Diocesi / Il prof. Barbagallo sulla questione italiana: “Occorre una rifondazione culturale, morale ed etica della politica”

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Il dott.Giovanni Vecchio e il professor Francesco Barbagallo

Si sono svolti ieri, venerdì 16, i due incontri ad Acireale su “Gli squilibri tra Nord e Sud e le condizioni per lo sviluppo del Mezzogiorno d’Italia” e “La questione italiana. Il Nord e il Sud dal 1860 ad oggi” (omonimo titolo del libro edito Laterza scritto dal relatore degli incontri), organizzati dall’Ufficio della Pastorale della Cultura e della Scuola della Diocesi di Acireale in collaborazione con il Liceo Scientifico-Linguistico-Scienze applicate “Archimede” e l’Istituto d’Istruzione Superiore “Regina Elena” di Acireale. Il relatore, presentato dal Direttore dell’Ufficio Pastorale, dott.Giovanni Vecchio, è stato il meridionalista prof. Francesco Barbagallo, ordinario di Storia Contemporanea nell’Università degli Studi “Federico II” di Napoli e direttore della rivista “Studi Storici”.

Il dott.Giovanni Vecchio e il professor Francesco Barbagallo
Il dott.Giovanni Vecchio e il professor Francesco Barbagallo

Durante questi incontri il professor Barbagallo ha parlato della storia dell’Unità d’Italia, dei piani iniziali di Cavour, Vittorio Emanuele II e Napoleone III, che però non si sono realizzati come si aspettavano “perché -dice il professore-la storia è imprevedibile”. I tre infatti volevano unire i territori del nord e del centro d’Italia e andare contro gli austriaci,si chiese al re del Regno delle due Sicilie di partecipare a questa alleanza, però il re Francesco II si rifiutò, e da lì, e dai meridionali, partì la seconda guerra d’indipendenza che portò all’unificazione italiana del 1860. Il governo del meridione d’Italia, prima dell’unificazione, era stato nelle mani dei Borboni e questa amministrazione assolutista ha comportato non poche conseguenze: i Borboni, infatti, avevano impedito l’attività politica, il Sud aveva un’unica banca (Banco di Napoli) e non aveva un banco di risparmio come al nord e al suo posto c’erano gli usurai, il tutto aveva bloccato la crescita economica che era rimasta ferma al latifondo pre-capitalistico. Il divario tra il Nord e il Sud venne ad accrescersi con la partecipazione dell’Italia al secondo conflitto Mondiale: l’industria bellica si collocò là dove l’economia era più avanzata, ovvero al Nord. Il legame Nord-Sud però è sempre stato un rapporto di interdipendenza, ed il dibattito sul processo economico venne placato da Franco Bonelli che ha sostenuto la tesi secondo la quale le risorse economiche provenivano dagli emigrati del Sud verso il settentrione, la stessa FIAT (Fabbrica Italiana Automobili Torino) superò la crisi grazie ai soldi delle rimesse degli emigranti italiani presso il Banco di Napoli. «L’unico periodo in cui vediamo una convergenza tra Nord e Sud -dice Barbagallo- si ha tra il 1950 e il 1964 grazie alla dislocazione delle industrie del Nord al Sud. Dagli anni ’70, invece, il sud ha aumentato l’acquisto di merci provenienti dal Nord Italia che così si arricchisce, mentre al Sud Italia si insediano le mafie, la camorra e la ndrangheta. Oggi questa disparità è ancor più aggravata dalla politica odierna del Mezzogiorno, una politica che si interessa solo al proprio arricchimento e alla propria carriera e non ai bisogni del paese». Il futuro come lo vede il professor Barbagallo? «Nel 1830 Massimo D’Azeglio ha detto:I più pericolosi nemici d’Italia non sono i tedeschi, sono gl’italiani. E perché? Per la ragione che gl’italiani hanno voluto far un’Italia nuova, e loro rimanere gl’Italiani vecchi di prima, colle dappocaggini e le miserie morali che furono ab antico la loro rovina”. Le uniche soluzioni possibili, a mio avviso, sono due: o facciamo una rifondazione culturale, morale ed etica della politica che deve difendere le persone e trovare soluzioni per i cittadini che li votano e non pensare ai propri interessi, o vedo per noi un futuro nelle mani dei mafiosi».

Ileana Bella

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