Ai bordi della cronaca / La necessità dell’Autentico. Code di bimbi, giovani e adulti al Salone del Libro di Torino

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C’è da rimanere rincuorati nel leggere le cronache sul Salone del Libro di Torino che dal 14 al 18 maggio ha visto una rilevante affluenza di pubblico : il 5% in più rispetto all’edizione 2014 che fu di 340mila persone.
Tra le molte notizie di questi giorni quelle sull’interesse e sulla passione per la lettura e la scrittura che attraversano le nuovissime, le nuove e le mature generazioni, sono un segnale che, nonostante tutto, fieralibro_torinoaiuta a essere fiduciosi nella capacità e nella volontà dell’uomo di cercare e di incontrare qualcosa di “altro” tra le righe di un libro cartaceo o elettronico.
Aiuta a credere che nei piccoli, nei giovani e negli anziani è ancora vivo il desiderio di leggere per pensare.
C’è, probabilmente, un po’ troppo ottimismo in questa valutazione della manifestazione libraria ed è opportuno avere un pizzico di cautela. Anche perché non si può confondere il pensare con l’immaginare che qualcuno descrive come fattore vincente al Lingotto. Ugualmente non si può ignorare il filo che unisce l’uno all’altro.
Tuttavia il messaggio che viene dal Salone del Libro dice che non è venuto meno uno dei desideri più grandi dell’uomo di oggi, un desiderio che viene modulato dall’età e dalle situazioni di vita: il desiderio di ritrovare nella narrazione un luogo e un tempo per incontrare “altro” rispetto al pensiero dominante.
A chi è ai bordi della cronaca e osserva il cammino quotidiano della società su strade spesso buie il segnale dice che è possibile attraversare la realtà senza che la capacità di stupirsi e la capacità di interrogarsi vengano sconfitte.
La scrittura e la lettura accompagnano quel cammino e contribuiscono a tenere vivo, se non a stimolare, il desiderio di incontrare tra le righe di un libro qualcosa o qualcuno che aiuti a stare nella realtà con una responsabilità che non sia definita solo dal pensiero debole ma dominante, dal mercato, dal calcolo, dal nulla.
“L’importante è che i giovani siano qui – dice il direttore editoriale del Salone – sopravvissuti all’omologazione culturale imposta da una comunicazione mediatica schizofrenica e superficiale. È la necessità dell’Autentico che mette queste persone in coda”.
Anche se il giudizio sulla comunicazione mediatica non è del tutto condivisibile sorprende però quella “necessità dell’Autentico” che, scritto con l’iniziale maiuscola, segna un cambio di passo nel rapporto tra la vita, la scrittura e la lettura.
Si possono dare diversi significati ma è più che mai chiaro il movimento della ricerca che emerge nell’affermazione del direttore editoriale.
Che cosa è mai questo “Autentico” che, al Lingotto, mette in coda differenti generazioni ?
È la stessa coda che si vede all’Expo, ai concerti, agli eventi culturali nelle città, alle mostre d’arte, ai musei, ai teatri?
Cosa dicono, ad esempio, queste code a quelle che sono ai tornelli degli stadi, agli ingressi dei negozi dove sono annunciate vendite promozionali? Cosa dicono ad altre code ai concorsi pubblici per posti di lavoro?
Tutte domande che indubbiamente meritano risposte serie.
Ma è su quella “necessità dell’Autentico” che si ferma chi, ai bordi della cronaca, osserva e cerca di dare un significato a un’affermazione sorprendente, un’affermazione indubbiamente pensata e che chiede di pensare guardando alla folla che si è formata attorno ai libri.
Se si volesse tradurla o interpretarla si correrebbe il rischio di indebolirla: meglio lasciarla così, con la sua forza lieve e insistente di far nascere la domanda e di suggerire la direzione per incontrare la risposta.
Paolo Bustaffa
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