Riflessione / Pira: quel dono pieno d’amore della madre che muore al figlio

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Riportiamo le riflessioni del professor Francesco Pira sulla storia d’amore di una madre verso il figlio. Un amore che non teme ostacoli, che non teme neanche la morte, ma che si dona in ogni momento senza aspettarsi nulla in cambio.

In questi giorni c’è una storia che sta commuovendo gli italiani. È la storia di Laura Lonzi, maestra 37enne, morta per un terribile tumore. La donna ha deciso di lasciare una sorpresa a suo figlio prima di morire: gli ha scritto un libricino e ha programmato i regali che il bambino riceverà fino ai 18 anni ovvero un libro per ogni compleanno. Quando ha capito che la malattia non le avrebbe dato scampo ha preparato questo libricino, lettere e regali.

Pira / La storia di una madre coraggiosa

Il marito ha raccontato ai giornali la storia di questa madre forte e coraggiosa: “Abbiamo scoperto il carcinoma a settembre. Nei mesi precedenti aveva delle bollicine che la dermatologa curava con il cortisone. Poi il suo viso ha iniziato a gonfiarsi e il medico ha prescritto l’esame delle urine che ha rivelato dove cercare. A ottobre l’operazione a Careggi e poi le chemio, prima lì e poi a Ponte a Niccheri. Abbiamo visto medici in tutta Italia. Siamo andati fino in Germania per provare una nuova cura e inviato gli esami diagnostici anche negli Stati Uniti. Il dottor Emanuele Gori, direttore sanitario della Asl centro, vecchio amico di famiglia, e il dottor Stelvio Sestini di Prato, non ci hanno mai lasciato soli, così come l’associazione File”.

E ancora: “Ad aprile Laura aveva capito che non c’era più nulla da fare da prima che lo dicessero i medici. Ha iniziato a scrivere lettere per noi, per non lasciarci soli. Faceva finta di passeggiare, arrivava fino all’ulivo e sotto l’albero, poi ho scoperto, girava i video per me e Tommaso per quando non ci sarebbe stata più. Ha scritto una lettera per quando nostro figlio andrà in prima media e per accompagnarlo nei giorni importanti della vita”.

Pira / L’amore immenso di una madre verso il figlio

Adesso la sua amica, Eleonora Rossi, conserverà il pacco con i libri per il piccolo Tommaso e si occuperà di organizzare anche la prima comunione del bambino. Laura ha organizzato anche il suo funerale e ha voluto che il marito leggesse queste parole pubblicamente: “Sono felice della vita che ho vissuto, mi sono divertita tanto. Ricordatevi di colmare i vuoti di Tommaso con magiche parole d’amore. La sua ultima richiesta al marito è stata: “Sorridi tutti i giorni per nostro figlio”. Una storia davvero commovente e triste allo stesso tempo, perché razionalmente è difficile accettare che mamma così giovane possa essere strappata al suo bambino e alla vita.

Ci aiutano e ci confortano le parole di Monsignor Antonino Raspanti, Vescovo di Acireale e Vice Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, che in alcune occasioni ha affrontato il tema della morte:  “Dal momento della nascita, o meglio ancora, da quando siamo pensati da Dio, siamo invitati a camminare in questa terra tenendo lo sguardo fisso verso il cielo. La vita, perciò, ci viene donata con la prospettiva dell’eternità. La morte non deve farci paura perché Cristo è il primo dei Risorti e noi, insieme con lui, un giorno risorgeremo a vita nuova”.

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Pira / Quel dono d’amore della madre che muore al figlio

Quando sei attraversato da un grande dolore provi a fare bilanci e cerchi delle risposte che tardano ad arrivare. La nostra vita scorre velocemente e travolti dalla frenesia dei nostri impegni non siamo più capaci di comprendere quanto importante sia il dono della vita. Ho provato un grande dolore, perché ho perso mio padre Gino a soli 13 anni e crescere senza la sua presenza non è stato facile. Ho perso il amato cugino, Ugo Grillo, che per me è stato un vero e proprio fratello. Un legame forte e indissolubile, fatto di amore e comprensione reciproca. Ugo aveva festeggiato il suo 52esimo compleanno il giorno prima della sua morte lo scorso 8 settembre 2021.

