Condividiamo la riflessione del professore Francesco Pira, intitolata “Il vuoto del silenzio ferisce più delle parole”, che invita a riflettere sul valore del silenzio, privo di cura, nei rapporti interpersonali nell’era digitale.
In un mondo in cui la connessione digitale è continua, paradossalmente diventa sempre più difficile sostenere una comunicazione autentica. Ma ogni relazione, anche la più breve, merita rispetto, ascolto e parole che accompagnino l’inizio così come la fine. Perché anche un addio pronunciato con sincerità può essere un gesto di cura.
Pira / Il vuoto del silenzio ferisce più delle parole: il fenomeno del ghosting
Un messaggio lasciato senza risposta, una conversazione che si interrompe bruscamente, una persona che improvvisamente sparisce senza fornire alcuna spiegazione. Il fenomeno del ghosting è diventato un segno distintivo delle relazioni contemporanee, una modalità sempre più frequente di troncare i rapporti evitando il confronto diretto. Tuttavia, dietro a questo gesto apparentemente semplice, si cela una complessa dinamica di sofferenza interiore e di fragilità affettiva che merita di essere approfondita.
Mi ha molto colpito l’articolo pubblicato da Il Fatto Quotidiano, che riporta i risultati di una recente ricerca condotta dall’Università di Milano-Bicocca. L’indagine, apparsa sulla rivista Computers in Human Behavior, dimostra come il ghosting possa provocare una sofferenza più duratura rispetto a un rifiuto espresso apertamente. Gli studiosi spiegano che “il ghosting intrappola chi lo subisce in uno stato di incertezza che rallenta la guarigione emotiva”. È un tipo di disagio che non si consuma in un attimo, ma si protrae nel tempo, “si annida nella mente e continua a bruciare anche dopo giorni”.
Durante la sperimentazione, i partecipanti sono stati coinvolti in un test in cui interagivano via chat con un interlocutore. A metà del percorso, ad alcuni veniva comunicato un rifiuto esplicito, mentre ad altri si interrompeva ogni scambio, simulando un vero e proprio episodio di ghosting. “Chi viene ghostato non riesce a chiudere la storia nella propria testa — chiarisce Alessia Telari, una delle autrici dello studio — perché manca una conclusione chiara. È come restare sospesi in un dialogo che non arriva mai al termine”.
Pira / Le conseguenze del silenzio che può ferire più delle parole
Il silenzio, secondo quanto riportato nell’articolo, non solo genera turbamento, ma incide anche profondamente sull’immagine di sé. Secondo un sondaggio condotto dalla piattaforma di psicologia online Unobravo, il 35% degli intervistati afferma che il ghosting ha compromesso la propria autostima, mentre il 46% dichiara di avere successivamente sviluppato una maggiore difficoltà a fidarsi degli altri. Inoltre, emerge un dato significativo: il 60% dei single italiani afferma di essere stato vittima di ghosting almeno una volta nella vita, e quasi la metà ammette di averlo messo in atto a sua volta.
L’articolo sottolinea anche come questo comportamento non riguardi esclusivamente le relazioni sentimentali, ma coinvolga anche amicizie, dinamiche lavorative e rapporti familiari. È una vera e propria forma di esclusione sociale nell’ambito digitale, una versione moderna dell’ostracismo che può colpire chiunque e in qualsiasi contesto. “La comunicazione conta, anche quando si decide di chiudere un rapporto considerato poco significativo — ricorda Telari — perché dire le cose, anche se difficile, aiuta l’altro a elaborare e a ricominciare”.
Ulteriori forme di relazione disfunzionale
In diverse occasioni ho approfondito il tema del ghosting e delle sue implicazioni, soprattutto alla luce delle trasformazioni nelle modalità comunicative e relazionali introdotte dalle tecnologie digitali. Il ghosting non è un semplice atto di scortesia o di superficialità emotiva: è il sintomo di un modo sempre più diffuso di evitare il confronto, di sottrarsi alla responsabilità affettiva e di preferire la fuga al dialogo.
Ma il ghosting non rappresenta l’unica forma disfunzionale di relazione che caratterizza le interazioni attuali. Esistono numerose altre dinamiche che raccontano la vulnerabilità dei legami nel tempo presente. Tra queste, si può menzionare il caspering, una versione apparentemente più gentile del ghosting, in cui si tende a svanire progressivamente, con scuse vaghe e frasi evasive che rendono comunque difficile per l’altra persona comprendere le reali intenzioni.
