Recensioni / “Il cacciatore di orchi”: appassionata testimonianza di un’assistente sociale

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Il libro “Il cacciatore di orchi” di Rosella Quattrocchi, cittadina modenese, figlia di due professori acesi, Nuccio Quattrocchi e Clara Bella, è un’appassionata testimonianza della sua stessa vita di assistente sociale, impegnata giorno dopo giorno in una missione che trova la prima ricompensa nella piena adesione dell’ integra coscienza.
Nella sua dedica ne scopriamo la verità: “A tutti i bambini in cerca di un cacciatore di orchi; agli assistenti sociali che condividono con me questa professione complicata, difficile, ma unica e meravigliosa; a tutti coloro che hanno ancora una visione distorta e riduttiva della professione sociale e che in un cacciatore di orchi vedono un ladro di bambini”.
Libro originale, che aiuta i lettori a capire la dura realtà dell’esistenza di orchi, appartenenti a qualsiasi classe sociale, incitando a combatterli strenuamente. Inoltre, sostiene l’alto merito della professione sociale, indirizzata alla protezione di bambini e ragazzi.
La protagonista, Chiara, è l’assistente sociale che, in un parcheggio deserto di Modena, è vittima di un’aggressione – pugni e … “un calcio per ogni anno”, spiegazione dei due ignoti tipacci –  che pretenderebbero di sapere dove ha traslocato il bambino Matteo: la presenza di due anziani passanti ne provoca la fuga. Chiara, ferita e dolorante, va a farsi curare all’ospedale. La sua è una vita attiva, ben inserita nella società, con leali amici, è la donna, “cacciatore di orchi”. Salva la libertà di Matteo dall’orco rintanato nella sua stessa casa, compagno della madre Adele, abbandonata dal marito, incapace di capire il suo bambino, pur amandolo. Il convivente, l’intellettuale, di nascosto, andava nella stanza di Matteo che, immobile, disteso sul letto, ne subiva i tormenti, sempre più invadenti, sul suo corpo innocente.
Attraverso le pagine del diario scorre la travagliata vita di Matteo, protagonista parallelo a Chiara: in 18 date, 5 settembre 2011- 8 febbraio 2012, è raffigurato il suo dramma. Il 3 dicembre, la decisione: piangendo, accetta la proposta di Chiara di allontanarsi dalla sua casa. Ultima data: lettera di Matteo a Martina, compagna di scuola, dove è chiarito l’enigma della sua nuova vita in un’accogliente famiglia: la libertà è riacquistata. Attorno ai due personaggi ne ruotano altri: l’inquieto Bilel, sempre in contrasto con il padre muratore, che non accetta la sua scelta di fare il cuoco;  Marmitta, ecc. ecc.

Nell’Epilogo, Chiara si reca al processo contro l’intellettuale, l’ orco, oggetto ormai della stampa: il professore elegante e compito, assente Adele, attende assieme all’avvocato difensore Gabriele, della cerchia di Chiara, l’entrata della corte per la sentenza. Chiara, sola, stringe i pugni: è di fronte all’orco, alla battaglia finale. Il lettore, nella sua insonne tensione, avrebbe voluto conoscere l’esito, ma …. Ai posteri l’ardua sentenza.

Lo stile è sobrio, arricchito dal linguaggio scorrevole, vivace e appropriato. “Il cacciatore di orchi” si legge tutto d’un fiato. La prefazione di Ivan Sciapeconi, maestro di scuola primaria, autore di libri per bambini, è interessante. Artistica, la copertina.

Rosella Quattrocchi, Il cacciatore di orchi, Il Ciliegio 2019 euro 13,00

                                Anna Bella

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