Quando è morto suo papà Attilio, e dopo un anno e mezzo il mio Gino, eravamo bambini e ci siamo promessi che ci saremmo sempre stati l’uno per l’altro. Ed è stato sempre cosi. Ci siamo voluti bene, abbiamo condiviso momenti stupendi e un quotidiano fatto di piccole cose: sguardi, piccoli gesti e risate, tante! Questa separazione mi ha fatto comprendere quanto siamo impotenti davanti alla morte. Non è facile riuscire ad accettare il lutto, perché razionalmente non si comprendono le motivazioni di un evento cosi disarmante. Domande irrisolte che, momento per momento, generano paura e timore.

Pira / La difficoltà di accettare il lutto

L’assenza fisica ci porta a pensare, in diverse occasioni, di non riuscire a sopravvivere senza la persona che abbiamo perso. Inoltre, essere capaci di riorganizzare la propria vita non è assolutamente semplice, perché la sensazione che ci assale è quella di aver smarrito una parte di noi stessi. Nonostante io fossi a conoscenza della malattia di Ugo speravo che non mi lasciasse. Vivere accanto ad una persona ammalata vuol dire avvertire il terrore del distacco e in un certo senso alimenta l’egoismo di volerla tenere in vita a tutti i costi.

Diversi studi dimostrano come il lutto si distingua in fasi. La prima fase viene definita di “stordimento e confusione”, unita ad incredulità; la seconda fase è caratterizzata da rabbia e ricerca della persona cara; la terza fase viene definita “fase della disperazione”. Credo di averle vissute tutte e tre, percependone la complessità e allo stesso tempo il peso.

Alcune persone possono manifestare dei disturbi che peggiorano il lutto stesso. Ci sono casi in cui si presentano pensieri di tipo depressivo: pochi interessi, scarsa cura di sé stessi, l’incapacità a relazionarsi, disturbi del sonno oppure l’esatto contrario che prevede il sorgere di continui interessi, superando ogni limite, per non pensare a niente. Come se non bastasse si possono sviluppare disturbi legati ad idee fisse o somatizzazioni. Tutto conduce verso un peggioramento dello stato psicologico ed emotivo. Nelle circostanze più gravi la Psicoterapia Cognitivo/Comportamentale può essere utile  per affrontare il lutto e la paura della morte.

Pira / Il dono d’amore di una madre al figlio

Cercare di esprimere quello che proviamo dopo una circostanza drammatica ci rende più forti e ci libera dall’angoscia. Chiudersi in sé stessi a riccio non è la soluzione per fronteggiare la morte di una persona cara. Papa Francesco ci ricorda spesso che: “Vi è una certezza: Cristo è risorto, è vivo tra noi e questa è la luce che ci aspetta dietro quella porta oscura della morte. Solo dalla fede nella risurrezione noi possiamo affacciarci sull’abisso della morte senza essere sopraffatti dalla paura. Invece dobbiamo accumulare la carità, è la capacità di condividere, di non restare indifferenti davanti ai bisogni degli altri. Che senso ha litigare con un fratello, con una sorella, con un amico, con un familiare, o con un fratello o una sorella? A che serve arrabbiarsi, arrabbiarsi con gli altri? Davanti alla morte tante questioni si ridimensionano”.

Ecco, allora che dobbiamo ritrovare la forza di pregare e di affidarci alla Fede.  Abbiamo bisogno di amore e di pace, di fratellanza e di condivisione. Insomma, è necessario trovare qualcosa di solido in una società sempre più liquida, come l’ha definita il sociologo Bauman, e perché no di ritagliarci un po’ di tempo da dedicare ai nostri affetti e a quanti hanno bisogno.

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Francesco Pira

Delegato del Rettore alla Comunicazione all’Università di Messina, dove insegna comunicazione e giornalismo ed è coordinatore didattico del master in social media manager del Dipartimento di Civiltà antiche e moderne. 

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