Chiesa / L’ascolto, prerogativa del cammino sinodale

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Introducendo il cammino sinodale nella sua diocesi (Roma ndr), il Santo Padre Francesco, sabato scorso 18 settembre, quasi alla fine del suo articolato discorso, diceva: “… la parrocchia è la casa di tutti nel quartiere, non un club esclusivo, mi raccomando: lasciate aperte porte e finestre, non vi limitate a prendere in considerazione solo chi frequenta o la pensa come voi – che saranno il 3, 4 o 5%, non di più. Permettete a tutti di entrare… Permettete a voi stessi di andare incontro e lasciarsi interrogare, che le loro domande siano le vostre domande, permettete di camminare insieme. Lo Spirito vi condurrà, abbiate fiducia nello Spirito. Non abbiate paura di entrare in dialogo e lasciatevi sconvolgere dal dialogo: è il dialogo della salvezza”.

Questa esortazione interroga tutti, soprattutto i Parroci, che sperimentiamo con rammarico l’esigua partecipazione dei fedeli alla vita della comunità. E dall’altro agiamo e operiamo come se nulla fosse cambiato nel corso della storia. E  indugiamo sempre più in una pastorale di conservazione piuttosto che in una missionaria.cammino sinodale-papa francesco

Prima tappa del cammino sinodale,” l’ascolto dal basso”

La prima tappa del cammino sinodale richiede “l’ascolto dal basso”. Nel libro dell’Esodo si legge: “Il Signore disse: “Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele, verso il luogo dove si trovano il Cananeo, l’Ittita, l’Amorreo, il Perizzita, l’Eveo, il Gebuseo. Ecco, il grido degli Israeliti è arrivato fino a me e io stesso ho visto come gli Egiziani li opprimono” (3,7-9). Dio ascolta il gemito del suo popolo, Dio si mette in ascolto del basso e per questo decide di liberare Israele.

L’atteggiamento dell’ascolto ci libera dalla tentazione del comando e, soprattutto, ci obbliga a rivedere le modalità del nostro agire. Quante volte, con grande rammarico, abbiamo sentito dire “il parroco sono io, e si fa come dico io”. Oppure – soprattutto nei momenti di cambiamento di parroci – l’impegno  a voler fare il diametralmente opposto di quanto in una comunità fino a quel momento si è fatto, per dimostrare il cambiamento, per inculcare le proprie idee, piuttosto che porsi in una linea di continuità che renda agile e sereno il cambio e faccia procedere nel cammino che la comunità ha tracciato.

La sinodalità ci impone un severo cambiamento della nostra mentalità “clericale”. Per questo motivo, lo stesso Papa, esordiva nel suo discorso dicendo: “Questo itinerario (il cammino sinodale, ndr), è stato pensato come dinamismo di ascolto reciproco. Voglio sottolineare questo: un dinamismo di ascolto reciproco, condotto a tutti i livelli di Chiesa, coinvolgendo tutto il popolo di Dio.

Ascoltarsi tutti

Il Cardinale vicario e i Vescovi ausiliari devono ascoltarsi, i preti devono ascoltarsi, i religiosi devono ascoltarsi, i laici devono ascoltarsi. E poi, inter-ascoltarsi tutti. Ascoltarsi; parlarsi e ascoltarsi. Non si tratta di raccogliere opinioni, no. Non è un’inchiesta, questa. Ma si tratta di ascoltare lo Spirito Santo, come troviamo nel libro dell’Apocalisse: «Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese» (2,7). Avere orecchi, ascoltare, è il primo impegno. Si tratta di sentire la voce di Dio, cogliere la sua presenza, intercettare il suo passaggio e soffio di vita”.

Siamo pronti e disponibili a tutto questo? A questa “conversione” all’ascolto? La mia personale esperienza, più che trentennale di ministero sacerdotale, mi porta, in maniera alquanto pessimistica a dire di “no”, in quanto pochissime volte ho sperimentato questa dimensione; pur tuttavia, non voglio neanche dire che è impossibile attuarlo, se realmente lo vogliamo tutti!

Apriamo il cuore a questa novità, considerando – come suggerisce il nostro Vescovo nelle Indicazioni pastorali “Camminiamo insieme” (8.9.2021) – che “Il cammino che si prospetta non possiamo che compierlo insieme. Non sarà tale, o sarà un fallimento, se lo compissero da sole alcune componenti del Popolo di Dio, i fedeli oppure il vescovo con i presbiteri o il papa con i vescovi.

È invece un singolare con-spirare tra fedeli e pastori, muoversi insieme sotto l’azione dello Spirito, che è immagine del con-spirare trinitario. L’esistenza dell’autorità è per servire, non per essere servita, come una piramide rovesciata con il vertice che sta sotto, dice Papa Francesco. Il suo servizio è a garanzia della partecipazione responsabile di tutti i fedeli”.

Don Roberto Strano

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