Pescherecci con sensori hi-tech per la ricerca in Sicilia

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Progetto “Rete 3 Golfi – 3G”: pescherecci con sensori hi-tech vengono implementati per la ricerca in Sicilia ai fini di una gestione sostenibile delle risorse marine. In un’ottica innovativa della pesca in Sicilia, il programma di ricerca “Rete 3 Golfi – 3G” si offre di dare vita a modelli di pesca sostenibili. Tutto ciò tramite azioni di osservazione e svolte a bordo di pescherecci convertiti in moderne navi adibite alla ricerca. La sovvenzione, proveniente dalla Regione Siciliana tramite il dipartimento regionale della Pesca mediterranea attraverso le risorse del Po Feamp Sicilia 2014-2020, è il propulsore di questa iniziativa ambiziosa, che ha presentato lo scorso 4 Dicembre gli esiti del suo impegno nel corso di una conferenza stampa al PalaRegione a Catania.

Pescherecci con sensori hi-tech per la ricerca in Sicilia / Sammartino: sinergia tra pescatori e ricercatori

Luca Sammartino, assessore all’Agricoltura, allo sviluppo rurale e alla pesca mediterranea della Regione Siciliana, ha evidenziato la rilevanza della collaborazione tra pescatori e ricercatori come il valore aggiunto di questo piano. L’intento è quello di sostenere e ridare slancio a un’attività che può mirare a tutelare l’habitat marino. Si vogliono, inoltre, offrire mezzi replicabili per costituire una rete integrata per la creazione di un modello regionale di management innovativo, sostenibile e socialmente accettabile delle risorse e degli ecosistemi marini nel futuro prossimo.

Pescherecci con sensori hi-tech per la ricerca in Sicilia / Un anno di successi e innovazioni

Il progetto “Rete 3 Golfi – 3G” ha inizio nell’ottobre del 2022 e ha rilevato un anno di esiti positivi nella collaborazione tra ricercatori e pescatori. Sui pescherecci gli esperti dell’Università di Palermo e della Sicily Marine Centre della Stazione zoologica “Anton Dohrn” hanno svolto il lavoro in cooperazione con i pescatori dei golfi di Castellammare (Trapani), Patti (Messina) e Catania per oltre 1200 ore. In questo arco temporale, sono state portate avanti analisi del pescato e collezionati campioni ai fini dello studio delle specie marine. Queste abitano i fondali e le colonne d’acqua, da 10 a 560 metri di profondità.

L’apporto di rilevatori hi-tech ha consentito una misurazione precisa di temperatura e ossigeno presente nei mari siculi. In laboratorio, più di 120 specie di esseri viventi sono state registrate, mentre un numero superiore a 60.000 pesci sono stati dissezionati, pesati e misurati. Si è anche proceduto alla raccolta di oltre 1350 litri di acqua di mare, sottoposti ad analisi chimiche e biochimiche. Infine si sono analizzati circa 3000 litri di sedimenti marini a livello biochimico, fisico, tessiturale e della fauna che vi risiede.

Pescherecci con sensori hi-tech per la ricerca in Sicilia / La partecipazione di Cogepa

La partecipazione dei Consorzi di gestione della pesca artigianale (Cogepa) ha permesso l’uso di meccanismi innovativi per la raccolta di dati socioeconomici. Questi hanno integrato l’esperienza storica dei pescatori, aiutando così nella comprensione delle evoluzioni correnti e della possibilità di contrasti correlati ad altre attività umane. Gli studiosi hanno avuto un metodo di analisi integrata della globalità dei dati riguardo la diversità biologica e le caratteristiche ecosistemiche del Mediterraneo. Tramite un approccio partecipativo i portatori di interesse hanno preso parte attivamente in un continuo scambio di informazioni, percezioni e conoscenza.

Pescherecci con sensori hi-tech per la ricerca in Sicilia / La prospettiva degli esperti 

Gianluca Sarà, docente ordinario di Ecologia dell’Università di Palermo e organizzatore del progetto, ha evidenziato la rilevanza che ha un’osservazione costante della biodiversità nel supporto alle risorse alieutiche. La diversità biologica marina risulta essere basilare per lo sviluppo sociale, economico e culturale delle popolazioni costiere.

Maria Cristina Mangano, ricercatice presso la Sicily Marine Centre mette in risalto le caratteristiche d’avanguardia del progetto. Fra queste spicca il passaggio di sapere dai ricercatori ai pescatori, resi così pienamente partecipi dei processo di raccolta di dati. Infine, Alberto Pulizzi, dirigente generale del dipartimento regionale della Pesca mediterranea, ha messo in rilievo come il programma, insieme ad altre iniziative, mostra come la Regione Siciliana si stia adoperando con cura per la tutela dell’ambiente marino e dei pescatori. Questi ultimi sono il motore principale dell’intero ambito ittico regionale, concorrendo a più del 20% della pesca italiana.

  Maria Maddalena La Ferla

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