Nella rassegna dei vescovi che hanno retto la Chiesa in Acireale, un ruolo fondamentale l’ha ricoperto mons. Evasio Colli (Lu Monferrato, 9 maggio 1883 – Parma, 13 marzo 1971), quinto vescovo della diocesi etnea.
Bentornato, mons. Evasio Colli. Prima di discutere del vostro ministero episcopale ad Acireale, vorreste parlare della vostra famiglia di origine?
Sono nato a Lu Monferrato in provincia di Alessandria il 9 maggio 1883. La mia vocazione, come ripeteva più volte mia madre Albina De Martini, è stata preconizzata da don Bosco durante una sua visita nel mio paese. Don Bosco aveva visto giusto! Infatti sono entrato nel Seminario di Casale e il 5 novembre 1905 sono stato ordinato sacerdote da mons. Gavotti.
Vengo assegnato come vice parroco presso la parrocchia di San Germano con lo zio arciprete don Cesare De Martini. I primi incarichi sono arrivati dopo un anno di vita sacerdotale, con la nomina di docente in Storia Ecclesiastica e Diritto canonico nel Seminario di Casale. Poi mi sono trasferito a Roma per seguire un corso di studi superiori nel Collegio Leoniano, dove ho avuto come compagno Angelo Roncalli, futuro Papa Giovanni XXIII.
Quando avvenne l’elezione episcopale?
Dopo che la Congregazione Concistoriale aveva esaminato le informazioni sulla mia persona, all’età di 44 anni, il 30 ottobre 1927, sono stato eletto vescovo di Acireale. La consacrazione è avvenuta a Casale Monferrato il 20 novembre dello stesso anno per le mani di mons. Gavotti.
Antonio Patanè, socio corrispondente dell’Accademia degli Zelanti e dei Dafnici di Acireale, nel contributo pubblicato nel 2012 in Memorie e Rendiconti, prima di tracciare la vostra biografia, apre l’articolo puntando gli occhi sulla situazione della Diocesi prima del vostro arrivo come vescovo nel territorio acese.
Mons. Fernando Cento, il mio predecessore, nei suoi quattro anni di episcopato, aveva creato incomprensioni e malumori coi canonici del Capitolo della Cattedrale. Aveva trasformato molte cappellanie ormai spente in moderne parrocchie, seguendo i dettami tridentini con molto ritardo. L’astio era dovuto anche alla sua giovane età, aveva solo 39 anni quando è stato nominato vescovo.
Per questo motivo ritardate il vostro ingresso in Diocesi?
Dopo la mia nomina episcopale sono venuto a sapere che c’erano duri contrasti tra la Curia locale e il Fascio acese, oltre ai problemi emersi coi canonici. Per questo motivo ho inviato una lettera al Commissario Prefettizio di Acireale comm. Giuseppe Vaccaro per conoscere la situazione socio-politica.
Monsignor Evasio Colli, quando siete arrivato ad Acireale?
Nella notte tra il 14 e il 15 gennaio 1928 faccio ingresso ad Acireale. Giungo nella stazione ferroviaria nella tarda serata col mio segretario don Filippo Scagliotti e le prime persone a incontrare sono mons. Marziani e il dott. Indelicato, presidente degli Uomini Cattolici. Siamo saliti su una vettura per raggiungere il palazzo vescovile. Il saluto alle autorità e alla cittadinanza si è svolto il pomeriggio del 15 gennaio in Cattedrale.
Vi accoglie un clima di ostilità, come vi avevano preannunciato?
Ho dovuto affrontare diverse situazioni, dalle nuove parrocchie, ai rapporti con le autorità fasciste, all’eruzione dell’Etna del 1928, all’Azione Cattolica. Ho tentato di porre fine ai contrasti tra il Capitolo del Duomo e gli altri parroci di Acireale sul tema dei funerali e altre incombenze religiose.
A proposito dell’eruzione dell’Etna del 3 novembre 1928, molti borghi pedemontani hanno rischiato la corrente lavica.
Ho iniziato a far visita alle comunità di Milo, Fornazzo, Sant’Alfio, Puntalazzo, minacciati dalla lava. Abbiamo organizzato processioni coi santi patroni delle comunità; a Nunziata abbiamo organizzato pure dei momenti di preghiera per scongiurare la tragedia. Congiuntamente, inviavo telegrammi al Santo padre Pio XI per aggiornarlo sugli sviluppi.
Marcello Proietto