Chiesa e coronavirus / Le frontiere dell’emergenza, don Orazio Tornabene (Caritas diocesana): “Stiamo riscoprendo l’essenzialità”

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Con questa prima intervista inauguriamo la rubrica “Le frontiere dell’emergenza”. La frontiera: quel luogo i cui confini tra una difficoltà e un’altra sono, in questo momento particolare, invisibili. C’è un popolo (gli ultimi) coinvolto in una perenne diaspora, sempre in affanno, che oggi si scopre ancora più debole per il contagio del coronavirus. Tante persone alle difficoltà delle restrizioni devono aggiungere quelle dell’impossibilità di lavorare e garantire sostegno economico alla propria famiglia. Cominciamo questa serie di contributi raccogliendo il contributo della Caritas diocesana e del direttore don Orazio Tornabene.

Ci piace immaginare in questo momento una Caritas più da frontiera che da trincea. La vostra presenza è un anello importante di congiunzione con il territorio e le diverse richieste di aiuto. Se da un lato queste aumentano, aumenta anche la rete della solidarietà. Non è così?     

“Dice bene, la carità che si sta vivendo il questo tempo di covid-19 è di frontiera. È un tempo in cui siamo provati da un nemico, seppur invisibile, molto letale (oltre alle tante vite stroncate vi sono tante e tante famiglie in ginocchio che a fine pandemia non sapranno come ripartire, visto che già a malapena arrivano a fine giornata). La trincea è una fortificazione di difesa, la frontiera è una linea di confine che se vissuta da soli può portare a chiusure, mentre se vissuta nello spirito della carità, creando reti di solidarietà, può essere un ponte per uscire da una zona di pericolo e andare verso un’altra migliore.”

Un ponte per uscire da queste difficoltà è l’iniziativa Acireale Dona.  

“Acireale dona è un fondo voluto dal vescovo di Acireale monsignor Antonino Raspanti ed il sindaco della città di Acireale Stefano Alì. Tale fondo nasce per aiutare quelle famiglie che da un giorno all’altro si sono trovate senza una fonte di reddito, viste le giuste misure per limitare i contagi da covid-19, e che quindi trovano difficoltà ad acquistare i beni di prima necessità. Quindi con tale fondo potranno beneficiare di buoni spesa o pacco spesa.”

A destra il direttore don Orazio Tornabene (www.diocesiacireale.it)

Cosa devono fare i cittadini? 

“Dunque, quanti si trovano senza un reddito o aiuti sussidiari, devono recarsi presso le proprie parrocchie. Presso le parrocchie dovranno compilare un modulo di autocertificazione per accedere a buoni spesa o ad un pacco spesa. Inoltre per chi volesse sostenere questo fondo potrà donare offerte liberali tramite conto corrente del fondo Acireale Dona, oppure recandosi presso supermercati della città che hanno aderito all’iniziativa ponendo generi di prima necessità nel carrello solidale.”

Fede, speranza, carità: ce le ricorda San Paolo in un noto passo della Lettera ai Corinzi. Sembra essere una ricetta per vivere e superare questo brutto momento.             

“Le tre virtù teologali danno l’altezza, l’ampiezza e la profondità della vita umana. Se la fede è la fiducia sconfinata in un Padre che come buon pastore ci conduce da una valle oscura a verdi pascoli; la speranza è la meta che dà senso al pellegrinaggio della vita; mentre la carità è il senso che orienta la vita. Sono uno scout, e da scout le dico che se nella vita non si ha un obiettivo, un traguardo ben chiaro da seguire, non si va da nessuna parte”

La carità è una via privilegiata…

“La Carità è la via e questa via da percorrere è Gesù: via, verità e vita. Comprendiamo bene che la carità non può ridursi nel dare il superfluo. La Carità è stile di vita, avendo come misura Cristo. Carità è rispondere alla domanda: chi sono? Ognuno di noi è per Dio e per i fratelli. Dunque significa donare sé stessi prendendosi cura dell’altro, sapendo che si è custodi del prossimo. Dunque la fede è quel dono che mi fa riconoscere figlio di un Padre misericordioso che si chiama Dio, il quale mi ha messo nel cuore il germe di speranza: cioè che non siamo per la morte, bensì esseri eternamente per la vita. Questo perché ci ha beneficiati di un gran dono: essere figli nel Figlio, innestandoci alla Sua stessa vita, nella morte e resurrezione di Gesù Cristo, amore del padre per noi”.

L’emergenza da coronavirus sta facendo emergere il volto bello dell’Italia che non si arrende. Concludiamo con un pensiero positivo: andrà tutto bene se?

“Gli italiani, in particolare i meridionali, siamo un popolo che nel momento del bisogno si scommettono. Da questa esperienza stiamo imparando una bellissima lezione di essenzialità che ci rinnoverà nello spirito e nel pensare: più attenzione anche alle piccole cose, ai piccoli gesti, mettendo più cuore nell’approssimarci agli altri.”

Domenico Strano

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