Italia / La “Four-day workweek” approda nelle aziende italiane

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Italia four day workweek

La “Four-day workweek” approda anche in Italia. Dopo averne sperimentato gli effetti in Islanda, Nuova Zelanda, Giappone, Regno Unito, Stati Uniti e Gambia, anche alcune aziende italiane tentano la messa in atto del progetto. L’intento sarebbe quello di riprodurne i vantaggi riscontrati sulla riduzione dei costi, sulla produttività e sulla gestione individuale dell’asse vita-lavoro per i lavoratori italiani.

Italia / “Four-day workweek” e l’ideologia di base

Il principio-guida della sperimentazione è esplicitato nella denominazione “Four-day workweek” che, tradotto letteralmente, significa “settimana lavorativa di quattro giorni”. Nello specifico, si tratta di un accordo per il quale i dipendenti o gli studenti lavorano in un posto di lavoro o frequentano un luogo di istruzione nel corso di quattro giorni alla settimana. Anziché i cinque generalmente più consueti.

Aumento della riduzione dei costi, della produttività e maggiore equilibrio tra vita privata e lavoro. Questi sono i tre vantaggi principali che il programma mira a raggiungere. La teoria sembrerebbe piuttosto logica: lavorare o frequentare luoghi d’istruzione un giorno in meno, consentirebbe a lavoratori e studenti di riorganizzare più facilmente i tempi personali. Questa opportunità apporterebbe una maggiore produttività nel lavoro e nell’apprendimento di questi soggetti.

L’idea di avere un giorno in meno di lavoro alla settimana potrebbe infatti influenzare four day workweek burnoutpositivamente l’efficienza dei lavoratori. Come spiega il neuroscienziato Alex Korb, in media il lavoratore impiega più tempo nel portare a termine un lavoro quando questo non abbia una scadenza determinata. In altre parole, lo stimolo è maggiore in vista di una scadenza predisposta. Si potrebbe poi considerare che la chiusura di scuole e posti di lavoro un giorno in più ridurrebbe i costi operativi e ambientali per le imprese e per la società. Infine, non sarebbe irrilevante l’impatto sulla mobilità urbana e sul settore del turismo, tenendo conto della possibilità di un giorno libero in più.

4 Days Week Global e l’esperimento della settimana corta nel mondo

Fino ad ora, il più grande test sull’argomento è stato proposto dall’ente no-profit 4 Days Week Global. Con il sostegno dell’Università di Cambridge, dell’Università di Oxford e del Boston College, il progetto ha contato la partecipazione di ben 61 aziende. Queste ultime dislocate tra Regno Unito, Irlanda, Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda. Per 6 mesi, da gennaio a giugno 2022, il programma pilota ha previsto una settimana lavorativa di quattro giorni. Per un totale di 34 ore settimanali di lavoro, a tasso di retribuzione invariato.

Four-day workweek”: cosa ha rivelato il test

I risultati dell’indagine hanno registrato un 92% delle aziende partecipanti favorevole all’adozione della nuova formula organizzativa del lavoro. Nella determinazione del nuovo giorno di riposo, 1/4 delle aziende ha scelto il lunedì o il venerdì. Il 25% ha individuato un giorno diverso. La parte rimanente non ha dichiarato un giorno determinato, cambiandolo periodicamente. Le conseguenze sono state molto positive. Aumento delle entrate, riduzione dei giorni di malattia e dell’assenteismo. Calo delle dimissioni ed entusiasmo dei dipendenti.

I 2900 lavoratori partecipanti al progetto, infatti, hanno notato una diminuzione dei livelli di ansia, esaurimento e stress. Il quale, quest’ultimo, sembra aver subito un calo da 3,07 a 2,74 con l’attuazione del nuovo modello. Ciò sembrerebbe dovuto ad una maggiore possibilità di equilibrare vita privata e vita professionale. Come conseguenza diretta, il miglioramento della qualità del sonno è tra i vantaggi dichiarati dal 40% dei partecipanti. D’altra parte, però, il 45% non avrebbe riscontrato cambiamenti significativi e il 15% ha sostenuto invece un aumento dei problemi legati al sonno.

Italia / La “Four-day workweek” approda anche nelle aziende italianeItalia four day workweek intesa

In Italia, l’art. 3 del decreto legislativo n.66/2003 fissa l’orario lavorativo normale a 40 ore settimanali. Ore che vengono distribuite nell’arco di cinque giorni. Nonostante il monte ore sia piuttosto elevato, il livello di produttività del nostro paese non è certamente il più ampio in campo europeo e mondiale. Questa considerazione ha così spinto alcune aziende italiane ad adottare la nuova formula organizzativa delle quattro ore settimanali.

Tra queste, Carter&Benson prevede 32 ore a settimana, con parità retributiva. A questo aggiunge inoltre il riconoscimento della possibilità attribuita ai dipendenti di distribuire le ore settimanali a propria discrezione. Si aggiungono Awin Italia e Mondelez International, che propongono 32 ore su 4 giorni lavorativi a parità di retribuzione. Intesa San Paolo sperimenta la settimana corta con 9 ore giornaliere. Ma ne consente, per adesso, l’adesione volontaria dei dipendenti.

Ci si chiede, dunque, se questa nuova formula organizzativa del lavoro si tradurrà un giorno in realtà nazionale. O se essa rimarrà solo una breve parentesi sperimentale. Sicuramente i vantaggi registrati dai progetti lanciati negli ultimi anni non sono pochi e l’esperienza del Covid-19 ne ha dato un ulteriore impulso. Bisogna però vedere se questi effetti positivi saranno concretamente riproducibili anche in Italia.

Roberta Lazzaro

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