Intervista a mons. Raspanti: “Vorrei abbracciarvi tutti”

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Qual è la prima parola che le affiora in questo momento.

Grazie. Grazie per la gioia che mi viene trasmessa dagli amici, dalle persone con cui ho vissuto tanti anni, da tante persone che ancora non conosco fisicamente e mi hanno fatto sentire la loro vicinanza. Ricevere una notizia del genere è un colpo: fa paura. Mi sento come ubriaco,con la testa tra le nuvole, non riesco a dormire al pensiero delle nuove responsabilità perché devi prendere coscienza di quello che stai diventando e non te ne capaciti….Ma la gioia attorno a me di quanti m’incoraggiano, mi sostengono, quasi mi spingono, mi rincuora. Bisogna lasciar fare a Dio senza muovere un dito. Se cerchi qualcosa da te, la tua ambizione può diventare una grande prigione,  bisogna invece lasciar fare a Dio. Da parte mia spero di fare il meglio.

 Due chiesa in festa oggi, eccellenza e anche la Facoltà Teologica di Sicilia alla quale lei ha dedicato le sue migliori energie e si conferma fucina al quale la Chiesa attinge non solo sotto il profilo culturale ma anche pastorale per la scelta dei candidati all’episcopato…

Oggi ringrazio la chiesa di Trapani che mi ha formato, mi ha educato e nutrito nella fede ma anche la chiesa di Acireale che non conosco ma che saluto affettuosamente e alla quale mi sento già profondamente legato; non posso dimenticare la Facoltà teologica dove ho speso  prima come  studente e poi come docente,vice-preside e preside la maggior parte della mia vita. In facoltà ho imparato tantissimo sia dagli studenti in classe sia dai colleghi: da loro ho appreso la volontà di costruire, in questa nostra terra di Sicilia, un futuro di sacerdozio e laicato istruito, educato nella fede e in grado di rispondere alla sfida che la cultura di oggi pone alla chiesa e alla fede cattolica

 A quali figure s’ispira per vivere il suo episcopato?

La prima figura che mi è venuta in mente, anche perché l’ho studiato tanto e mi ha ispirato in mille modi, è quella di san Francesco di Sales: un vescovo che si è trovato in grande difficoltà. E’stato vescovo di Ginevra, la città di Calvino e ha dovuto inventare modalità nuove per annunciare la fede cattolica; fondatore con Giovanni di Chantal di monasteri dopo il concilio di Trento è divenuta poi una figura di spicco del mondo cattolico. Un altro vescovo che mi ha affascinato molto, anche se lo conosco poco, è  l’americano Fulton John Sheen, conosciuto in tutto il mondo per la sua opera di evangelizzazione attraverso le trasmissioni televisive. Colgo sia nell’uno che nell’altro, nonostante la distanza anche temporale, la capacità innovativa, la volontà di accogliere e di accettare le difficoltà  e le sfide che il cammino pone oggi alla nostra Chiesa, alla nostra comunità di Acireale con la quale io davvero voglio cercare modalità nuove, possibilità nuove, vie nuove. soprattutto guardando ai giovani.

 Cosa porta con sè ad Acireale?

Il bagaglio delle cose che so fare e che ho imparare a fare. in Facoltà soprattutto pensare e organizzare la cultura, ricercare e soprattutto intercettare la domanda dei giovani che è indicatrice dei segnali. delle tendenze, sia culturali sia di religiosità, del futuro. Ho delle percezioni, ho qualche idea ma ovviamente dovrò ascoltare, capire perché non conosco per nulla la mia nuova diocesi. Ringrazio mons. Vigo per l’affetto che mi ha dimostrato in queste ore. Ai presbiteri, diaconi, religiosi, a tutti i fedeli dico: vorrei abbracciarvi tutti, proprio stringervi; vorrei essere lì con a festeggiare la patrona Santa Venera e soprattutto vorrei essere lì con voi per pregare e ringraziare Dio per questo splendido dono che ci ha fatto.

Lilli Genco

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