Periferie e solidarietà / Zuccaro a Librino: “Violato il patto sociale alla base della Costituzione”

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“Qui è stato violato il patto sociale alla base della Costituzione, un patto stracciato da tutti quelli che hanno avuto i poteri della pubblica amministrazione, poteri usati malissimo”. Una denuncia accorata e decisa – riporta una nota stampa del Csve (Centro servizi per il volontariato etneo) – quella del procuratore capo di Catania, Carmelo Zuccaro, intervenuto nel corso dell’incontro dal titolo “Confronto su ideali e buone prassi per la crescita delle periferie sud di Catania”, organizzato dalla Misericordia Librino insieme alla Rete sociale Librino e alla Parrocchia Resurrezione del Signore di viale Castagnola che ha ospitato il dibattito nell’auditorium parrocchiale.

Un momento dell’incontro di Librino trai gruppi di volontariato e il dott. Carmelo Zuccaro, procuratore capo della Repubblica di Catania

Al centro dell’incontro il tema dell’illegalità a Librino, riconosciuta come tra le dieci realtà più a rischio d’Italia, ma più in generale lo stato di degrado e la cronica mancanza di adeguate attenzioni delle istituzioni anche nei quartieri limitrofi della zona sud di Catania, alle prese con evidenti condizioni di diffuso disagio sociale. L’iniziativa ha ospitato numerosi interventi, che hanno consentito di spaziare dal tema della legalità alle delicate questioni inerenti l’area educativa e scolastica, i servizi alla persona e l’accesso ai diritti fondamentali che la stessa Carta costituzionale, come sottolineato da Zuccaro, “riconosce e garantisce” perché fondata sulla dignità della persona.

“La Procura non è antagonista al territorio, ma deve battersi perché voi cittadini possiate vivere in condizioni dignitose. Il controllo del territorio richiede tanti fattori – afferma Zuccaro di fronte anche alle alte autorità delle Forze dell’ordine presenti – e la presenza di forze dell’ordine è uno di questi. È sotto gli occhi di tutti che è il dispiegamento di risorse è inadeguato, ma il problema non è solo quello di aumentare il numero delle persone: bisogna migliorare la qualità dei servizi, stabilendo la priorità e i servizi strategici. Chi viene qui non può non avvertire come una sorta di senso di colpa, perché il quartiere ha subito tanti torti. Il compito della Procura è ripristinare la legalità, ma anche i torti. Tanto viene fatto, ma sono consapevole di quanto non viene fatto. E voi a Librino avete subito dei grandi torti: chi è nelle istituzioni pubbliche e non fa non può avere alibi, deve dimettersi”.

“Cosa possiamo fare rispetto alla grandezza dei numeri e dei problemi di Librino?” la domanda introduttiva di Santo Carnazzo, medico e decano dei volontari di Librino in virtù di un impegno costante dal 1987. In questi trent’anni ho visto sparire la speranza nel cambiamento di un quartiere pensato come una città satellite autonoma dall’architetto Kenzo Tange, ma che non ha visto lo sviluppo di servizi. Oggi Librino – evidenzia Carnazzo – e i quartieri limitrofi sono considerati tra le periferie più pericolose d’Italia. Eppure è il quartiere più giovane di Catania, dove risiede un quarto dei bambini da 0 a 6 anni, dove l’altra faccia della medaglia dell’illegalità sono le tante associazioni che si impegnano per lo sviluppo sociale e l’integrazione con Catania”.

“Di certo – ha risposto Zuccaro – la repressione non è sufficiente: dopo ogni operazione vengono lasciati dei vuoti di potere dai gruppi criminali dopo che questi sono stati fermati, ci sarà sempre un altro gruppo criminale pronto a sostituirlo. Lo Stato deve riempire il vuoto dando possibilità ai giovani non di essere reclutati come pusher ma di avere in futuro. La mafia è un fenomeno sociale e avrà fine, come diceva Giovanni Falcone. Ma non finirà da sola”. Un concetto, quello della necessità di un intervento congiunto tra istituzioni ed attori sociali, ribadito anche dai rappresentanti delle realtà del territorio intervenuti, in rappresentanza di associazioni, volontari e parrocchie.

Tra gli altri interventi – ricorda la nota stampa -, quello di Salvo Raffa, presidente del Centro di Servizio per il Volontariato Etneo, realtà che ha fatto proprio dei locali visitati da Zuccaro prima del confronto, dove la Misericordia di Librino si spende da decenni, la propria “Casa del Volontariato” nel catanese insieme a quella di Acireale. “Ci date la passibilità di confrontarci sulla stessa attività quotidiana di noi volontari: essere ascoltati per ore da un rappresentate delle istituzioni è una ragione per insistere sul nostro stesso impegno quotidiano, fatto spesso di battaglie. Pensate: anche fare arrivare la fibra ottica a Librino sembra un problema insormontabile, come se il quartiere fosse abbandonato a sé stesso. Il volontariato ha allora la missione di integrare le forze della società per sopperire ai bisogni di tante persone altrimenti dimenticate, come anziani, disabili, giovani in difficoltà. Le parole passeranno, ma le azioni concrete resteranno, soprattutto se tutti gli attori sociali sapranno agire in sinergia: conquistare un semplice diritto appare spesso una battaglia, nonostante siano state elargite anche somme considerevoli, ma evidentemente spese male dai responsabili”.

A proposito di cifre, dato il clamoroso dissesto del Comune di Catania, il procuratore Zuccaro ha concluso: “Il gravissimo dissesto catanese è causato da una grande evasione che interessa paradossalmente soprattutto chi ha maggiori entrate. Non lo ha prodotto sicuramente il fatto che siano stato spesi soldi a Librino, ma che siano stati spesi male. Il controllo però della stessa gestione delle risorse impegnate spetta a voi cittadini di Librino, oltre che a noi magistrati. ‘La mafia fa schifo’ è stata un’espressione spesso abusata proprio da chi non ha avuto un comportamento proprio lineare: non basta dirlo, bisogna respingere tentativi di infiltrazione, anche nel terzo settore. Il caso Montante ci dice che ci sono persone che si dichiarano paladine della legalità dialogando con la mafia. Ho il dovere di essere ottimista ma credo che il futuro non cambierà se non ci impegniamo tutti insieme per farlo”.

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