Domenica 8 e lunedì 9 giugno i cittadini italiani saranno chiamati ad esprimere il proprio diritto al voto su 5 referendum popolari in relazione ai temi di licenziamento e cittadinanza. I quesiti a cui si è chiamati a rispondere sono di natura abrogativa e sono stati pubblicati nella Gazzetta Ufficiale con i Decreti del Presidente della Repubblica del 31/03/2025.
Il voto è un pilastro della democrazia, atto di responsabilità civica ma soprattutto manifestazione di interesse al futuro del proprio Stato che vede, attraverso l’espressione del diritto di voto, rafforzare le istituzioni democratiche del Paese.
La partecipazione al voto non è solo un diritto, ma è dovere civico, opportunità di dare voce alle proprie ispirazioni e contribuire alla crescita dell’Italia. Rappresenta uno dei diritti fondamentali della “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo” e la sua importanza è sancita già nell’articolo 48 della nostra Costituzione.
La complessità delle questioni portate al referendum potrebbe risultare scoraggiante ed ampliare un senso di disaffezione in cittadini già poco inclini a partecipare alla vita politica del Paese, è pertanto necessario fare chiarezza sui temi del voto, affinchè questo diritto non venga meno alle aspettative. Esprimere un voto consapevole e responsabile significa restare in linea con i personali valori e le convinzioni a cui ciascuno di noi lega il proprio percorso politico.
L’importanza del voto nella declinazione cristiana
La valenza dell’impegno sociale al voto è forte per i cristiani, che seguendo la propria responsabilità morale hanno un maggior obbligo a partecipare alla vita pubblica contribuendo all’affermazione del bene comune. Votare è creare condizioni di dignità per tutti, alla luce dei valori di solidarietà e carità, ma soprattutto del valore incontrastabile della giustizia.
Come suggeriva la cinquantesima Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, tenutasi a Trieste dal 3 al 7 luglio scorso, è dovere morale per tutti esercitare il diritto/dovere di cittadinanza attiva. La partecipazione al voto è il cuore della democrazia: una società più giusta e umana passa inevitabilmente attraverso scelte responsabili.
In relazione ai primi quattro quesiti ai cristiani chiamati al voto si ricorda quanto espresso nella Rerum Novarum del 1891, nella quale la Dottrina Sociale della Chiesa poneva particolare attenzione al diritto al lavoro e alle condizioni perché questo si realizzi secondo dignità.
Il Referendum
Andremo alle urne per votare 5 referendum abrogativi, che richiedono la cancellazione di alcune norme affinchè siano ripristinate le regole precedenti. I quesiti referendari, sinteticamente raccolti in queste parole, sono:
Licenziamenti illegittimi e contratto a tutele crescenti: si vota per abrogare o mantenere uno dei decreti del Job Act che riguarda il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. Il voto chiede di esprimersi sul ripristino della possibilità di reintegrare il lavoratore nel proprio posto di lavoro in tutti i casi di licenziamento illegittimo.
Indennità per licenziamenti nelle piccole imprese: si vota per mira a eliminare il tetto massimo all’indennità per licenziamenti illegittimi nelle aziende con meno di 15 dipendenti, consentendo al giudice di determinare l’importo senza limiti predefiniti.
Contratti a termine: alcune delle norme contenute nel DL 15 giugno 2021, al n°81, potranno essere abrogate in caso di vittoria del si. Queste norme regolano la possibilità di instaurare contratti a tempo determinato e le condizioni per le proroghe e i rinnovi.
Responsabilità solidale negli appalti: votare si per abrogare la norma che esclude la responsabilità solidale dell’appaltatore e del subappaltatore, per gli infortuni sul lavoro derivanti da rischi specifici dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici.
L’ultimo referendum si occupa della cittadinanza italiana per stranieri. Il quesito propone di dimezzare da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale in Italia, richiesto agli stranieri extracomunitari maggiorenni per poter accedere alla cittadinanza italiana.
Discutere in merito alle proposte, giuste o sbagliate che siano è esercizio di democrazia ed educazione civica, pertanto è fondamentale che gli elettori si confrontino sui temi per decidere liberamente, senza dimenticare il diritto ed il dovere all’espressione del proprio voto.
Non esprimere il voto è assenza di empatia
La Costituzione italiana sottolinea che il voto è “dovere civico”, la cui astensione demolisce la democrazia. I Padri Costituenti vollero sottolineare questo aspetto fin dalla stesura della Carta, evidenziando che questo strumento è indispensabile come difesa di diritti e principi costituzionali.
Esprimere il proprio voto, in questo caso al referendum, è quindi dovere imprescindibile del buon cittadino e diritto di tutto lo Stato Italiano di avere supporto nei prossimi passi che la nostra comunità deve compiere.
Non andare a votare non è specchio della società, ma è specchio di noi stessi.
È manifestazione dell’incapacità di empatia, di contribuire a creare dignità sociale, di vedere oltre le nostre personali idee.
Non andare a votare non “combatte uno Stato infame”, un politico disturbante, un’ideologia diversa dalla nostra.
Non andare a votare combatte solo il senso della critica, osteggia la cultura della scelta, fa scudo all’educazione a guardare oltre i nostri interessi. Ed è sempre facile nascondersi dietro la crescente disillusione per la politica, fare cucù alle spalle della sfiducia di partito, fingersi grandi statisti che decidono di non andare al voto, pur di non decidere o esprimersi. Votare, però, non è solo un dovere o un diritto, ma è la capacità di manifestarsi al mondo come essere senziente, capace di decidere per il proprio bene e per quello della civiltà che contribuiamo a imbastire.
Conclusioni / Chiamati ad esercitare il diritto alla libertà
Non scegliere non è rivoluzionario, non schierarsi non è eroico: bisogna mettere in gioco le proprie idee e i propri principi. E mettersi in gioco è anche e soprattutto accettare la possibilità che passi qualcosa di diverso da ciò che vorremmo passasse.
A prescindere dalle personali idee di partito, dalle lezioni di educazione civica, dalle fantasie progressiste o dalle granitiche certezze andare a votare è segno di libertà. E quando uno è libero di scegliere anche perdendo vince.
Ricordiamocelo tra qualche giorno, quando saremo chiamati ad esercitare il nostro diritto alla libertà, stavolta attraverso il voto ad un referendum.
Che libertà è nostra, ma è anche di chi ci sta attorno. E se qualcosa non serve a noi non è detto che non serva a qualcun altro. Come quando giochi a carte, che butti una carta che a te non serve ed invece salvi la partita a quello che viene dopo.
Chiara Costanzo