Sinodo / Prendere il largo con lo spirito dei grandi esploratori

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Il nostro mondo è malato! Non mi riferisco solo alla pandemia del coronavirus, ma allo stato della nostra civiltà tutta che include, ahimè, anche lo stato della Chiesa. La Chiesa tutta si trova di fronte ad uno spartiacque.  Non è la prima volta però, in termini biblici questo è un segno dei tempi.

Nessuno, quindi, deve sottovalutare la sfida che questo tempo ci presenta. Non dobbiamo avere paura di affrontarla! Agostino, Benedetto, Gregorio Magno si trovarono ad un bivio, quando, all’inizio del V secolo, davanti al crollo dell’Impero romano, posero le basi del Cristianesimo medievale.

È ormai tempo di “prendere il largo” in un mondo che muta repentinamente e radicalmente sotto i nostri occhi, per far fronte a quelle minacce globali di oggi e di domani.

Con l’apertura del Sinodo, un radicale cambiamento nelle nostre comunità

Il 9 ottobre 2021, Papa Francesco ha aperto a Roma l’evento del Sinodo, che dovrà segnare il compimento di una vera rivoluzione nella vita delle nostre comunità cristiane, in tutto il mondo cattolico, chiamando ciascuno di noi a metterci in ascolto della voce dello Spirito e vivere la vita secondo la misura alta del Vangelo.

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Preghiera della sera nella chiesa di San Damiano a Linguaglossa

Se da un lato, è questo un evento al quale è necessario partecipare con rinnovato stupore e con sincera convinzione, dall’altro ci si imbatte subito in un problema: come è possibile trovare l’entusiasmo in una società che è permeata dalla stanchezza, dal disincanto, dalla disaffezione e dall’incredulità?

Stanchezza, apatia, insofferenza che non sono soltanto sintomi fisici e, richiamando l’immagine del leone, stanno sempre accovacciate accanto e dentro di noi, pronte sempre ad entrare in azione, soprattutto quando arriva il momento di impegnarci, di “abbandonare i nostri divani” e di partecipare a qualcosa di veramente nuovo e importante.

La proposta del Sinodo che è stata fatta alla Chiesa tutta, mentre è in atto nel mondo una emergenza sanitaria, dovrà essere necessariamente rimodulata in rapporto alle condizioni attuali. E questo per non stancare ulteriormente le deboli forze che ancora, malgrado tutto, persistono nelle nostre comunità.

Il Sinodo ci invita ad essere grandi esploratori

Sicuramente nella nostra comunità queste forze sono rappresentate da uomini e donne che come credenti si sono già conosciuti, volto per volto, e hanno deciso di riunirsi sotto lo stesso nome, sono infatti i battezzati dell’Azione Cattolica, dei Movimenti, delle Confraternite, delle varie Associazioni, dei diversi gruppi che insistono sul territorio e sono espressione della vitalità sorprendente del Vangelo di Gesù Cristo.

Coro 2^ da La Rocca
Tratto da i Cori da La Rocca, coro II

Ma proprio come detto dallo stesso Papa Francesco, in un convegno a Firenze, è necessario un cambio di stile, dobbiamo lasciarci portare da un soffio potente. Assumere lo spirito dei grandi esploratori della Chiesa, che sulle navi sono stati appassionati dalla navigazione in mare aperto. Senza essere spaventati dalle frontiere e dalle tempeste.

Il Sinodo è l’occasione per suscitare questo cambio di stile, a partire proprio da noi, i cosiddetti uomini di Chiesa. Mi ricordo un pensiero di Derio Olivero, vescovo di Pinerolo, che invita da sentinelle quali siamo stati sinora, rimanendo dentro le nostre fortezze, che osservano dall’alto e giudicano ciò che accade intorno, a divenire esploratori che si espongono, che si sporcano le mani, rischiando anche di ferirsi. “Uscire” come  peraltro, hanno fatto i discepoli che sapevano di uscire per rimanere fuori, o meglio in diaspora.

Il Sinodo impone di “uscire”

È “fuori” quindi che s’incontrano gli uomini e le donne in carne ed ossa, le persone così come sono e non come vorremmo che fossero. E’ da qui che si sprigionano le forze per la costruzione di piazze d’incontro e di divulgazione del Vangelo stesso. E per l’annuncio ineludibile di esso agli altri, più tiepidi, distanti ma non completamente indifferenti.

Il Sinodo è voce dello Spirito, è ascolto gioioso ed esigente della perenne vitalità della parola di Cristo. E come tale non può assomigliare ad un prodotto preconfezionato dalle agenzie di comunicazione, con tutti gli accorgimenti e gli ammiccamenti del caso. Un prodotto offerto alla portata di tutti per essere consumato e metabolizzato, senza traumi e niente sconvolgimenti! Il Sinodo una volta accolto, condiviso e vissuto deve lasciare delle tracce profonde in ciascuno di noi e nelle nostre Chiese.

Nella mia Linguaglossa, voglio solleticare i miei parrocchiani, ma anche chi abbia piacere di camminare insieme proponendo di percorrere una strada, a fare un’ esperienza particolarissima. Cioè cimentarci nella rappresentazione di un’opera poetica, letteraria, teatrale, di straordinaria bellezza: i cori da “La Rocca” di Tomas S. Eliot.

“La Rocca” di Eliot

Quell’opera fu scritta proprio per l’intuizione di un prete. Egli, dovendo costruire la sua chiesa e non avendo i fondi per farla, chiese proprio ad Eliot di aiutarlo in quella mirabile impresa. Il poeta, affascinato dalla proposta, si lasciò coinvolgere. E diede vita con la sua penna alla meravigliosa opera “Chorus from the Rock”.

Anch’io da prete, chiedo ad Eliot, idealmente, di poter attingere alla sorgente della sua opera. Nel 1934, in un sobborgo di Londra, si trattava di costruire una nuova chiesa. Per noi donne e uomini di Linguaglossa, si tratterà di ricostruire la chiesa già esistente dentro di noi. Con mattoni di genuina fede, con calce di gioiosa speranza e con argilla di operosa carità.

Don Orazio Barbarino
Arciprete di Linguaglossa

 

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