C’è poi lo zombieng, fenomeno in cui chi era sparito ritorna all’improvviso nella vita dell’altro, magari con un semplice saluto come se nulla fosse accaduto, riaprendo ferite che si stavano appena rimarginando. Altrettanto ambiguo è il benching, ovvero mantenere una persona in una zona grigia, senza un reale coinvolgimento, tenendola abbastanza vicina da non perderla del tutto, ma mai tanto da costruire qualcosa di autentico. Il love bombing, invece, è una strategia relazionale in cui si viene inizialmente sommersi da attenzioni, messaggi e gesti affettuosi, per poi essere improvvisamente ignorati o abbandonati, generando un forte senso di disorientamento e insicurezza.
Vi sono anche condotte come il breadcrumbing, che consiste nell’inviare segnali sporadici per mantenere vivo l’interesse dell’altro, senza l’intenzione concreta di instaurare un legame profondo. Oppure l’orbiting, in cui chi ha interrotto i contatti continua a seguire passivamente l’attività online dell’altra persona, mantenendo una presenza silenziosa ma costante.
Pira / Il vuoto del silenzio ferisce più delle parole: le relazioni diventano liquide
Tutti questi modelli di comportamento, per quanto differenti, condividono una medesima radice: la difficoltà di affrontare la complessità delle emozioni e di gestire i rapporti nell’epoca della comunicazione istantanea. Si inseriscono perfettamente nella cornice delle cosiddette “relazioni liquide” teorizzate da Zygmunt Bauman. Secondo il sociologo polacco, nella modernità liquida i legami diventano precari, instabili, flessibili. Le relazioni non si fondano più sulla solidità, ma sull’emozione del momento, sulla possibilità costante di cambiare rotta senza preavviso. L’altro viene così ridotto a un’opzione tra le tante, e il confronto viene evitato in favore del distacco.
In un simile contesto, la comunicazione, che dovrebbe essere il fondamento di ogni rapporto umano, viene spesso sacrificata. Anche Anthony Giddens, sociologo britannico, ha riflettuto sulla trasformazione dell’intimità nella società contemporanea, descrivendo un modello di relazioni basato sulla continua negoziazione dei sentimenti. Tuttavia, questa disponibilità al cambiamento costante comporta anche il rischio della superficialità emotiva, dove ogni legame può essere messo in discussione da un momento all’altro.
Il ghosting e le sue varianti rappresentano manifestazioni di una comunicazione mutilata, in cui l’altro non viene più percepito come soggetto, ma come ostacolo da evitare. Per chi subisce questo trattamento, il dolore non risiede solo nell’essere lasciato, ma nell’essere ignorato, cancellato, rimosso senza spiegazioni. In uno scenario tanto complesso e frammentato, è fondamentale recuperare il valore dell’etica relazionale. Avere il coraggio di dire “non voglio continuare” con rispetto e chiarezza è un segno di maturità emotiva, un gesto che restituisce umanità e dignità a entrambe le persone coinvolte.
Pira / Il vuoto del silenzio ferisce più delle parole: l’autenticità dell’amore per Papa Francesco
Papa Francesco, riflettendo sull’amore autentico, ha sostenuto che “l’amore vero non è passeggero, ma stabile e fedele. Non scompare nei momenti difficili”. Nelle sue parole emerge una verità potente: l’amore si misura anche nella capacità di affrontare il dolore, di non abbandonare l’altro nel silenzio. In Amoris Laetitia, il Pontefice ha sottolineato quanto sia fondamentale coltivare relazioni fondate sulla pazienza, sul perdono, sulla volontà di instaurare qualcosa che resista al tempo. Anche quando una relazione giunge al termine, il modo in cui si conclude è importante tanto quanto il modo in cui è iniziata.
Pira / Il vuoto del silenzio ferisce più delle parole: contro la cultura del ghosting
In un mondo in cui la connessione digitale è continua, paradossalmente diventa sempre più difficile sostenere una comunicazione autentica. Ma ogni relazione, anche la più breve, merita rispetto, ascolto e parole che accompagnino l’inizio così come la fine. Perché anche un addio pronunciato con sincerità può essere un gesto di cura.
Possiamo scegliere di non alimentare questa modalità del distacco improvviso e dell’indifferenza emotiva. Possiamo decidere di essere presenti, anche nel momento della separazione, con parole oneste, con attenzione, con sensibilità. Perché ogni persona che abbiamo incontrato, anche solo per un tratto di cammino, merita di sapere che ha lasciato un segno. Chiudere un rapporto con lealtà è un modo per costruire una società più empatica, meno dominata dalla paura del confronto e più capace di vivere relazioni trasparenti. Forse non potremo evitare delusioni o cuori infranti, ma potremo sempre intraprendere la via del rispetto. Ed è solo dal rispetto che può nascere una cultura dell’affetto più consapevole e, soprattutto, più umana.

Francesco Pira, professore associato di sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università di Messina. Giornalista, saggista e studioso di comunicazione, è autore di numerosi articoli e volumi su media, linguaggi digitali e dinamiche sociali contemporanee.
