Presentato “Il tuo mare del nulla” di Giovanna Venturino.Ecco l'”Alzheimer” visto da dentro

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Un paesaggio sbiadito fa da copertina al primo libro di Giovanna Venturino, “Il tuo mare del nulla” e una gremita antisala consiliare completano il quadro descrittivo della presentazione alla città di un lavoro ricco di sentimenti.
Introducono l’organizzatrice Angela Florio e l’assessore Nives Leonardi, e l’editrice Giuditta Busà,  descrive l’approccio diffidente ad un libro che si è subito rivelato un mix perfetto fra equilibrio e grazia; equilibrio della forma e dei sentimenti, mischiato sobriamente a grazia sorprendente, mai scontata, che consola il dolore come un anello luminoso.
Il libro parla di una malattia terribile che sottrae all’uomo la sua memoria e quindi la sua identità. Un dramma in continua ascesa, ad oggi senza cure, che coinvolge non solo chi ne è affetto, ma anche tutte le persone che gli stanno attorno: parliamo dell’Alzheimer. Il tuo mare del nulla
Questo è il toccante racconto di una figlia che si trova a tenere testa alla malattia della madre e che vuole confortare quanti si trovano nella stessa situazione, attraverso la condivisione della sua esperienza. Una testimonianza forte che commuove ma sprona alla dignità, grondante di dolore ma che al tempo stesso invita a riscoprire, giorno dopo giorno, una memoria e un avvenire ricchi di momenti magici; invita a prestare attenzione ad ogni singolo istante della vita. Non retorica, ma esperienza vissuta sulla propria pelle.
Così, una commossa Giovanna Venturini, dopo una breve spiegazione, lascia la parola al suo scritto iniziando a leggere la prefazione, sufficiente a trasmettere quanto basta alla platea per intuirne i contenuti.
“Il libro nasce dalla continua ricerca di sopravvivenza, dalla metabolizzazione di un dolore lacerante che non può e non deve ostacolare il rapporto complesso con il malato – dice la scrittrice durante la presentazione – condivisione del dolore come ancora di salvezza ai possibili abissi della depressione.”
Una malattia che consente di instaurare un contatto attraverso pochi canali quali ad esempio la musica ed il tatto. Alla madre della Venturini, vittima della malattia, tornava spesso in mente il paesaggio che ammirava quotidianamente da bambina, i faraglioni e l’isola Lachea, particolare questo che ha condizionato la scelta del titolo e della copertina, l’ immagine sbiadita di un’Aci Trezza d’altri tempi.
Alla presentazione è intervenuto anche il dott. Santagati, medico del centro Alzheimer di Acireale, che ha sottolineato come la malattia “costringa ad una continua ricostruzione dell’equilibrio fra il malato ed i familiari, possibile solo attraverso il contatto fisico e la musica”.
E a confermare quanto detto dal dott. Santagati è arriva la testimonianza di una vedova che ha conosciuto la violenza della malattia (definita dalla signora “la bestia”) solo pochi mesi fa e che ha passato gli ultimi periodi della malattia al fianco del marito riscoprendo il valore della musica e del canto, unici contatti che l’hanno legata all’amato sino all’ultimo.
Il silenzio che ha accompagnato il pomeriggio culturale al Palazzo di Città, è stato interrotto di tanto in tanto, dalla lettura di qualche poesia e dalle splendide melodie del dott. Sciacca e famiglia.
Ciascuno di noi affronta il dolore con personalissima incoscienza, ma l’esperienza vissuta dalla Venturini ci invita a rimodulare le nostre emozioni, dedicandoci completamente a chi ne ha più bisogno: il malato.

                                                                                                          Annamaria Gigante

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