Energia / Gela: storia, impatto e attesa dell’ innovativa bioraffineria

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Il polo che comprende la bioraffineria di Gela è oggi una delle strutture più innovative d’Europa a livello di economia circolare. La raffineria di Gela (RaGe) è un complesso industriale di raffinazione, trasformazione o stoccaggio degli idrocarburi. Nacque nel 1963 per iniziativa di Enrico Mattei e realizzato dall’ANIC.

La storia della raffineria di Gela

Enrico Mattei progettava di creare un grande polo industriale a Gela allo scopo di sfruttare il petrolio greggio scoperto nell’area gelese. I lavori iniziarono nel 1960 e i primi impianti entrarono in funzione nel 1963. Anche se l’inaugurazione effettiva avvenne il 10 marzo 1965. Dal primo momento si configurò come uno degli impianti più grandi d’Europa. La sua capacità di raffinazione del greggio era inizialmente di 3 milioni di tonnellate annue che successivamente col mettere in pratica gli impianti questa venne portata a 5 milioni di tonnellate. A partire dalla metà degli anni ’60, il settore petrolifero subì una grave crisi a livello mondiale. Di conseguenza si effettuò la dismissione di numerosi settori ed impianti fino alla loro fermata definitiva nel 2014.

Il progetto della bioraffineria di Gela

Nel 2014 Eni comunicò l’avvio di un progetto di riconversione alla produzione di biocarburanti. Il progetto si lega ad un accordo sottoscritto con la Regione Si
ciliana che prevede lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi e gassosi presenti nel canale di Sicilia. Nell’aprile del 2016 ha avuto inizio il processo di conversione da raffineria tradizionale a bioraffineria, inaugurata nel 2019 con ulteriori interventi per aumentare la produzione di biocarburanti da oli vegetali usati e di frittura, grassi animali, alghe e sottoprodotti di scarto. La spesa per la riconversione della raffineria ad oggi ammonta ad oltre 360 milioni di euro.

Trattamento BTU e impianto Waste to fuel

A marzo 2021 ha preso vita l’impianto per il trattamento di biomasse BTU (Biomass Treatment Unit) che consentirà di utilizzare fino al 100% materie prime di scarto per la produzione di biocarburanti, con l’obiettivo di realizzare un modello di economia circolare a chilometri zero per la produzione di biodiesel, bionafta, biogpl e bio-jet. Inoltre la bioraffineria di Gela ricaverà energia dall’olio di ricino, sostituendo così completamente l’olio di parla che dal 2023 non sarà più impiegato nei processi produttivi di Eni. Oltre alla nuova bioraffineria, il polo gelese ospita l’impianto pilota Waste to fuel che dal dicembre 2018 trasforma i rifiuti organici in acqua e bio olio. La realizzazione e la messa in esercizio dell’impianto pilota, a cura della società Eni Rewind, ha visto un investimento di circa 11 milioni di euro.

raffineria gela

La società della bioraffineria di Gela

La società Syndial Sicilia, ora Eni Rewinds spa, è il ramo aziendale della raffineria di Gela che si occupa di bonifiche. Attraverso delle indagini svolte dai consulenti dei pm, non sarebbe stato rispettato il piano del ministro dell’Ambiente in merito alla bonifica delle acque di falda. Sono risultate alte concentrazioni di idrocarburi e mercurio nelle acque che poi finiscono in mare o nei terreni causano così l’inquinamento. Questo ha provocato il sequestro preventivo anche delle aree dello stabilimento destinate all’attuazione della bonifica.

La società conferma di avere sempre operato nel rispetto dei requisiti di legge e ribadisce che continuerà ad interloquire con la magistratura assicurando la massima cooperazione” afferma un portavoce di Eni contattato dall’Ansa (l’Agenzia Nazionale Stampa Associata).

Com’è la situazione oggi?

Oggi i vertici della Raffineria di Gela e Syndial Spa, ora Eni Rewind, devono rispondere in giudizio alla Procura di Gela. Accusati di non aver provveduto alla bonifica delle acque di falda e del terreno su cui si è realizzato il petrolchimico. L’udienza perciò è fissata per il 13 dicembre davanti al giudice del Tribunale di Gela per la fase dibattimentale.

Sofia Terranova

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