Diocesi / Nel 400° anniversario della presenza dei Frati Minori ad Acireale visita culturale nella chiesa di S. Biagio

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La fondazione del francescanesimo nel convento “San Biagio” di Acireale risale al 14 settembre 1614 con la venuta dei Frati Minori, accolti dal vescovo di Catania, mons. Bonaventura Secusio. La chiesa, dedicata al Santo vescovo, era già esistente. Verrà poi ricostruita ad unica navata e, successivamente, ristrutturata dall’arch. Mariano Panebiano (seconda metà ‘800). Il 22 aprile 1757 venne istituita l’Arcicofraternita di Maria SS.Immacolata con 24 capitoli di statuto, al fine di favorire la devozione locale in onore della Madonna. Nel presbiterio, sopra l’altare maggiore, all’interno di una nicchia è posta la statua lignea dell’Immacolata, di autore ignoto, ma di chiara manifattura della scuola messinese del 1700. Ai lati della nicchia sono collocate due tele, che raffigurano Santa Barbara e Santa Caterina d’Alessandria, attribuite a Giacinto Platania (1612-1691), padre della pittura acese.

Sulla parete destra del presbiterio, in un dipinto su tela, opera dello stesso Platania, sono raffigurati il Papa Silvestro benedicente ed il vescovo San Biagio, che indica la città di Acireale, presentata da un angelo, in basso: San Biagio porta il pastorale con la sommità ricurva, come segno di ubbidienza al Papa; mentre San Silvestro tiene in mano il pastorale con tre croci nella sommità, ad indicare la pienezza del triplice compito di insegnare, santificare e reggere. Al centro, in alto, in forma di colomba è rappresentato lo Spirito Santo, ad indicare l’unità della Chiesa nella gerarchia dei suoi Pastori. Nella volta del presbiterio si evidenzia il trittico rappresentante alcune sequenze su San Francesco d’Assisi: a sinistra è rappresentato il Perdono di Assisi, al centro la gloria di San Francesco in cielo e a destra un’allegoria di San Paolo che consegna a Francesco la spada per combattere contro i nemici della Fede. Più in alto, al centro, sempre nella volta del presbiterio, è raffigurata la gloria di Maria, che va incontro al Padre celeste. Tali affreschi sono opera del pittore acese Giovanni Lo Coco (1667-1721).

Nel 2001 sono state collocate due vetrate, di cui una nel coro dei frati e l’altra nel presbiterio, in onore di frà Gabriele Allegra. La prima rappresenta frà Allegra che insieme ad altri frati (tra cui spicca la figura del Beato Matteo da Agrigento, rappresentato con le insegne vescovili) contempla lo stemma raffigurante il SS.mo Nome di Gesù. La vetrata del presbiterio, invece, contiene una rappresentazione allegorica del Beato frate e della Madonna in contemplazione della istituzione dell’Eucaristia nell’Ultima Cena.

sNella parete sinistra della chiesa vi sono quattro dipinti: nel primo, opera di Giacinto Platania, è raffigurata l’Immacolata che riceve la san biagio pcorona di gloria da parte di Dio Padre, attorniata da uno stuolo di angeli con ai suoi piedi il Beato Giovanni Duns Scoto. L’altro dipinto, dietro il crocifisso, rappresenta la SS.ma Vergine Maria con San Giovanni e Maria Maddalena ai piedi di Gesù in croce, opera di Alessandro Vasta (1722-1793), figlio d’arte, anch’egli acese. Il terzo dipinto, ottagonale, opera di Baldassare Grasso (1664-1714), rappresenta S.Pietro d’Alcantara in estasi ai piedi della Vergine Maria. Il quarto dipinto ottagonale rappresenta San Bonaventura seduto in atteggiamento di meditazione di fronte al crocefisso. Un particolare originale è costituito dall’angioletto che gli presenta due pastorali, probabilmente simbolo della duplice carica vescovile e cardinalizia. L’opera è di Giovanni Lo Coco.

