Sicilia 1848-1849. Sono gli anni in cui scorrono e si intrecciano le storie narrate da Liana Zimmardi nel romanzo d’esordio L’urlo dei gattopardi (Giunti, 2025).
Le vicende si svolgono tra Messina e Palermo, in una Sicilia in preda alla rivoluzione popolare. Della città dello Stretto sono Maria Sofia e Isabella, due sorelle appartenenti a una numerosa famiglia. Sarà la primogenita, Maria Sofia, ad approdare per prima a Palermo per sposare Antonio dei baroni di Vigara. Nella città di Santa Rosalia, si inserisce pienamente nella società aristocratica, adempiendo ai rigidi ruoli che il perbenismo dell’epoca impone: moglie devota e madre esemplare.
Isabella, la sorella ribelle, è l’alter ego di Maria Sofia, colei che vuole battersi a tutti i costi alla conquista della dignità conforme, duramente combattuta da Giuseppina Turrisi Colonna. Due donne, due personalità, due visioni della vita.
Al duo femminile si avvicenda un trio maschile di personaggi comprimari: gli aristocratici fratelli palermitani, Leonardo e Alberto Di Martino, e George Seymour, figlio di una borghese famiglia inglese che a Palermo fa fortuna.
“L’urlo dei gattopardi” che anelano alla libertà dell’Isola
Cosa hanno in comune questi tre giovani? L’ideale di libertà tanto auspicato dal popolo siciliano. Quella stessa libertà che si respira nelle pagine del romanzo, che Zimmardi con maestria e abilità letteraria ha saputo plasmare nelle parole. L’autrice incalza e incita i personaggi a combattere per la liberazione della Sicilia dai Borbone.
Alla libertà dell’Isola, l’autrice affianca la lotta di emancipazione delle donne siciliane, dall’aristocratica Isabella alla popolana Cettina. Ognuna con la propria veduta sociale e con i propri mezzi culturali a disposizione.
Il lettore che si accosta al romanzo è rapito e affascinato dal ruolo dell’inglese Seymour. George rappresenta il perno delle vicende che girano intorno a lui. Da non siciliano, è un attento osservatore di un popolo a lui sconosciuto. Come personaggio esterno, scruta e analizza le persone: i gesti, le parole, il dialetto e le contraddizioni. Usi e costumi di un popolo per natura diverso dalla sua terra di origine. Il borghese inglese, uno dei tanti di quell’età dell’oro che una volta arrivati in Sicilia, rimangono per legare rapporti economici: come la famosa famiglia Whitaker, amici e soci dei Florio.
Il carteggio di Lionardo Vigo
La poco conosciuta storia di quel periodo, che talvolta emerge quando si portano alla luce epistolari posseduti da personaggi appartenenti alla nobiltà siciliana, come quello del duca di Serradifalco, Domenico Antonio Lo Faso Pietrasanta, le cui lettere si conservano nell’ampio carteggio di Lionardo Vigo, da me pubblicate su Memorie e Rendiconti dell’Accademia degli Zelanti e dei Dafnici di Acireale nel 2020.
L’autrice, attraverso la lettura di una storia d’amore rocambolesca e a tratti in tensione, mette in scena un’opera letteraria che immerge il lettore nella società di un tempo, di un’età che a intermittenza ha proiettato luci e ombre sui volti di valorosi combattenti, fino all’arrivo dell’eroe Garibaldi.
Marcello Proietto