Valverde / L’ultimo saluto al segretario della Misericordia Antonio Abate: “Un guerriero sensibile e generoso che non si arrendeva mai”

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Antonio in un momento sereno della sua vita

Nel Santuario di Valverde si sono misurati la popolarità, l’affetto e la stima di cui godeva nella comunità cittadina Antonino Abate, scomparso il 4 maggio a 54 anni. Una folla di parenti, amici ed estimatori, anche di diversi paesi vicini, partecipando ai funerali, ha voluto dare l’addio al segretario del consiglio direttivo della Misericordia cittadina, l’associazione di volontariato nella quale Antonio (per gli amici) si era speso per alcuni decenni, dando il meglio sé stesso.

Antonio in un momento sereno della sua vita
Antonio in un momento sereno

Definito un grande uomo, un punto di riferimento per tanti, una persona molto amata che si spendeva per il prossimo. Da guerriero, con grande coraggio e soffrendo in silenzio, ha depositato le sue armi, lasciando un vuoto incolmabile in tanta gente.

Era anche il direttore di una scuola privata paritaria; in passato è stato assessore, consigliere comunale di Valverde e presidente del consiglio comunale. Per diversi anni è stato collaboratore de “La Voce dell’Jonio”, stimato dalla redazione per la correttezza professionale e la sensibilità umana, e de “La Sicilia” negli anni ’90.
Poco prima di andarsene ha espresso la volontà di non voler ricevere fiori; Antonio avrebbe preferito che le offerte fossero rivolte alla Misericordia di Valverde, e così è stato.
Un corteo funebre emozionante, che ha visto una sosta davanti la sede della Misericordia, accompagnata dal suono della sirena dell’ambulanza e, in seguito, da un momento di preghiera. Tantissime le persone presenti, forte la commozione al suo funerale.

Abbiamo raccolto alcune testimonianze per ricordare la figura di Antonio, una persona paziente e sempre disponibile.
«Era un uomo meraviglioso, sensibile, gentile, che non offendeva mai nessuno, sapeva ascoltare e non interrompeva, dopo dava i suoi suggerimenti senza essere invadente. Era un uomo grande. Dava molto valore ai sentimenti e al rispetto delle persone, con i gesti o con le parole, dava coraggio e pensava agli altri, non si è mai risparmiato. Un ragazzo lo chiamava “papà putativo”: per lui, come per altri, è stata una grande perdita.
Ogni persona che è venuta a dargli l’ultimo saluto, mi ha raccontato una cosa bella che lui ha fatto e che io sconoscevo perché non ne parlava mai. Antonio diceva “Fai beni e scoddatillu”, non diceva mai “Fai male e pensaci”, perché per lui era solo il bene che si doveva fare.
“Sapeva leggere all’interno delle persone, le capiva. È stato un marito eccezionale, era lui che mi dava le direttive. L’ultimo periodo della sua vita ha sofferto tanto e non lo ha fatto capire. Il suo motto era “Forza forza, ce la dobbiamo fare!”», ha dichiarato sua moglie, Vera.

«Era il padre di tutti, un sognatore, una persona molto umile», ci ha detto Anna, la sorella di Antonio.

Abbiamo parlato con Antonino Torrisi, fondatore della Misericordia di Valverde, nata nel 1984 «Ho conosciuto Antonio quando era un ragazzino e ho subito capito che era valido. Spesso gli dicevo di venire in Misericordia, lui mi diceva di non saper fare niente ma io continuavo ad invogliarlo, mi bastava la sua presenza, così si è convinto. È nato così questo rapporto di amicizia che è durato 30 anni. Lui amava definirsi l’ultima ruota del carro: questo è sinonimo di umiltà. La sua presenza è stata fondamentale nella Misericordia, io avevo la responsabilità dell’associazione ma lui faceva più di me perché curava i rapporti con i giovani facendoli innamorare del volontariato. L’ultimo suo lavoro è stato quello del banco alimentare, per aiutare chi è senza pasto. Un giorno Antonio ha aperto il suo borsello e, tirando fuori la coroncina del rosario, mi ha detto “La porto con me, ogni tanto, quando ho tempo, la prendo e mi metto a pregare”. Quel giorno io, arrivato a casa, ho preso una coroncina e l’ho messa nel portafoglio, come faceva lui, è stato anche un apostolo per me. Ultimamente dicevo ad Antonio di alzarsi dalla sedia per fare una passeggiata insieme, gli avrebbe fatto bene, e per scambiare qualche parola, per parlare di qualche progetto. “Dopo le ultime analisi, cominciamo a camminare. Massimo giorno 4 andiamo”, mi ha risposto. Ma non ci siamo riusciti».

Una volontaria della Misericordia, Giusy Lutri, ci ha rivelato: «Antonio era importante perché ci dava la sicurezza che spesso mancava. Era una persona molto intelligente, trovava la soluzione a tutto. Mi chiedeva sempre di portare gente, di fare avvicinare le persone alla Misericordia.
Sua moglie fa parte della nostra famiglia, tutto ciò che prossimamente faremo lo riferiremo a lei. Noi continueremo il lavoro di Antonio, ci ha insegnato a credere in quello che facciamo».

Graziella De Maria

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