Testimonianza / Ricordo di mons. Stefano Pavone, protagonista della vita religiosa ripostese nel secondo dopoguerra

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A trenta giorni dalla scomparsa ricordo la figura di mons. Stefano PavonePadre S. Pavone. Venne ordinato sacerdote il 29 luglio del 1945, all’età di 26 anni, nella chiesa di Cannizzaro da Monsignor Salvatore Russo. Una settimana dopo, il 5 agosto, celebrò la sua prima messa nella chiesa madre di Riposto ove vi rimase fino al 1952 con le funzioni di viceparroco.

Tutto era difficile in quegli anni. Le iniziative di carattere spirituale trovavano largo consenso in città, per mezzo dell’importante voglia di aggregazione che si respirava negli anni bui immediatamente successivi al secondo conflitto mondiale. In questo contesto, Padre Stefano sì ritrovò a dover lavorare nella grande vigna del Signore in cui i fedeli docilmente seguivano le direttive ed i consigli dei sacerdoti che vi lavoravano. Le iniziative di carattere materiale erano invece limitate all’indispensabile a causa delle ristrettezze che il tempo imponeva. Quando già aveva avviato un buon lavoro con i giovani dell’Azione cattolica parrocchiale e con gli esploratori dell’Asci, fu trasferito prima nella chiesa madre di Mascali e successivamente nella chiesa di Fondachello, di quest’ultima infaticabile primo parroco. L’entusiasmo giovanile sacerdotale e la pregressa esperienza maturata in comunità più grandi, li mise a disposizione delle anime a lui affidate e nel piccolo borgo mascalese raccolse frutti abbondanti di benedizioni spirituali e di opere importanti.

Quando nell’aprile 1969 Monsignor Grasso lasciò, per motivi di salute, la guida della basilica di San Pietro in Riposto, Don Stefano Pavone ne fu degno successore. Per ben 37 anni guidò la parrocchia con l’amore, la grinta e l’entusiasmo di del primo giorno, offrendo il meglio di se stesso. Il ritrovato benessere e la disponibilità dei parrocchiani e dei cittadini, contribuirono certamente ad aiutarlo a realizzare quanto di meglio e di più si potesse fare. Il decoro delle funzioni religiose, la rinnovata devozione al patrono San Pietro, le varie opere strutturali del tempio e quelle necessarie per renderlo sempre più bello ed accogliente, i banchi, lampadari, il tosello dell’altare maggiore, tutto in cima ai pensieri di questo arciprete ripostese che non faceva passare invano un solo giorno senza aver realizzato qualcosa di buono per la sua parrocchia.

Precorrendo i tempi, coinvolse l’Azione Cattolica parrocchiale in tutte le attività di evangelizzazione e con grande zelo sì prodigò per la realizzazione di tantissime iniziative che avevano un’indubbia ricaduta sulle anime dei fedeli: missioni al popolo, centri di ascolto, congressi eucaristici e mariani, esercizi spirituali, incontri biblici. Allo spirito di iniziativa si aggiungeva in Lui la capacità di coinvolgimento dei fedeli tale che la rinascita ed il successo delle iniziative era scontato. Si pensi, poi, che non lesinava il soldo. Il denaro non si doveva sciupare ed i fedeli, che vedevano le opere concretamente realizzate, non mancavano di sostenere economicamente la parrocchia.

Alla domanda che a Lui si poneva se il denaro gli bastasse o meno, l’Arciprete rispondeva: “Le entrate ci sono e possono anche bastare, purché non si sbagghia a sacchetta”, intendendo sottolineare l’attenzione che bisognava prestare nello spenderlo.

Quando lasciò la guida della parrocchia, infatti, nelle casse della chiesa c’era un attivo finanziario talmente consistente, da stare tranquilli per anni. Trascorse gli ultimi anni della sua vita nella sua amata Riposto, presso la Residenza per anziani “Villa delle Rose”, nella meditazione e nell’incessante preghiera, circondato dall’affetto filiale di sacerdoti e laici che lo assistettero nella celebrazione della messa che continuò ad officiare fino a pochi giorni prima della conclusione della sua vita terrena, appena qualche giorno prima del settantesimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale, lasciando grandi esempi di vita e per la vita.

Di Lui serbiamo affettuoso ricordo. Incancellabile.

Carlo Copani, direttore Residenza Villa delle Rose

 

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