Incontro / Don Luigi Sturzo e la musica: un aspetto poco conosciuto del politico italiano

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Incontro su Luigi Sturzo e la musica

Luigi Sturzo è stato uno dei padri della politica italiana, ha modernizzato e rivoluzionato il rapporto teso e ostile fra Stato e Chiesa; infatti, combatté strenuamente il “non expedit” di Papa Leone XVIII, chiamando alle urne la grande fetta di cattolici italiani.
Calatino, nacque in una famiglia aristocratica dove si coltivano gli studi e il sentimento musicale, studiò nei seminari di Acireale e di Noto e infine fu ordinato sacerdote.

In seminario Sturzo studiò filosofia, metafisica, teologia e letteratura ma gli venne preclusa la conoscenza delle cosiddette scienze positive: sociologia ed economia. Nel 1905, già prete, lo elessero prosindaco di Caltagirone con un mandato che si protrasse per quindici anni fino al 1920. E da lì iniziò la sua carriera politica che gettò le basi della Democrazia Cristiana del dopoguerra.
Al suo operato di moderatore e riformatore, congiunto, da buon sociologo,  a un grande spirito d’osservazione, si affianca un intelligente musicologo. O per meglio dire, un appassionato consapevole e colto di musica e un musicista. Ponendo l’attenzione su questo aspetto, il 30 ottobre, nella sala “Cristoforo Cosentini” della biblioteca Zelantea di Acireale, si è tenuta una conferenza dal titolo “Luigi Sturzo e la musica”.

Luigi Sturzo e la musica

A fare gli onori di casa il presidente dell’Accademia degli Zelanti e dei Dafnici Michelangelo Patanè. “Questa sera la discussione verterà sul contributo musicale di don Sturzo. Questi oltre ad essere stato insigne politico e sociologo ha rivelato delle notevoli doti di musicista. E la nostra Accademia è sempre stata sensibile al valore della musica, dalla profana alla sacra”.
 “Luigi Sturzo, dopo aver compiuto i suoi studi in seminario, nel 1905 divenne prosindaco di Caltagirone ed ebbe rapporti col direttore del teatro della città – ha fatto notare la relatrice Dina Tullio Donatone.
Grazie al suo interessamento sono state allestite opere di Mascagni, Leoncavallo e Puccini. Risulta dal vasto carteggio con la sorella gemella una certa sensibilità musicale anche da parte della sorella, che raccomandava al fratello di farle avere le partiture delle opere che sentiva a teatro. In particolare, nella missiva, si legge la volontà di avere le pagine dell’ “Iris” di Pietro Mascagni”.

 Un libro del relatore Maccavino su Luigi Sturzo musicista

Dina Tullio Donatone, Michelangelo Patanè, Niccolò Maccavino
Da sx: Dina Tullio Donatone, Michelangelo Patanè, Niccolò Maccavino

A prendere in conclusione la parola il relatore Nicolò Maccavino. “Personalmente ho scritto e curato un libro su Luigi Sturzo in veste di musicista e di musicologo.  Le sue prime composizioni risalgono al 1894, non sono molte ma riflettono uno studio e una passione notevoli. Sono in maggior parte scritte in lingua latina fatta eccezione per “O cibo celeste” – ha scandito Maccavino.  La sua produzione s’ispira alla musica sacra a lui contemporanea, da Refice a Perosi. Però nella sua cantata “Sacrum convivium” possiamo scorgere delle reminiscenze verdiane: insomma un musicista colto dall’opera alla chiesastica”.

Il quadro tratteggiato del sacerdote calatino è quello di un compositore che sapeva il fatto suo. Dotato di grinta quando si trattò di confutare le illazioni di un mediocre e ignorante giornalista americano sulla musica sacra italiana. Uno dei suoi contributi fondamentali resta, ispirato dalla tetralogia wagneriana, la riproposizione in tema sacro del “Ring” commissionandolo a Milhaud. La sua produzione non è stata prolifica: ma è stato sacerdote poi politico poi sociologo. Però la sua musica con il sapiente uso della vocalità, frutto dello studio della sana concezione musicale italiana, rende la sua opera quanto mai nuova e accattivante.

                                                                                               Giosuè Consoli