Corsi Eda a Giarre: Italiani e stranieri insieme

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In principio erano le “150 ore” destinate ai lavoratori. Oggi si chiamano “corsi Eda”, sono ricchi di contenuti e dovrebbero funzionare in sinergia con le Amministrazioni e le organizzazioni di categoria. Il Centro Territoriale permanente per l’educazione e l’istruzione in età adulta che opera nella nostra zona ha sede nella scuola media annessa al Liceo Artistico “Guttuso” di Giarre e “copre” undici Comuni dell’hinterland. I corsi di alfabetizzazione, istruzione e formazione, sono destinati ad adulti, italiani o stranieri, detenuti, pensionati e lavoratori: particolare attenzione viene rivolta a chi è sprovvisto del titolo di studio, ma non vengono trascurati anche quanti vogliono imparare nuovi saperi.

L’idea di fondo è che l’acquisizione del sapere non si collega solo all’occupazione (accade che dalla frequentazione di un corso di ricamo venga fuori una piccola impresa), ma anche alla realizzazione di momenti di integrazione sociale e arricchimento culturale. I frequentanti in totale sono circa 250, per le attività specifiche ci sono gli esperti, per la scuola media cinque docenti: Salvatore Vasta (tecnologia), Marisa Brancato (lettere), Ermelinda Ciaurella (storia e geografia), Rossella Andò (inglese), Pierina Patanè (matematica). Assieme ai corsi di lingue, informatica, ginnastica, cartapesta, l’offerta formativa si arricchisce anche dei corsi Pon, di preparazione per la patente informatica, decorazione lignea, fotografia, stampa su tessuto e alfabetizzazione per immigrati in attesa del permesso di lungo soggiorno.

“Della licenza media non penso che mi cambierà la vita, ma spero che possa migliorarmela”, spiega Vincenzo Giangreco, muratore di 33 anni. Frequenta le lezioni con le sue due gemelle, “contente che la mamma sia tornata sui banchi di scuola”, Patrizia Russo, 36 anni: “Volevo prenderla da ragazza, la licenza: è un sogno per me, e sarà una soddisfazione dimostrare che, nonostante tutto, ce l’ho fatta”. Surreale la vicenda di Ramona Alberti, 26 anni: “Ho fatto le medie in Bolivia. L’ambasciata ha perso i miei documenti, quindi prendo la licenza per la seconda volta, ma almeno così potrò iscrivermi all’alberghiero”. Vuole aprire un’attività Maria Giuffrida, 36 anni e 3 figli: “La licenza mi serve. Se non esistessero i centri Eda, chi è nelle mie condizioni come potrebbe fare?”. “Ho imparato a usare il computer, ora parlo con mia figlia che vive fuori: uso internet, skype ed e-mail” spiega Carmelo Cotugno, 67 anni, direttore di macchine in pensione. Al carcere i docenti del Centro svolgono un lavoro particolarmente delicato: “Gli alunni spesso vengono trasferiti”, spiega Salvatore Vasta, docente responsabile del Centro. I corsi, però, vengono finanziati solo in relazione al numero di scrutinati, cioè di persone ammesse agli esami di licenza. “È  mortificante – afferma Vasta – il nostro scopo non è solo preparare poche o molte persone all’esame. Il servizio offerto è molto più ampio, ma purtroppo non è percepito per il suo vero valore”.

Tra gli studenti d’inglese c’è anche un’operatrice di polizia penitenziaria: “Il corso mi serve sul lavoro – spiega – perché accolgo i famigliari che fanno visita ai detenuti, spesso stranieri”.  A proposito di stranieri, sono parecchi quelli che vengono a imparare l’italiano: “Sono qui da nove anni – racconta Hulmina Halento, ucraina –. Nel mio Paese ero ragioniera, qui sono badante, ma voglio iscrivermi al Commerciale e fare il mio lavoro anche qui”. “Si tratta di una realtà di grande rilievo sociale”, spiega Alfredo Pappalardo, dirigente della scuola media sede dei corsi, constatando “l’assenza di politiche scolastiche da parte delle amministrazioni e in particolare modo del Comune di Giarre che, nonostante ospiti il centro, non se n’è mai interessato. Ritengo – aggiunge il preside – che il Comune ignori la presenza del Centro, assieme a tutte le sue potenzialità”. Pappalardo lamenta inoltre di aver “trovato una situazione carica di disagi” che ha reso necessario “il recupero delle strutture, consegnate in stato deturpato per il decennale abbandono, e il sostegno delle professionalità: fare l’insegnante Eda è una missione”.

Lorena Leonardi

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