Nella parte destra della chiesa troviamo, invece, un affresco grande ottagonale, che rappresenta Santa Elisabetta d’Ungheria, protesa verso il cielo, e un altro più piccolo, semi riquadro ottagonale, che presenta Santa Chiara con l’Eucaristia; l’una e l’altra opera sono di Giovanni Lo Coco. Inoltre, Pietro Paolo Vasta (1697-1760), padre di Alessandro, ha raffigurato nella volta della sacrestia l’Immacolata concezione, con lo Spirito Santo sul capo ed il serpente sotto i suoi piedi. Un altro dipinto con la stessa immagine mariana, olio su tela, è opera del pittore acese Emanuele Grasso (1789-1853) e si trova nella cappella della confraternita dell’Immacolata.

Lungo le pareti della chiesa, sopra gli altari, alternati alle finestre (quelle della parete destra sono solo dipinte), si trovano degli altri affreschi, opera di Giovanni Lo Coco. Nel lato sinistro, sopra l’altare con la nicchia di Sant’Antonio di Padova, è rappresentato il Santo taumaturgo. Segue ancora l’affresco di San Francesco Solano, apostolo della Fede, il quale presenta il crocifisso agli indigeni delle Americhe. Il terzo affresco rappresenta il Beato Egidio, teologo della Sapienza del cuore, molto devoto alla Madonna. Infatti nell’ambito della raffigurazione emergono tre gigli, che rappresentano la verginità di Maria, prima durante e dopo il parto. Sul lato destro, invece, sopra la nicchia di San Diego d’Alcalà è rappresentato il Santo, come avvocato dei poveri. Segue, sopra la nicchia di San Francesco, la raffigurazione del serafico patriarca. Infine, sopra la nicchia ove è posta la statua del Sacro Cuore di Gesù, è raffigurato il martirio di San Biagio.

San Biagio interno chiesa (512 x 384)correttaLa Cappella. Nel 2005 i resti mortali del frate Gabriele Maria Allegra sono stati traslati nella cappella a lui dedicata, che si trova subito a destra entrando dall’ingresso della chiesa. La cappella è stata progettata dagli ingegneri Salvatore Capraro e Mario Caltabiano e dall’architetto Antonio Tirreni. Nella tela centrale della cappella è raffigurato padre Gabriele con la Sacra Scrittura in mano. Nello sfondo, in alto, è rappresentata la Madonna unitamente a tanti angeli del cielo; uno, in particolare, presenta la Parola tradotta in cinese. Nella parte sinistra della cappella è posta la tela raffigurante San Bonaventura (1221-1274), dottore serafico e Maestro della Fede dell’Ordine francescano, rappresentato in un atteggiamento di riflessione e raccoglimento interiore, per gustare la Parola in quanto itinerario della mente che conduce alla Verità e ne esprime tutta la bellezza. Nella parte destra è posta la tela che rappresenta il Beato Giovanni Duns Scoto (1265-1308), a cui si deve la riscoperta del primato di Cristo e la forte devozione mariana che conduce alla difesa dell’immacolato concepimento di Maria. Le tre tele sono opera del pittore Giuseppe Giuffrida. Al centro della cappella si erge il sarcofago a forma di nave, progettato dal frate Gandolfo B. Collura, che intende esprimere propriamente il significato di una vita che ha navigato verso il cielo. In alto, a destra, le due vetrate, sempre ideate dal Collura. Quella rettangolare, che si ispira al salmo 18a, vuol significare che Dio ci parla per mezzo della creazione: il Figlio, capolavoro del Padre e Re dell’Universo, ci redime e ci salva dal peccato. La vetrata a lunetta rappresenta, invece, una meditazione sul salmo 104: un mondo fraterno e luminoso, riflesso della Luce di Cristo.

Annessa alla chiesa è il chiostro, arricchito da numerosi affreschi, che rappresentano sia episodi della vita di San Francesco, come anche la storia dell’Ordine con i suoi santi e beati. L’autore degli affreschi è Giovanni Lo Coco.

                                                                                                     Frà Vincenzo Piscopo ofm

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