Microplastiche / Dai terreni agricoli al cibo sulle nostre tavole

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Una nuova ricerca evidenzia come microplastiche e nanoplastiche si trovino in abbondanza nei terreni agricoli e arrivino a noi tramite il cibo che ingeriamo. Lo studio dal titolo “Microplastics and nanoplastics: fate, transport, and governance from agricultural soil to food webs and humans” ha come primo nome Joseph Boctor dalla Murdoch University ed ha visto la pubblicazione sulla rivista scientifica Environmental Sciences Europe. Nel documento vengono prese in esame sia le microplastiche (MP), che sono generalmente definite come particelle inferiori ai 5 mm che le nanoplastiche (NP), ovvero con dimensioni < 1 μm.

Microplastiche, dai terreni agricoli al cibo sulle nostre tavole / Quali effetti sulla salute?

Sono proprio questi frammenti di plastica che, rispetto alle macroplastiche (> 25 mm), presentano rischi più significativi a causa della loro maggiore mobilità attraverso le catene alimentari e della maggiore probabilità di ingestione da parte di vari organismi. Queste caratteristiche consentono infatti alle particelle di infiltrarsi in diversi tessuti inaspettati, tra cui il cuore umano, i polmoni, il cervello, i testicoli, la placenta e il sangue. “Sostanze chimiche come BPF e BPS mostrano un’attività di interferenza endocrina comparabile o maggiore al BPA”, ha affermato Boctor. Oltre agli interferenti endocrini, la revisione ha individuato altri additivi nel suolo, come gli ftalati (collegati a problemi riproduttivi) e i PBDE (ritardanti di fiamma neurotossici). Questi additivi hanno una correlazione con malattie neurodegenerative, aumento del rischio di ictus e infarto e morte precoce.

Una recente analisi dei rapporti dei consumatori statunitensi su oltre 85 prodotti alimentari e 239 campioni ha mostrato risultati molto preoccupanti. Gli studiosi hanno trovato gli ftalati nel 99% dei supermercati e dei fast food campionati, mentre il BPA era presente nel 79%. L’ingestione non è chiaramente l’unica via di esposizione umana a MP e NP. Studi hanno dimostrato che le vie dermiche e inalatorie contribuiscono a tale esposizione.

È preoccupante, ad esempio, che l’inalazione di NP rappresenti una via diretta ai neuroni dei topi, bypassando la barriera emato-encefalica e causando neurotossicità. Le microplastiche possono avere effetti dannosi anche sulla crescita, la fisiologia e la resa delle piante, in particolare sulla germinazione dei semi.

Microplastiche, dai terreni agricoli al cibo sulle nostre tavole / Le cause dell’inquinamento in agricoltura

Il suolo è un punto di ingresso significativo per MP e NP negli ecosistemi terrestri, che subiscono una contaminazione da MP da 4 a 23 volte maggiore rispetto all’acqua. Si stima che 110.000-730.000 tonnellate di MP vengano introdotte annualmente nei terreni agricoli in Europa e Nord America. Queste particelle influenzano la qualità del suolo alterando le proprietà fisiche e chimiche, oltre che biologiche. Sebbene non esista una soglia universale per la contaminazione da MP e NP nei suoli, concentrazioni anche solo dello 0,1% in peso possono ridurre la riproduzione dei lombrichi nel suolo e la germinazione delle colture. 

Fra le fonti di introduzione di microplastiche e nanoplastiche nei suoli annoveriamo la deposizione atmosferica, le infiltrazioni di rifiuti dalle discariche, lo scarico illegale e l’usura di vari tubi di plastica, utensili e pneumatici. Ma molti studi sono concordi nell’identificare la pacciamatura in plastica come la fonte primaria di contaminazione da microplastiche. Si stima che le plastiche destinate a questa attività -principalmente polietilene (PE)- rappresentino circa il 50% in peso di tutte le plastiche agricole.

Si tratta di una tecnica che riduce l’evaporazione dell’acqua nel suolo e controlla la temperatura dello strato superficiale. Mira soprattutto ad aumentare le rese agricole e a diminuire la crescita delle erbacce. Stime recenti suggeriscono che il settore agricolo utilizzi 10 milioni di tonnellate di pacciamatura in plastica, con un aumento annuo previsto del 20%. Queste pellicole applicate, inoltre, non vengono riciclate. 

Microplastiche, dai terreni agricoli al cibo sulle nostre tavole / Prospettive future

La mancanza di un quadro standardizzato per la valutazione del rischio impedisce il progresso nella definizione di soglie di contaminazione applicabili. Permane, inoltre una lacuna significativa nei quadri normativi, che limita una governance efficace nonostante la crescente esposizione ambientale. “Questa revisione evidenzia l’urgente necessità di sforzi scientifici e normativi coordinati”, ha affermato Boctor. “Autorità di regolamentazione, scienziati e industria devono collaborare per colmare le lacune prima che l’inquinamento da plastica si radichi ulteriormente nella catena alimentare globale”.  

Sono già in uso 16.000 additivi per la plastica, ma la maggior parte di essi non dispone di dati industriali pubblicamente disponibili. Il rischio per la salute è urgente e non correttamente monitorato. Per affrontare questa crisi, Boctor sta lavorando insieme ai suoi colleghi del Bioplastics Innovation Hub alla progettazione di un tipo innovativo di plastica. L’obiettivo del team di ricerca è che il materiale plastico sia sicuro e si decomponga anche nel suolo, nella terra e nell’acqua, senza lasciare tracce.

                                                                                         Maria Maddalena La Ferla