Libri / “Le pupiate di Garibaldi”, uno sguardo ironico sulla narrazione del Risorgimento

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Garibaldi,particolare di copertina

“Garibaldi fu ferito. Fu ferito a una gamba”. Così recita la versione più nota e più scolastica dell’episodio che vide l’Eroe dei Due Mondi colpito durante la sfortunata campagna dell’Aspromonte nel 1862. In realtà, i colpi subiti da Garibaldi furono due: uno al malleolo, l’altro…a una natica. Un dettaglio rimasto a lungo taciuto e volutamente oscurato da chi temeva che una simile ferita, considerata imbarazzante, potesse minare l’aura eroica del generale in camicia rossa.copertina Le pupiate di Garibaldi

Ma la storia, è risaputo, non sempre coincide con la verità. E in questo caso, ci troviamo di fronte all’ennesima fake news ante litteram che ha contribuito a costruire il mito. Una censura d’altri tempi dettata più dal bisogno di proteggere l’immagine pubblica del condottiero che dalla cronaca dei fatti.
Dunque, non stiamo parlando del solito Garibaldi, l’eroe intoccabile e scolpito nel marmo della nostra storia. È un Garibaldi “sdirrubbatu”, come lo ha ironicamente definito Bruno Cacopardo che ha conversato con l’autore, quello che emerge in “Le pupiate di Garibaldi. E tante altre storie”, il ventiquattresimo libro del giornalista e scrittore Giuseppe Lazzaro Danzuso.

Presentato recentemente alla Biblioteca comunale di Trecastagni di fronte a un pubblico numeroso e coinvolto, questo volume offre uno sguardo fresco, affilato e ironico sulla narrazione del Risorgimento.
La lettura di questo libro getta nuova luce su elementi inediti della vita di Garibaldi. Rivela retroscena sorprendenti e per certi versi anche scomodi sulla sua vita e sul processo di unificazione italiana che lasciano il lettore attonito, stupito e un po’ demoralizzato.

Giuseppe Lazzaro Danzuso
Giuseppe Lazzaro Danzuso

Il ruolo britannico nell’Impresa dei Mille

L’ultima delle novità che l’autore fornisce al lettore è quella del ruolo britannico alquanto determinante nell’Impresa dei Mille. E la prova “provata” si è avuta il nove aprile scorso con il re Carlo III d’ Inghilterra che durante il suo discorso alle Camere riunite del Parlamento ha dichiarato che “Il Regno Unito è orgoglioso d’aver avuto un ruolo di sostegno all’unificazione italiana. Quando Garibaldi sbarcò vicino a Marsala, in Sicilia, nel maggio del 1860, due navi da guerra della Royal Navy erano lì a vegliare”.

Una frase che lascia poco spazio all’ambiguità e che apre nuovi interrogativi sulle reali dinamiche dell’unificazione nazionale. Il sostegno britannico a Garibaldi non si limitò a una presenza strategica nel Mediterraneo. Secondo re Carlo, l’eroe dei due mondi fu accolto con entusiasmo durante la sua visita nel Regno Unito nel 1864.
“Scoppiò una vera e propria ‘Garibaldi mania’ –  ha ricordato il sovrano –  circa mezzo milione di persone accorsero a salutarlo a Londra. Dedicandogli persino un biscotto, che per me resta il segno supremo dell’ammirazione britannica”.

presentazione libro
Tavolo dei lavori

Uno strumento degli Inglesi

Altro che eroe isolato e romantico! Garibaldi si presenta piuttosto come uno strumento della diplomazia inglese nel Mediterraneo. Le “Pupiate” rivelano quindi la strategia adottata dalla massoneria britannica per costruire l’immagine di Garibaldi come eroe del popolo e simbolo dell’Italia liberata.
Secondo queste testimonianze, la narrazione ufficiale di un’insurrezione popolare nel Sud contro il regime borbonico rappresenterebbe solo una parte della verità.
A giocare un ruolo cruciale nella cosiddetta “spedizione dei Mille” non fu tanto l’entusiasmo patriottico, quanto la corruzione sistematica ai vertici militari del Regno delle Due Sicilie. Generali pagati, o convinti a ritirarsi senza combattere, mentre Garibaldi sbarcava senza resistenza a Marsala, una città già fortemente influenzata dagli inglesi.

Il cammino dei garibaldini verso Napoli, descritto nei manuali scolastici come un trionfo epico, assume così i contorni di una marcia quasi coreografata, sostenuta da interessi stranieri e accordi segreti. E a Napoli, dove il vuoto di potere lasciato dalla fuga dei Borboni aprì la strada a nuove alleanze,  non furono solo cittadini festanti ad accogliere Garibaldi.
A fargli da scorta, infatti, c’era un uomo noto ai più con un nome emblematico, un certo Tore ‘e Criscienzo, figura di spicco della camorra partenopea. Costui diventò capo delle guardie cittadine proprio in quel delicato passaggio di potere.

L’unificazione dell’Italia risultato di una strategia geopolitica

Un intreccio sorprendente tra logge massoniche, potenze straniere e criminalità locale che suggerisce come l’unificazione italiana, anziché un moto puro e idealista sia stata in parte anche il risultato di una strategia geopolitica ben calcolata.
Le “Pupiate” offrono al lettore anche un affascinante viaggio tra ironia, tradizione e identità locale, esplorando con tono leggero e affettuoso il carattere catanese attraverso una serie di storielle tipiche.
L’autore è riuscito a trasmettere con una narrazione vivace, la celebre “liscìa” catanese.
Un segno distintivo di un modo tutto locale di affrontare la vita con astuzia e spirito brillante.

Un momento particolarmente emozionante della serata è stata la proiezione del documentario sulla festa dei Santi Martiri Alfio, Filadelfo e Cirino, del regista Ugo Saitta.
Lo ha introdotto un videomessaggio della figlia Gabriella, che ha condiviso ricordi del padre e del suo impegno nel raccontare la sicilianità attraverso le immagini.
All’incontro, oltre a diversi membri dell’amministrazione comunale, erano presenti il già citato Cacopardo, Giuseppe Pennisi, editore di Carthago Edizioni, e l’artista Santo Di Grazia che ha creato la copertina del libro. C’era anche il professor Salvo Mensa, noto esperto di lingua siciliana. Questi ha offerto un interessante approfondimento linguistico, mettendo in luce la sorprendente varietà del dialetto siciliano che cambia da una zona all’altra dell’Isola.

 

                                                                              Caterina Maria Torrisi