine della Seconda guerra mondiale tornammo nella nostra Sicilia. Avevamo visto la miseria e la paura, e ci sembrava di ricominciare tutto da capo. Mio figlio, ancora ragazzo, disegnava carretti: la famosa “cava di carretta”. Io lo facevo per gioco, per tenere viva la memoria di un’arte che ci apparteneva. Mio marito, che era un cacciatore, comprò un carretto per 40 milioni di lire. Lo rivendette a 150. Quella fu la scintilla. Da lì ci venne la voglia di cercarne altri, di ridare vita a un mestiere antico.

Inoltre, mio figlio aveva un compagno di scuola che sapeva dipingere. Gli diedi delle sponde vecchie di carretti, perché volevo che imparasse a restaurarle e a ridare loro dignità. Lui si rivolse al pittore Di Mauro, che gli insegnò tecniche come la “mini cupettura” per i murales. Negli anni ’70 le cose cominciarono ad andare meglio: facevamo statue di santoni, carabinieri di legno, maschere. Ricordo un cliente che mi comprò tutte le sponde che avevo, dieci in tutto, più un pannello: fu una grande soddisfazione, un segno che ce la stavamo facendo. Da lì non mi sono più fermata. Ho portato i carretti e le mie opere in tutta Italia, da Roma a Napoli, partecipando a mostre e bazar. Ogni pezzo era un frammento di Sicilia che volevo conservare e far vivere”.

Aci Sant’Antonio / Nerina Chiarenza: una donna e un sogno

Durante gli anni 70 le donne imprenditrici erano ancora una rarità ma Nerina Chiarenza si mise in gioco: aveva scelto di intraprendere un’attività pioneristica ad Aci Sant’Antonio. A soli 14 anni si sposò, mantenendo sempre viva la sua vocazione artistica, finché i suoi dipinti divennero la sua nuova attività. Quegli anni erano un periodo in cui il mondo dell’artigianato e del commercio era ancora dominato dagli uomini, ma lei seppe affermarsi con determinazione e coraggio, aprendo un’attività che sarebbe diventata la sua più grande conquista.

Non era sola: accanto a lei, un marito appassionato, il suo primo sostenitore e fan numero uno, che l’accompagnò passo dopo passo in questa sfida. Insieme costruirono un piccolo laboratorio, non solo un luogo di lavoro, ma anche uno spazio di incontro, idee e sogni condivisi. Nerina dimostrò che con passione e sostegno si può superare ogni ostacolo e creare qualcosa di autentico e duraturo.

Con mani intrise di creatività e cuore colmo di tradizione, questa donna incarna l’anima più autentica della Sicilia. Le sue opere, impregnate di passione e memoria, non sono solo capolavori artigianali, ma testimonianze viventi di un legame indissolubile con la propria terra. Tra le pieghe dei suoi racconti si percepisce la forza di chi ha dedicato la vita a trasformare la materia in emozione: un carretto, uno stemma, un simbolo, ciascuno portatore di un pezzo di storia e di identità. La sua arte non è soltanto bellezza da ammirare: è un ponte tra le generazioni, una carezza alla memoria collettiva. Dietro ogni decorazione, dietro ogni pennellata, c’è un’idea di Sicilia che non si arrende, che vibra di orgoglio, di fede e di radici. E lei, con la sua voce carica di ricordi, ci accompagna in un viaggio in cui tradizione e amore si intrecciano per sempre.

Nerina Chiarenza: Oltre la pittura, il carretto siciliano diventa memoria e identità

Nerina nutre una forte passione per i Paladini della tradizione siciliana: Orlando, Rinaldo e Ruggero. Questi eroi medievali, protagonisti di antiche leggende e della celebre “Chanson de Roland”, rappresentano ideali di coraggio, lealtà e giustizia che ancora oggi affascinano. Storicamente, i Paladini sono strettamente legati alla cultura normanna che ha profondamente influenzato la Sicilia, creando un ricco intreccio di elementi cristiani, latini e orientali. Per Nerina, dipingere queste figure significa onorare un patrimonio culturale che ha contribuito a formare l’identità e le tradizioni locali. Con meticolosità, cura ogni dettaglio — dalle armature agli stemmi — per trasmettere la nobiltà e l’epicità di questi cavalieri. La sua arte mantiene viva la storia e il mito, creando un ponte tra passato e presente e rafforzando il legame con la propria terra e la sua memoria.

Nel corso della vita ci sono molte emozioni — racconta Nerina — che ti segnano dentro, come le forme che scolpisco sui miei carretti e disegni. Ognuna diventa parte di me e sento il bisogno di raccontarle. Un artigiano non è solo mani e strumenti, ma anche cuore e memoria. Spesso mi chiedono perché continuo a lavorare e a raccontare queste storie ed io rispondo che non potrei farne a meno: per me è come respirare.Nerina Chiarenza Aci Sant'Antonio

Ogni carretto, ogni dettaglio, spaziando dallo stemma del Principe Riggio a Sant’Antonio, alle ruote intagliate con cura Nerina Chiarenza Aci Sant’Antonio dà voce al mio Paese e alle sue tradizioni. È una preghiera, un ringraziamento per la Sicilia. Inoltre, quando persone da Parigi o Francoforte vedono il mio lavoro, provo orgoglio, non per me, ma per la mia terra e per le storie che porto dentro. Non è solo un lavoro, è un’eredità da custodire. Un carretto non è solo un carretto: è un simbolo di appartenenza”.

L’eredità culturale 

Nerina Chiarenza è un vero e proprio lascito per Aci Sant’Antonio e per tutta la Sicilia, un ponte prezioso tra passato e presente che mantiene viva la memoria di una tradizione antica e preziosa. In un’epoca in cui storia e radici culturali rischiano spesso di essere dimenticate o sottovalutate, la sua opera si fa atto d’amore e di resistenza verso la propria terra. Nerina non è soltanto un’artigiana o una pittrice, ma una custode della memoria, una donna che con coraggio e determinazione ha saputo affermarsi in un mondo tradizionalmente maschile, dimostrando che passione e forza possono superare ogni barriera. Il suo ruolo va oltre l’attività artistica: è simbolo di emancipazione femminile, esempio di come si possa costruire un percorso mantenendo fede alle proprie radici e aprendo nuove strade.

Nerina Chiarenza Aci Sant'Antonio
Nerina Chiarenza nel suo laboratorio presso la sua abitazione ad Aci Sant’Antonio

In un territorio come quello di Aci Sant’Antonio, dove tradizione e cultura popolare segnano da sempre l’identità locale, Nerina rappresenta un richiamo forte e commovente all’importanza di valorizzare e sostenere il ruolo delle donne nella conservazione e trasmissione di questo patrimonio. E’ stata in grado nonostante vicissitudini non sempre favorevoli a incarnare l’inestimabile valore di chi, con passione e dedizione, custodisce un’eredità preziosa, capace di unire generazioni e risvegliare l’orgoglio di appartenere a una terra ricca di storia e bellezza.

Alla signora Chiarenza va un sincero ringraziamento da parte di tutto il comprensorio delle Aci, non solo per la sua arte e impegno, ma soprattutto per l’esempio di vita che offre. La sua dedizione e amore per la tradizione sono un dono prezioso per la comunità, un faro che guida verso un futuro dove memoria, identità e passione per la terra si uniscono. E restano immortali icone identitarie di una terra mitica.

Giorgia Fichera e Mario Agostino